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L'hentai in 3D sostituirà le pornostar in carne e ossa?

La risposta non è così scontata, e non solo perché i set porno di Los Angeles sono chiusi a tempo indeterminato.

Collage di Sam Dwyer.

Provate a scavare negli angoli sporchi di sperma del peggior porno online, e scoprirete che non è tanto peggio dei cartoni animati. Libere dalle limitazioni fisiche dei corpi umani, le pornostar animate possono continuare a ingozzarsi di peni demoniaci ben oltre il punto di rottura della mascella di Sasha Grey. Grazie all’abilità di assecondare ogni desiderio segreto e all'uso sconfinato dell'immaginazione, l’hentai ha sempre avuto una tendenza per il perverso (insita nell'origine stessa del suo nome, dal giapponese "anormale", "pervertito") e ora che si avventura nel regno delle animazioni iperrealistiche in 3D, potrà solo crescere di più.

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La nostra attrazione per la verosimiglianza digitale non ha nulla di nuovo: abbiamo videogame, film in CGI, e anche la pubblicità punta già da un po’ all’attenzione ossessivo-compulsiva per i dettagli. Il porno animato sta recuperando. Mentre l’industria di film per adulti si ferma per una nuova minaccia di HIV, è facile immaginare come questi avatar digitali potranno sostituire gli attori in carne e ossa. Per quanto mi riguarda, non vedo l’ora di non vedere più un’altra pornostar che finge un orgasmo.

Quanto ai contenuti, poi, l’hentai 3D è pieno degli stessi stupri demoniaci, scopate tentacolari e pedofilia dissimulata che troviamo negli equivalenti in 2D. E anche se di primo impatto questi feticismi potrebbero tranquillamente essere associati alla deviazione della nostra società moderna, basta ricordare che uno dei più celebri "fumetti" erotici—tanto per fare un esempio—è, di fatto, un pezzo di legno del 1814 chiamato Il Sogno della Moglie del Pescatore, che ritrae una donna con le gambe spalancate che riceve piacere da un polipo che entra e esce dai suoi orifizi. E questo parlando di tempi non troppo lontani. Insomma, le storie malate ci hanno sempre fatto ribollire il sangue.

Infatti, il termine hentai deriva da hentai seiyokuto, o “piacere sessuale perverso”. Stando a Mark McLelland, un storico di cultura giapponese e Professore Associato presso la University of Wollongong, il termine è stato coniato nel diciannovesimo secolo per descrivere atteggiamenti sessuali anormali, e negli anni Venti del Novecento, grazie al ramo freudiano della psicopatologia, la definizione è passata a indicare ogni tipo di disordine sessuale. Con la fine del dopoguerra giapponese, la parola andò a comprendere tutte le preferenze sessuali non ordinarie, in maniera simile al significato odierno di queer. Oggigiorno, l’hentai è un dominio degli appassionati di manga di tutto il mondo, incluso questo adorabile francesino.

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In termini convenzionali, non cambia molto nel passaggio dalle due alle tre dimensioni. I siti hanno ancora le gallerie di immagini, video e aree a pagamento. Alcune pubblicità sono grottesche, con un'attenzione particolare per i cazzi multipli. E alcune sono scritte con un tono quasi formale: “Ti piacciono i porno con ragazze in 3D? E allora cosa aspetti? Un permesso? Clicca qui e goditi il meglio.” Altri temi comuni includono vergini insaziabili che si immolano con fervore al complesso della Madonna/prostituta. E poi, anche il porno 3D ha le sue stelle.

La differenza principale tra hentai 2D e in 3D riguarda l’iperrealismo di quest’ultimo e la nostra percezione del materiale su cui ci masturbiamo. Anche se i porno animati renderizzati al computer puntano a somigliare alla vita reale, l'appeal sta nel fatto che queste attrici incredibilmente disinibite sono in realtà sovrumane, quindi più virtuali, più espressive, e più disponibili delle loro colleghe umane. Di conseguenza, il loro erotismo non sta tanto nella somiglianza con queste ultime, ma piuttosto nella loro stranezza surreale. La tensione tra naturalezza e fantasia sollecita una sensazione di alienazione talmente strada da diventare, forse non intenzionalmente, divertente. L'estetica particolare dell’hentai 3D mi ricorda un certo tipo di arte di internet, come le animazioni inquietanti di Wendy Vainity o le modelle virtuali di Cheng. Aiuta anche il fatto che Vainity e Cheng abbiano un gran senso dell’umorismo.

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A causa dei temi deviati, violenti e oggetto di tabù, l’hentai 3D sta già subendo ogni tipo di censura. Nel 2009, Second Life, la comunità online culla del porno animato creato dagli utenti, ha visto il proprio contingente porno confinato in un quartiere a luci rosse. Quando ho scritto al sopracitato professor McLelland chiedendogli di spiegarmi la sua ricerca, si è rifiutato, dicendo che in Australia, dove lavora, “anche parlarne è potenzialmente illegale.”

Ciò nonostante, la gente continua a masturbarsi. Presto verrà lanciata la Oculus Rift, la prima società mondiale dei giochi di realtà virtuale, e qualcuno ha già sviluppato un gioco di ruolo porno. Il gioco si chiama Custom Maid 3D e ruota intorno alla possibilità di strappare i vestiti della governante. Inutile dirlo, è molto più eccitante di Diablo.

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