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Le anime morte di Forza Italia

Dopo il Consiglio nazionale del Pdl e la conseguente resurrezione di Forza Italia, siamo andati all'incontro dell'Esercito di Silvio per una giornata all'insegna dello Spirito del 1994.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Lo Spirito del '94 mi risveglia leccandomi i piedi in un crescendo di scodinzolii ed eccitazione. Guardo fuori dalla finestra: è un sabato mattina grigio, pigro e insignificante, e al Palazzo dei Congressi dell'Eur il Partito della Libertà sta per celebrare il suo funerale e cedere definitivamente il passo alla rinascita di Forza Italia.

La "frattura" tra Angelino Alfano (e gli esponenti dell'ala "moderata"/governativa del partito) e Silvio Berlusconi si è consumata la sera precedente, quando il vice-premier ha annunciato la nascita del "Nuovo centrodestra", ossia il "movimento politico del futuro" che dovrebbe tenere in vita il traballante Governo Letta. In realtà non si capisce bene in cosa differiscano Forza Italia e il gruppo di Alfano, visto che entrambi hanno le stesse posizioni su qualsiasi cosa.

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Ad ogni modo, l'atmosfera del Consiglio nazionale del Pdl non potrebbe essere più deprimente. Non ci sono i soliti gadget, le musichette, le scosciate e le paillettes dell'epopea berlusconiana. A parte gli alfaniani, che hanno disertato all'ultimo la convention, ci sono tutti i pezzi grossi del partito. Fuori dal Palazzo Claudio Scajola, scomparso da un pezzo dai radar dell'attualità, minaccia il suo ritorno in pompa magna: "Il Pdl fu una fusione a freddo. Qui vedo entusiasmo. E io sto per tornare. In Liguria hanno bisogno di me."

Berlusconi sale sul palco accolto da un'ovazione e sulle note dell'inno nazionale. L'ex premier è oltremodo provato e deluso dal "tradimento" del delfino: "Non sono riuscito a dormire per il dolore che mi ha provocato." Dalla sala partono urla rabbiose ("Traditori!"), ma è lo stesso Berlusconi a spegnere le polemiche: "Dobbiamo trattare con loro nello stesso modo con il quale abbiamo rapporti con la Lega e Fratelli d'Italia."

Il discorso del Capo è noioso e incredibilmente ridondante. Berlusconi sfodera il solito repertorio: attacchi alla magistratura, alla Merkel, all'euro, alla sinistra che ruba i voti alle elezioni, al Movimento 5 Stelle e al Partito Democratico. L'unico rimedio per arginare lo strapotere dei nemici e cercare di scongiurare la decadenza dal Parlamento è quello di tornare al 1994: "Torniamo a Forza Italia perché siamo degli inguaribili ottimisti e vogliamo una nuova primavera, una resurrezione di un nome che abbiamo dentro il cuore." Ma anche la resurrezione ha dei limiti fisici: dopo un'ora e mezza di comizio, la voce di Berlusconi comincia a tremare, e le mani si aggrappano al leggio. Il medico personale, Alberto Zangrillo, accorre per sorreggerlo e gli passa un bicchiere d'acqua.

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Rientrato l'allarme, Renato Brunetta sale sul palco e inizia a urlare alla platea i contenuti da votare al termine del Consiglio. Una selva di braccia e badge si alza verso il soffitto del Palazzo dei Congressi e, come nota Il Giornale, "molte lacrime scendono." Dopo l'approvazione all'unanimità del documento, il Cavaliere riprende la parola e, rimanendo nel solco dell'innovazione, legge un discorso del febbraio del 1994. Parte l'inno di Forza Italia, quello che ci ha stuprato i sogni per moltissimi anni, e Berlusconi va a pranzare nel backstage con la sua Eva Braun, Francesca Pascale, e alcuni fedelissimi.

Sfortunatamente la giornata non è finita qui. Alle 16, infatti, i soldati dell'Esercito di Silvio (che abbiamo avuto la fortuna di conoscere in più occasioni) organizzano una manifestazione al Teatro Orione per mostrare il loro supporto incondizionato al Caro Leader, che dovrebbe onorarli della sua presenza. Quando arrivo, un nugolo di giornalisti aspetta impazientemente all'esterno del teatro.

All'interno, le bandiere di Forza Italia sventolano con vigore e gli amplificatori sparano in loop "Meno male che Silvio c'è". Sul palcoscenico è stato allestito un pulpito avvolto in una bandiera di Forza Italia e circondato da palloncini tricolore.

Lo fisso per qualche istante, e con puro terrore mi aspetto che la peluria rosastra di Uan spunti improvvisamente dal pulpito. Ma non succede nulla. Mi giro verso la platea e noto che parecchia gente si lascia cullare dalle note della canzone e si sgola al grido di "Silvio, Silvio, Silvio!"

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Simone Furlan, piccolo imprenditore veneto, ideatore e "generale" dell'Esercito di Silvio, inizia a parlare verso le 16.30. Snocciola qualche dato (sarebbero 20mila i soldati arruolati nell'esercito) e spiega brevemente la genesi della sua creatura: "Sapevo che c'erano tanti pazzi come me che amavano Silvio." L'idea, continua Furlan, era quella di formare uno "street team" pro-Berlusconi, che ovviamente è la persona "più rock" che ci sia in Italia al momento. Il "generale" poi cita un "simpatico fotomontaggio" pubblicato nella pagina Facebook dell'Esercito, in cui Berlusconi è raffigurato come Ironman. Vado subito a controllare sulla loro pagina, ed è tutto vero.

Via.

Mentre l'attesa per Silvio cresce di minuto in minuto, Furlan continua a intrattenere la platea. "L'Esercito di Silvio ha precorso i tempi in maniera straordinaria," spiega. "Oggi è la riprova che forse non era un'idea così sbagliata." Anche perché "Forza Italia non è un partito, è uno stile di vita," e i membri dell'Esercito sono disposti a tutto pur di difendere Silvio, anche a "venire in carcere con lui."

A un certo punto una figura in giacca e cravatta solca la sala e, accompagnato dagli applausi, va a occupare una seggiola in prima fila. Sì: è proprio lui.

Daniele Capezzone retroilluminato dal fuoco sacro della Rivoluzione Liberale.

Gli interventi vanno parecchio per le lunghe. Sul palco si alternano vari esponenti dell'Esercito, tra cui un 27enne veneto che confessa di essere stato "rapito" emotivamente da Berlusconi in tenera età; un uomo che dice di essere sicuro che "Berlusconi vivrà sicuramente fino a 120 anni, e forse anche di più di 120 anni, alla faccia di chi gli vuole male"; e infine una donna che afferma: "I nostri nonni hanno saputo ricostruire l'Italia, noi ricostruiremo Forza Italia."

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Esco a prendere una boccata di ventunesimo secolo e m'imbatto in una coppia di gemelli calabresi. I due sono sempre stati di Forza Italia e hanno aderito "sin da subito" all'Esercito di Silvio. Come prevedibile, sono "contentissimi" del ritorno a Forza Italia: "Era ora." Quando gli chiedo cosa rappresenti per loro Silvio Berlusconi, che naturalmente è vittima di "un'ingiustizia", i due non hanno il minimo dubbio: "Silvio rappresenta l'Italia intera, anche di chi non lo ha votato. Se si ritorna al voto lo votano." Non fa una grinza.

Al mio rientro vedo sfilare sul palcoscenico alcuni deputati di Forza Italia. Il primo a parlare è Gianfranco Micciché, che rivolgendosi a Furlan assicura che "il futuro è assolutamente vostro." Poi è il turno di Laura Ravetto e Lucio Malan, che oltre a essere deputato è anche autore del libro-capolavoro Super Silvio.

L'ultimo a parlare è Daniele Capezzone, che racconta la sua giornata: "Questa mattina, insieme alla mia gattina anti-tasse, guardavamo la televisione e abbiamo sentito che il senatore Formigoni è un innovatore, che Giovanardi è un moderato, che tutti insieme sono nuovi e che agiscono per il bene di Silvio Berlusconi." Dalla platea si levano esclamazioni di scherno. "Qualche idea di risposta ci era venuta," prosegue Capezzone. "Però il Presidente Berlusconi, che è il generale delle nostre truppe, ha detto che siamo tutti fratelli e cugini, e quindi le risposte me le tengo. Quello che però importa dire a me qui, senza polemiche e con un sorriso, è 'basta sciocchezze'." Ovazione.

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Sono quasi le 7, e di Berlusconi non c'è ancora l'ombra. Improvvisamente Furlan annuncia che è pronto un audio messaggio del Presidente, e invita la sala, che ormai è quasi completamente svuotata, al silenzio. La voce del leader di Forza Italia invade il Teatro Orione, e i soldati dell'Esercito si schierano sul palco, assorti e con lo sguardo rivolto al cielo.

Il messaggio inizia con un ringraziamento personale a Furlan e con la descrizione di "una nuova sfida da affrontare", quella di "risollevare la bandiera di Forza Italia per contrastare il tentativo della sinistra di annullare i nemici che non riesce ad annullare nelle urne." La benedizione sui soldati scende dopo dieci, interminabili minuti di sermone berlusconiano: "L'Esercito di Silvio dev'essere fatto da missionari di libertà e verità, da combattenti per la libertà. Questo voi dovete essere e sono sicuro che lo sarete grazie alla vostra passione e al vostro entusiasmo. A tutti voi un saluto affettuoso. Mi piacerebbe essere lì per gridare viva l'Italia, viva Forza Italia, viva l'Esercito di Silvio e della Libertà!" Scrosciano gli applausi e le grida di giubilo, e io decido che può bastare così.

Mi fiondo fuori dal Teatro Orione per allontanarmi da questa tristissima celebrazione. Dopotutto, la restaurazione di Forza Italia è solamente un modo di trascinare oltre il suo ciclo vitale una realtà decadente e corrotta già ampiamente implosa su se stessa.

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L'ultimo scorcio che mi regala la giornata è quello di un uomo che srotola una bandiera di Forza Italia davanti alla telecamere, esclamando con piglio quasi liberatorio: "Finalmente si torna a casa!" Già. Loro saranno pure tornati a casa; noi però continuiamo a rimanere prigionieri nello stesso squallido scantinato, osservati dal nostro spietato aguzzino: lo Spirito del '94.

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Nei capitoli precedenti:

I testimoni di Silvio

Guerra civile per idioti