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A quanto pare, queste sono le città italiane in cui dovresti vivere se hai meno di 30 anni

Stando a una classifica sull'Indice di Vivibilità Giovanile in Italia, Genova, Savona e Rimini sono i posti migliori in cui vivere se si hanno meno di 30 anni. Cosa un po' strana, dato che persino chi ci abita vorrebbe andarsene.

Genova. Foto via Flickr/

Filip Maljković

Genova, con la focaccia e il culto della personalità di Fabrizio De Andrè venerato come Kim Il-sung asceso al cielo nello Juche nordcoreano. Rimini, con il meeting e i negozietti tipici che vendono bottiglie di vino con l'immagine di Hitler sull'etichetta. E Savona, che non so come sia perché non ci sono mai stato, ma che mi piace immaginare come una sintesi hegeliana delle altre due, città con cui condivide un posto sul podio dei comuni italiani dov'è migliore la qualità della vita per i giovani.

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Stando a una classifica sull'Indice di Vivibilità Giovanile in Italia stilata dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza, infatti, se avete meno di 30 anni e vivete in una di queste tre città dovreste considerarvi davvero fortunati, mentre se non ci vivete dovreste seriamente pensare di trasferirvici. Dopo aver incrociato una grande mole di dati Registro Imprese e Istat—da quelli sul tasso di occupazione e disoccupazione giovanile e sul dinamismo imprenditoriale dei giovani a quelli sul numero di impianti sportivi e locali presenti in questi comuni—è emerso che nel 2015 qualsiasi giovane dovrebbe voler vivere innanzitutto a Genova, Savona o Rimini.

Come ci si poteva facilmente immaginare, la notizia di quest'investitura è stata riportata con toni entusiastici dai quotidiani e i siti d'informazione dei comuni interessati. Ma al di là dell'orgoglio campanilistico dei giornalisti genovesi, savonesi e novaresi—fieri del più che dignitoso settimo posto della loro città—osservando la realtà dei fatti l'impressione è che un valore alto di questo fantomatico "indice di vivibilità giovanile" non abbia vere conseguenze sul mondo reale e sulle vite delle persone che in questi posti vivono e lavorano.

L'impressione si fa più netta osservando il resto della classifica e confrontandolo con i dati degli anni scorsi: se oggi Milano occupa il quarto posto, dietro ci sono Prato, Trieste, Novara, Bergamo, Torino e Pistoia––ovvero, esclusi i centri maggiori, luoghi in cui gli stessi giovani residenti sentono spesso di non avere tutte queste opportunità e da cui magari si spostano per proseguire gli studi o cercare lavoro. Me l'hanno confermato i savonesi, i pratesi e i riminesi a cui l'ho chiesto, tutti a prima vista stupiti del posto occupato dalla rispettiva città in classifica.

Non so cosa ci aspettassimo di trovare nella top five, ma il paradosso apparente è che i posti in cui secondo la classifica si dovrebbe vivere meglio sono anche quelli in cui nessun giovane mette in conto di vivere e da cui molti scappano. Voglio dire, chi mai vorrebbe andare a vivere a Rimini? Un paio di anni fa mi è capitato di passarci qualche giorno: mi è piaciuta così tanto che dopo poche ore volevo tornare a casa, e al mio rientro mi aspettavano un ricovero in ospedale e un'operazione—una prospettiva che in quel momento mi sembrava più che allettante.

In realtà, già il semplice fatto di voler misurare e classificare—e, quindi, esprimere in termini puramente quantitativi—una cosa indefinita e sfuggente come la qualità della vita è piuttosto complicato. Non bisogna essere Wittgenstein per accorgersi che in questo modo non si sta misurando ciò che si vorrebbe misurare, ma solo la sua espressione formale sotto forma di dati sull'occupazione e numero di chioschi sul lungomare savonese. E la grande quantità di classifiche di questo genere, forse, ne è la prova.

Proprio per questo, forse, queste statistiche andrebbero prese con un po' di distacco. Probabilmente servono soltanto a soddisfare la tendenza umana al confronto e alla competizione––anche perché l'alternativa è che tutti i giovani che vanno a Milano per studiare in Bocconi e tutti i fuorisede calabresi a Roma abbiano sbagliato clamorosamente nelle loro scelte di vita, visto che, nella stessa classifica, queste due città occupano la quarta e la dodicesima posizione.

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