Le cose che segretamente odio del mio migliore amico

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Le cose che segretamente odio del mio migliore amico

Gli amici rendono le nostre vite più sopportabili, e spesso ci passiamo così tanto tempo da conoscere troppo bene i loro difetti. Abbiamo chiesto a un po' di persone di parlare di tutto ciò che odiano segretamente dei loro migliori amici.

Gli amici sono una cosa bellissima e senza di loro le nostre vite sarebbero molto più noiose. Certo, anche stare da soli non è male e oltretutto richiede molti meno sforzi, ma in fin dei conti passare tutti i venerdì sera chiusi in casa con l'unica compagnia di Netflix non è il massimo.

Ci sono un sacco di tipologie di amicizie: ci sono gli amici di una vita, gli amici del lavoro/università, i falsi amici, gli scopamici, gli amici di Facebook e infine i migliori amici. I migliori amici non devono per forza avere un ruolo centrale nella nostra vita sociale, ma di sicuro sono quelli che ci conoscono e conosciamo più intimamente: e quindi i nostri difetti gli sono evidenti, come i loro a noi. All'inizio questi difetti sono solo una nota stonata nell'armonia di un'intesa perfetta, ma in alcuni casi possono accentuarsi fino a diventare odiosi—pur restando sommersi in una sorta di accondiscendenza forzata.

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Abbiamo deciso di aprire il vaso di Pandora e chiedere a un po' di persone di parlare di tutto ciò che odiano segretamente dei loro migliori amici. I nomi sono stati prevedibilmente cambiati, ma se vi sentite tirati in causa da ciò che leggete, forse è il momento di riflettere un po' sui vostri comportamenti.

LA GARA DEL CAZZODURISMO

Solitamente si è portati a credere che la competizione intergenere legata all'amicizia sia molto più forte nel sesso femminile, e che gli amici uomini instaurino tra loro una specie di sodalizio tribale ad interim che vale per qualsiasi tipo di attività umana. E devo dire che in generale nelle mie amicizie maschili è sempre andata bene o male così.

Siccome però il mondo è profondamente sbagliato, mi è capitato di avere per diverso tempo un'amicizia molto profonda nata durante l'infanzia e che col tempo è per qualche motivo sfociata in una strana gara di cazzodurismo a cui non avevo mai chiesto di partecipare.

Pur non essendo mai stato un individuo competitivo, durante l'adolescenza mi sono accorto che il mio migliore amico viveva con grande spirito da gara qualsiasi cosa facessimo, e se non poteva intessere una trama competitiva tentava di smontare ogni cosa che facevo. Una ragazza dimostrava interesse per me? Faceva schifo o era una stronza. Dimostravo io interesse verso una ragazza? Lui ci provava non appena avevo finito di comunicarlo verbalmente.

A un certo punto questo genere di competizione si è riversato in qualsiasi ambito della vita, e lui cercava di comunicarlo in tutti i modi: una volta ha tentato di spiegarmi per tre ore, dopo che mi ero fatto allungare un po' i capelli, che quel taglio non mi stava bene perché non avevo i capelli mossi quanto lui. Il giorno dopo li ho tagliati, perché ho capito che l'unico modo per gestire un conflitto aggressivo non è vincerlo con la retorica americana dello scontro, ma quello di sottrarsi, come i russi durante l'invasione nazista. Dare fuoco ai raccolti, spostare gli impianti industriali a est e lasciare che il freddo faccia il resto. N

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ADDORMENTATI IN PISTA

Non sono un tipo particolarmente attivo—o meglio, mi piace fare cose, il problema è che ho sempre molto sonno. Per questo motivo, il mio rapporto con le canne è un po' complicato: la fattanza mi piace, ma solo quando sono a casa mia, con lo schimico pronto e un letto caldo ad aspettare il mio imminente collasso. Lo sa bene il mio migliore amico, che fa di tutto per rendere questo rapporto ancora più complicato.

Lui adora fumare: non è il classico fattone che incontri nelle compagnie, è una persona piacevole ed estroversa, e in più impazzisce per la cannabis e i suoi derivati. Non importa che sia fatto o meno, per lui l'importante è la consapevolezza di poterlo fare: proprio per questo motivo gran parte delle nostre serate consistono in una corsa infinita alla ricerca della cannabis—e la restante parte della notte in una lotta silenziosa tra noi due: io con l'alcol, lui con le canne. Facciamo a gara a chi cede per primo.

L'ultima volta eravamo in un locale qui a Milano, parecchio lontano dal nostro quartiere: io ero gonfio di gin tonic e lui gonfio di canne. Avevo accuratamente evitato di fumare tutta la sera proprio per non addormentarmi quando infine, stremato dalla sua fattanza molesta, ho deciso di unirmi all'ennesima canna. È stata la fine: dopo due tiri ero fatto come un tuono (non reggo molto…) e l'unico mio desiderio era andare dormire—allo stesso tempo, lui aveva esagerato. L'ho visto cadere a terra, secco, in stato confusionale. Impalato e goffo mi sono ritrovato ad assisterlo, così ci siamo seduti in mezzo alla pista, nell'attesa che rinvenisse—gli era calata la pressione, e il tempo necessario a fargliela normalizzare è stato lo stesso di cui ho avuto bisogno io per addormentarmi. F

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BAVETTA

Tendo a essere una persona estremamente critica nei confronti dei piccoli difetti comportamentali e di qualsiasi sorta di tic nervoso. Ad esempio non sopporto chi si scrocchia le dita a intervalli regolari o chi respira troppo forte mentre risolve compiti poco faticosi come stare seduto in coda all'ufficio postale o aspettare l'autobus.

Non è facile convivere con queste piccole nevrosi e so che ci sono tante persone che lo fanno proprio come me, ma io mi sento un eroe.E il motivo è il mio migliore amico.

Avevo 13 anni e ci conoscevamo da un paio di settimane quando mi sono accorto che, mentre mi spiegava come comporre un deck di carte Magic imbattile, agli angoli della sua bocca si stava formando un vermetto di bavetta densa. Vi assicuro che anche mentre scrivo queste parole fatico a trattenere il disgusto e che questa sensazione è stata pronta a spuntare da dietro l'angolo in tutti i momenti di vera amicizia che mi fanno pensare a lui come un fratello.

La bavetta era lì quando ha capito di dover troncare con la ragazza con cui viveva da un anno e che conosceva fin dal liceo, la bavetta era lì quando sua mamma è morta e la bavetta era lì quando mi spiegava che era ok non avere idea di cosa fare della mia vita. È sempre stata lì e anche se ogni tanto mi sento una persona orribile per il disgusto che mi provoca, sono molte di più le volte in cui mi sento un buon amico. – G

MOMENTO MEL C

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L'ho capito la prima volta alle elementari: la mia migliore amica è completamente inaffidabile. Quella settimana ognuno avrebbe scelto la sua Spice Girl, e ci eravamo promesse che ci saremmo sorrette a vicenda finché entrambe non avessimo avuto quella che desideravamo: lei voleva Geri, io Mel B. Doveva essere "o tutto o niente." Poi mi sono ammalata, e quando sono tornata a scuola ho scoperto che, in assenza di obiezioni, mi era toccata Mel C. Odiavo la sua voce, i suoi vestiti, il fatto che il Back Street Boy che le avevamo assegnato d'ufficio all'inizio dei giochi fosse AJ.

Nel corso degli anni ho rivissuto molti altri momenti Mel C. Quando siamo insieme tutto è meraviglioso, parliamo per ore, condividiamo qualsiasi cosa. I problemi iniziano quando non siamo insieme: è la persona che nel 2016 riesce a non avere soldi sul cellulare, quella che ti dà un appuntamento e poi non si presenta (e in alcuni casi questo appuntamento è una vacanza), quella che promette di venire a dormire da te perché sei sola e hai una paura fottuta del rumore delle foglie secche sull'asfalto e poi si dimentica.

Non è che non le abbia mai fatto notare questo atteggiamento, ma il punto è che per lei non è mai qualcosa di così irrimediabile—in effetti, è anche la persona più calma e imperturbabile che io conosca. Forse è proprio questo che mi fa impazzire di lei, qualcosa che in un certo senso riflette più le mie ansie che il nostro rapporto. Col tempo ho imparato a prevedere le occasioni in cui il coefficiente di inaffidabilità è più alto, e a comportarmi di conseguenza. Come in questo caso: lei stessa una settimana fa si era detta iper entusiasta di partecipare al post che state leggendo, ma la data di consegna è passata da quattro giorni e i solleciti non hanno sortito alcun effetto. Fortunatamente avevo già pronta la mia esperienza. A

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L'EGOCENTRICO

Il mio migliore amico è un egocentrico. È la classica testa di cazzo spocchiosa con cui nessuno vorrebbe mai avere a che fare, una sorta di Matt Damon in Will Hunting solo molto meno muscoloso.

Ma ci conosciamo da una vita e lui è estremamente sincero con me. Non ci mette tanto a dirmi che un mio articolo fa cagare o che il modo in cui sono vestito "è una delle cose più ridicole dopo i Sum 41." Anche io con lui sono sincero, ma c'è una cosa che non riesco a dirgli: il mio odio verso la sua costante autoreferenzialità e l'atavica posizione d'ascolto e di dovuta comprensione in cui vengo catapultato. Voglio dire, mi fa piacere parlare con lui, ma non sempre di lui.

Vivo a due isolati da casa sua. Quando non sono a casa sua e lui non è a casa mia, ci incontriamo sempre nello stesso pub. Beviamo e parliamo. Parliamo dei suoi problemi, della tipa che non gli risponde, della sua analista, del libro che ha letto e del suo lavoro. Se provo a introdurre un argomento di discussione non è che non risponda: lo fa, solo che poi è bravissimo a riprendere il controllo del timone e guidare verso ciò che vuole lui. È la cosa che sa fare meglio.

Credo di non riuscire a dirglielo per due motivi. Il primo, ho paura di ferirlo. Il secondo è che adoro sentirlo parlare. L

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