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La Torre Eiffel è anche uno dei più grandi monumenti alla morte del mondo

Tra suicidi, incidenti stupidi e altre calamità, dall'inizio della costruzione della Torre, nel 1887, si stima che nei suoi pressi siano morte circa 370 persone. Ricordiamo alcune delle morti più strane.

Foto via WikiCommons

Nel corso degli anni Midnight in Paris, Moulin Rouge e un numero indefinito di film hollywoodiani sono quasi riusciti a convincerci che Parigi non è solo un sinonimo di inquinamento, miseria e violenza, ma anche un conglomerato di elegante romanticismo, commercianti affabili e gioiose strade con il pavé––insomma, la città idilliaca che solo chi non ci abita è capace di immaginare. In quella capitale dell'amore che ci è stata venduta, il monumento che incarna alla perfezione tutto ciò è la torre Eiffel. Ne sono prova i sei milioni di turisti l'anno che vengono da tutto il globo per mettersi in coda sotto quattro piloni nel luogo che è stato tristemente identificato come "il posto migliore al mondo per farsi un selfie." Malgrado questo afflusso in massa di turisti e selfie stick, non possiamo però dimenticare che la torre Eiffel, con i suoi 300 e passa metri, è uno dei più grandi monumenti alla morte del mondo. Dall'inizio della sua costruzione, nel 1887, si stima che nei suoi pressi siano morte circa 370 persone. Tra suicidi, incidenti stupidi e altre calamità, sulla torre Eiffel molte persone sono morte nelle maniere più strane.

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1891 – IMPICCATO SULLA TORRE EIFFEL

Al contrario di quello che si crede, il primo suicidio della torre Eiffel non è quello di un giovane usciere avvenuto nel 1898; qualcun altro decise di farla finita molto prima, e il metodo utilizzato non è dei più scontati. Il 23 agosto 1891, due anni dopo della conclusione dei lavori––e due anni dopo l'unica morte accertata nella costruzione––alle sette del mattino viene ritrovato un uomo impiccato al pilone nord, completamente nudo. Poco lontano sono stati ritrovati i suoi vestiti e tre candele accese. Frugando nelle tasche del suo soprabito si è scoperto chi fosse: si trattava di un meccanico parigino. Un'altra scoperta: il suo testamento. Aveva lasciato tutta la sua fortuna (ossia i suoi vestiti) a Gustave Eiffel. Non si sa se Eiffel abbia accettato quest'ultima offerta. Comunque chi oggi si occupa della torre gli deve un favore. È stato il primo a pensare di illuminare la torre di notte.

Immagine via Wikimedia Commons

1912 - LA CADUTA DELL'UOMO UCCELLO

Il 4 febbraio 1912, subito dopo aver fatto testamento, il sarto Franz Reichelt ha intenzione di saltare giù dalla torre Eiffel con un costume che gli farà da paracadute. In settimana ha ottenuto il permesso dal prefetto per poter testare la sua invenzione. Poco prima del salto si pavoneggia davanti alle macchine fotografiche dei giornalisti. Quindi sale al primo piano. Dopo circa quaranta secondi di esitazione, si lancia nel vuoto, poi sembra ripensarci––ma è troppo tardi. Si schianta ai piedi della torre, dopo un breve volo di cinque secondi.

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La parte peggiore della storia però, è che non è morto all'impatto: l'autopsia ha rivelato che era deceduto per una crisi cardiaca ancora prima di toccare il suolo. Quel momento è stato accuratamente immortalato.

Così, l'uomo che aveva partecipato a un concorso indetto dal colonnello Lalance––10.000 franchi per chi avesse inventato un paracadute efficiente e senza pericoli per gli aviatori––ha vinto un premio molto più grande. Sebbene Franz Reichelt non abbia mai visto quei soldi, oggi tutti noi ci ricordiamo dell'"uomo uccello".

Un Breguet 19. Foto via Wikimedia Commons

1926 - IL VOLO SFORTUNATO

È febbraio, anno 1926. La leggenda vuole che Léon Collot, un giovane pilota riservista di 32 anni, ha ritrovato un vecchio amico americano in un teatro della capitale francese. Quest'ultimo si mostra sorpreso per il fatto che ancora nessun pilota francese abbia volato sotto la torre Eiffel. In uno slancio patriottico, l'americano aggiunge che se ci fosse stata una torre Eiffel negli Stati Uniti, qualcuno l'avrebbe già fatto da un pezzo. Questo è troppo per Collot, che in queste parole vede un attacco alla sua patria e al suo intramontabile simbolo fallico.

Accetta quindi la sfida. Il giorno dopo, in mattinata, decolla dall'aeroporto di Orly e sorvola la costruzione in ferro. Impensierito dalla nebbia esita un pochino. Alle 9 e 10 c'è una schiarita, e lui decide di iniziare la discesa. Passa sotto i piloni nord e ovest senza nessun problema, ma riprende quota troppo velocemente e fa una manovra infelice. L'ala del suo Breguet 19 urta contro un filo della radio installata sulla torre. Il pilota perde il controllo del suo veicolo e si schianta per poi prendere fuoco sul Campo di Marte. Muore carbonizzato nel suo aereo, sotto lo sguardo attonito di suo fratello e di un pugno di giornalisti.

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1960-1961 - NEVRASTENIA ALLA TORRE EIFFEL

Il 14 maggio 1961, un uomo sulla quarantina si getta dal dodicesimo piano della torre. Sono circa le sette di sera. Perquisendo il cadavere la polizia scopre che l'uomo è Albert Dufourmentelle, residente al 26 di rue Châteaudun. I poliziotti si dirigono al suo domicilio per scoprire qualcosa di più sulle ragioni che hanno portato l'uomo a uccidersi. È allora che, sorpresi, trovano un altro cadavere, quello di Léonie Dufourmentelle, la moglie del suicida. È stato Albert a ucciderla prima di suicidarsi. Si scopre più tardi che il morto soffriva di nevrastenia, e non poteva più lavorare da un anno. Era perciò la donna a occuparsi dell'aspetto economico in casa.

È forse questo che ha spinto l'uomo a ucciderla e poi a gettarsi dalla torre? Nessuno lo sa con certezza, e a quanto pare non ha lasciato nessuna lettera. Fatto strano: non si tratta del primo suicidio sulla torre avvenuto a seguito di un caso di nevrastenia. Un anno prima, un giovane dattilografo di 24 anni si era buttato giù dalla cima della torre. Si era scoperto che soffriva di depressione e nevrastenia, e che avrebbe dovuto presentare alla famiglia la sua fidanzata qualche giorno più tardi.

Le Petit Journal Illustré, 21 marzo 1926

Fatto ancora più strano, 35 anni prima Le Petit Journal Illustré aveva pubblicato questa immagine sul numero del 21 marzo 1926. In un articolo a pagina 12 si parla del suicidio di un russo "spinto alla nevrastenia dai dolori della sua patria."

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1963 - UN CRIMINE QUASI PERFETTO

Il 9 febbraio 1963, due immigrati spagnoli, Francisco Toledo Pernia, 31 anni, e la sua ragazza, Dolores, 28 anni, salgono fino al dodicesimo piano della torre Eiffel. Scesi, al primo piano si fermano per discutere. Dolorès cade e muore sul colpo.

Francisco viene subito accusato dell'omicidio e arrestato. Interrogato, dichiara prima di aver assistito al suicidio della compagna, poi torna sui fatti. Due testimoni infatti hanno visto Francisco spingere nel vuoto Dolores. Voleva farle paura tenendola sospesa nel vuoto, dato che lei gli aveva confessato un'infedeltà. Ma Francisco continua a dichiarare che è stata lei a gettarsi, mossa dal senso di colpa. Dopo 15 ore di interrogatorio Francisco crolla, e ammette la sua colpa. Confessa che la compagna gli è scivolata mentre la teneva sospesa. Dice che voleva farla ricredere, ma si dichiara comunque innocente.

Il processo inizia due anni più tardi. Anche se i fatti sembrano inchiodare Francisco, altre testimonianze avvalorano la tesi del suicidio. Il ritratto delle signora Toledo infatti ci mostra una donna "gracile, timida, chiusa, che non si era adattata e non parlava una parola di francese"; la tesi dell'omicidio sembra sfumare. In più le versioni dei testimoni sono discordanti. Alla fine del processo, dopo un'arringa carichissima, Toledo viene condannato a una pena minima di cinque anni per omicidio involontario.

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Oggi si dubita del carattere involontario dell'omicidio: recentemente Francisco è stato collegato a numerosi reati. È stato condannato a quattro anni per aver pugnalato al collo e al fianco un uomo nel 2006, e per possesso illecito di armi nel 2011.

Gustave Eiffel e colleghi alla Torre Eiffel. Foto via Wikimedia Commons

GLI ANNI DUEMILA - BASE-JUMP E "SUICIDI TURISTICI"

Dopo gli anni Sessanta, sono state installate sulla torre delle griglie e delle reti di sicurezza, in modo da evitare incidenti ed eventuali suicidi. Il che non ha impedito il susseguirsi di altri drammi. Nel 2005, un fan norvegese del base-jumping si è lanciato dalla cima della torre prima di schiantarsi su una delle gallerie del primo piano e morire sul colpo. Nel 2009 una giovane donna si è lanciata dal secondo piano ed è atterrata sul terrazzo del ristorante al primo piano. Si racconta che alcuni clienti, non avendo compreso la gravità della situazione, abbiano continuato a mangiare tranquillamente.

In tutto, il numero di tentativi di suicidio dalla torre Eiffel è di circa 12 l'anno; ciascuno costa 50.000 euro (prezzo dell'evacuazione), più un po' di cattiva pubblicità.

Ma quello che preoccupa maggiormente le autorità sulla base delle nazionalità che hanno tentato il suicidio è l'emergere di un nuovo fenomeno: "il suicidio turistico". Il che rimette in discussione l'utilità della torre. Dopo tutto a cosa serve, se non per essere distrutta nei film americani?

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