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Non riesco a smettere di morire male in ‘Elden Ring’—ed è quello il bello

'Elden Ring' è co-scritto da George R.R. Martin e, proprio come 'Game of Thrones', ti ricorda che la mediocrità umana non va sottovalutata.
Matteo Lupetti
Asciano, IT

A fine febbraio è uscito IL gioco del 2022, quello di cui tutte le persone parlano, di cui parla persino The New Yorker: Elden Ring di FromSoftware e Bandai Namco, scritto in collaborazione con George R. R. Martin—l’autore di Cronache del ghiaccio e del fuoco, cioè della serie di romanzi da cui è stata tratta la serie HBO Game of Thrones (Il trono di spade).

Lo studio giapponese FromSoftware è oggi noto soprattutto per la serie fantasy medievale Dark Soulsiniziata nel 2011—e per i suoi cugini: Demon’s Souls del 2009 — da cui è nato il filone—Bloodborne—che porta la formula in un mondo ispirato all’Inghilterra vittoriana e all’horror di Howard Phillips Lovecraft—e il più recente Sekiro: Shadows Die Twice—ambientato alla fine del sedicesimo secolo in Giappone. E pure questo nuovo videogioco è sostanzialmente un Dark Souls, anche se offre un mondo di gioco esplorabile più o meno liberamente, mentre i precedenti videogiochi dello studio indirizzavano e limitavano di più i movimenti.

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elden ring e game of thrones

Il nuovo lavoro di FromSoftware condivide con gli altri giochi di FromSoftware lo stile narrativo: metà della storia è raccontata attraverso le frammentarie descrizioni degli oggetti e attraverso il loro posizionamento nel mondo di gioco e l’altra metà non è raccontata proprio. La maggior parte degli eventi sono già avvenuti quando inizio a giocare, e Martin ha lavorato proprio sul gettare le basi di questa storia passata, su cui poi FromSoftware ha costruito Elden Ring.

Il risultato è comunque un po’ più chiaro e un po’ più ordinato rispetto a Dark Souls o Bloodborne, si capisce abbastanza cosa sia successo (si è spezzato un anello magico) e cosa dovrebbe fare il personaggio principale (uccidere le semidivinità che hanno i pezzi dell’anello e ricomporlo) e ci sono anche più persone del solito con cui parlare. Ma in generale è un ammasso di informazioni in cui inciampo casualmente e di cui intuisco il senso dieci ore dopo. 

La comunità delle persone appassionate di Dark Souls adora questa roba: esistono interi canali YouTube basati sul mettere insieme gli indizi e capire tutti i dettagli di trame e sottotrame di queste opere. Non sono neanche elementi necessari per completare il gioco, che non è una specie di giallo medievale e fantasy incentrato sullo scoprire chi ha ucciso Godwin l'Aureo. Godwin è un vero personaggio di Elden Ring di cui posso davvero investigare l’omicidio eh, non me lo sto inventando.

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elden ring e game of thrones

Ma—anche qui come le altre opere di FromSoftware—Elden Ring è più che altro un gioco di botte fantasy: lancio incantesimi, prendo a spadate nemici, paro gli attacchi con il mio scudo (se ne ho uno) e soprattutto schivo. Sconfiggendo nemici il personaggio principale diventa più potente e può quindi affrontare avversari più forti e combattere più facilmente con quelli più deboli.

Pure trama, ambientazione e struttura di Elden Ring sono praticamente sovrapponibili a quelle del primo Dark Souls, al punto che a volte questo gioco sa un po’ di remix di una serie di situazioni già viste. E al punto che noto nella critica—e condivido pure—una certa difficoltà nel capire cosa effettivamente Martin abbia fatto. 

È una difficoltà che trovo significativa. Martin ha gli stessi punti di riferimento (il solito Tolkien, il già citato Lovecraft, il gioco di ruolo da tavolo…) di Hidetaka Miyazaki—presidente di FromSoftware e direttore di questa serie di videogiochi. E le opere di entrambi sono spesso storie malinconiche ambientate in mondi morenti in cui incontriamo personaggi tragici che cercano sostegno in ideali estremi.

elden ring e game of thrones

Se non lo avete letto recuperate il primo romanzo di Martin—il fantascientifico In fondo al buio—che racconta di persone che vivono su un pianeta che vaga nello spazio e che dopo un breve periodo di permanenza in un sistema stellare (periodo in cui è stato terraformato e colonizzato) sta ora per tornare nell’oscurità e nel freddo del cosmo. Potreste farci un videogioco fantascientifico “alla Dark Souls” con il mondo di In fondo al buio. Ma penso che la corrispondenza più importante tra queste opere sia il modo in cui raccontano la mediocrità: c’è lo stesso gusto per il contrasto, per il grottesco che nasce dallo scozzo di tragedia e commedia.

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Avete presente il funerale di Lord Hoster Tully di Delta delle Acque, il padre di Catelyn? Nei romanzi è nel terzo volume—A Storm of Swords (Una tempesta di spade)—e nella serie televisiva è nel secondo episodio della terza stagione. Caricano il corpo del defunto su una barca, la spingono nel fiume e si preparano a darle fuoco con una freccia incendiaria, una roba megaepica che abbiamo visto rappresentata mille volte; “un funerale vichingo.” Ma il fratello di Catelyn, che ha il compito di scoccare la freccia, manca la barca. Riprova e la manca ancora. Riprova, la manca ancora una volta e impreca. Alla fine deve occuparsene suo zio. È una scena triste, dolce, e comunque interessata a raccontare persone che come tutte a volte proprio non ne azzeccano una, senza ridurle a macchiette comiche.

elden ring e game of thrones

I videogiochi di FromSoftware sono un po’ così. Sono ambientati in mondi devastati, dove anche la geografia è fratturata, ma sono anche pieni di personaggi di buon cuore, a volte imbranati, a volte condannati a una fine tragica proprio per questa imbranataggine, ma che comunque ce la mettono tutta. Sono considerati videogiochi difficili (e il loro marketing ci ha marciato un sacco sulla loro difficoltà), sono videogiochi in cui muoio e muoio ancora.

Sbaglio a muovermi e un nemico mi calcia in un dirupo, entro con troppa boria in una caverna e tre lupi mi mangiano come se fossi alle prime armi, non paro un attacco e mi prendo un ceffone micidiale che potevo risparmiarmi. Queste sconfitte rendono certo più soddisfacente la mia futura vittoria, ma sono anche interessanti, persino buffe: sono storie che racconterò, che condividerò online, che mi ricorderò. Fanno parte della vita.

L’opera di Martin e quella di FromSoftware vogliono insomma entrambe rappresentare una realtà complessa dove è importante anche ciò che è mediocre e fallimentare. Dove sono importante anche io che continuo a sbagliare a schivare, per esempio. E per questo mi sembra che queste due poetiche si siano mescolate tanto bene in Elden Ring, che è proprio un Dark Souls ed è proprio una storia di Martin.