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Attualità

Lady Bird è il film giusto al momento giusto

Anche se non è perfetto, il debutto di Greta Gerwig esce dalle solite dinamiche dei film americani 'da Sundance', e lo fa benissimo.
Uno still dal film.

C'è un momento, prima del pianto, in cui tutte le mucose sembrano sciogliersi, la gola si contrae, e le gengive cominciano a dolere come se avessero fatto ginnastica per cinque ore di seguito. Lady Bird, il film, è quel momento esatto. Una palla di vetro con neve che cristallizza un sentimento, un tempo e un luogo ben precisi.

Il luogo? Sacramento, città della California settentrionale, cuore del ceto medio e del settore primario nella porzione “più liberale” degli Stati Uniti. Il “qui un tempo l'era tutti campi” della storia, un "Midwest della California", come viene definito nel film—una tasca anomala di tranquillità, isolata dalla smania da primato culturale delle grandi città come San Francisco e Los Angeles. Il tempo? Il 2002, anno d'uscita di “Cry Me a River” di Justin Timberlake e della riorganizzazione burocratica post-11 settembre. Il sentimento? Essere una ragazza diciassettenne all'ultimo anno del liceo. Ammesso che possa essere considerato un sentimento. E se non lo è, lo sarà a partire dall'uscita di Lady Bird.

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Christine “Lady Bird” McPherson è la sopracitata diciassettenne, un'adolescente con tendenze ribelli in una scuola cattolica di Sacramento. L'aspirazione di Lady Bird è studiare in una di quelle grandi città piene di artisti, ma la verità è che i suoi voti sono così così, la sua situazione economica è così così, persino il suo rapporto con la madre è così così.

Lady Bird ritrae l'ultimo anno alle porte della vita adulta di Christine in una serie di piccoli quadri che coinvolgono anche i personaggi che la circondano: il padre disoccupato, la madre oberata di lavoro, il fratello adottivo, la migliore amica innamorata del professore di matematica, il bassista ombroso con la passione per le teorie del complotto, l'amica figa con la casa con piscina. Fino a qui tutto Sundance—cittadina piccola! Protagonisti buffi! Tanti buoni sentimenti!—ma l'attenzione al dettaglio dedicata a ciascuno dei personaggi arricchisce il film di una specificità rara, nel contesto dei film indipendenti sulla provincia nordamericana, e gli conferisce una chiarezza tonale molto rara in un film di debutto.

A favorire questa specificità è senz'altro il fatto che Lady Bird è una storia semiautobiografica della regista e sceneggiatrice, Greta Gerwig. Attrice indie prima di dedicarsi alla regia, Gerwig ha sempre portato un qualche grado di se stessa nelle sue performance: nella più acclamata, Frances Ha, un film scritto e interpretato da lei e diretto da Noah Baumbach, era una quasi trentenne incapace di sobbarcarsi le responsabilità della vita adulta in una Manhattan sempre più costosa. Va da sé, quindi, che un punto di partenza familiare come quello di Lady Bird (nel 2002 Gerwig si diplomava in un liceo cattolico di Sacramento) non poteva che essere un punto di forza.

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Il film è un ricordo, e come tale ha lo sguardo affettuoso di qualcuno che ormai è passato oltre. La stessa consistenza delle immagini (girate in digitale, ma su cui è stata applicata una grana fotografica) si sforza di raccontare il passato, e l'esperienza personale di Gerwig dona all'intera opera la capacità di guardare ai personaggi della “piccola città” senza il distacco ironico di chi viene dalla “grande città” ma, anzi, con la benevolenza di chi sa che apparterrà sempre, almeno un po', alla piccola città.

Ne è indice la maniera in cui Gerwig affronta la mancanza di soldi: alla maniera di film di formazione come Bella in rosa, il denaro è una questione martellante che divora la famiglia di Christine, ed è presente in ogni conversazione e ogni scelta di vita. Nel panorama cinematografico statunitense, dove l'80 percento delle storie è su gente piena di soldi, e l'altro 20 percento è su gente che non avrà mai soldi, con particolare acume Lady Bird rappresenta un ceto che fatica a stare a galla e a cui viene costantemente buttato in faccia l'enorme successo del vicinato. Belle case, belle macchine, bella pelle, belle università. Una realtà che si può guardare da lontano ma cui non si può neanche pensare di aspirare.

Lady Bird ha ricevuto una nuova ondata di attenzioni dopo aver raccolto un punteggio perfetto in 196 recensioni su Rotten Tomatoes. Ora, Lady Bird non è certo il film perfetto di cui l'hype voleva convincerci, ma ciò non toglie che sia il film giusto al momento giusto: è un esordio alla regia sorprendentemente cristallino, acuto, e preciso in ciò che tenta di fare.

La più grande conquista di Greta Gerwig, sia come sceneggiatrice sia come regista, è l'abilità di gestire scene drammatiche con la stessa capacità di sintesi delle scene comiche, rendendole sottili, scarne, ed estremamente efficaci.

Gerwig è la quinta regista a essere candidata per un Academy Award in 90 anni di storia del premio. Ricordo con precisione un articolo di sette anni fa che le dava della sciatta priva di fascino perché si era grattata la testa durante un incontro con la stampa nel quale aveva parlato del film a basso costo che avrebbe voluto dirigere. Però aveva, secondo l'articolo, le "labbra più belle del festival." Sette anni fa.

C'è ancora molta strada da fare, ma non dispiace vedere in che modo le cose stiano cambiando.