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Musica

Recensione: Tim Hecker - Konoyo

Il passato è il futuro, il futuro è il passato, e questo album è il presente.

Voglio essere onesto: per quanto io sia molto più fan di un altro Hecker (Florian), devo ammettere che questo Hecker (Tim) ha cullato i miei sonni più di una volta. La sua musica è sempre un dondolio in un iperspazio in equilibrio tra vita e pre-vita, tra sentori di new age da studio di yoga e scenari di silicio in città sfocate in procinto di spegnere le luci.

È strano che nel recente remake di Blade Runner non ci sia stata la voglia e il coraggio di chiamare il buon Tim (fra i tanti papabili) a curare lo score, cosa che avrebbe giovato alla pellicola e soprattutto alle nostre orecchie. Perché in effetti in questo disco nuovo lo spettro di Vangelis aleggia ingombrante.

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La commistione tra melodie elettroniche, sbuffi di rumore calibratissimo e strumenti tradizionali era infatti un campo già battuto dal fuoriclasse greco, il quale proprio in quella pellicola cercò una musica che ibridasse un po’ tutto e desse la sensazione di un futuro in cui tutto è “mixed” fino al midollo.

Sì, citare quel film, mi direte, è un modo fin troppo abusato di descrivere determinate musiche e concetti, ma ascoltate questo disco e converrete con me che il paragone non solo calza, ma fa riflettere su quelli che sono i destini della musica elettronica e degli scenari che si profilano sotto le nostre orecchie. È chiaro che questa è, invece, la musica del presente: la convocazione di un ensemble di musicisti Gagaku (che è la tradizionale musica imperiale giapponese di cui io vado abbastanza ghiotto) sottolinea questo aspetto di continuità tra due mondi diversissimi, entrambi cristallizzati in una “età dell’oro” dalla quale mandano messaggi all’attualità. Una bolla in cui c’è solo spazio per la riflessione, per lo spirito, per il flusso delle cose che vivono e vanno; il resto si dimena senza senso, ma non riesce a rompere questa sfera indistruttibile.

Antico e recente si scambiano le parti, si mescolano, si sfuggono in giri stretti e larghi, in picchiate e ascensioni. Si sente l’insofferenza di tale equilibrio per un mondo che si ostina a non capire, che alla coesione preferisce lo sfaldarsi insensato e masochista. Noi ovviamente siamo dalla parte di Tim e dei suoi amici. Ascoltare questo disco è in qualche modo bussare dolcemente alle porte di questa palla di vetro per chiedere di entrarvi, e vaffanculo al mondo.

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Konoyo è uscito il 28 settembre per Kranky.

Ascolta Konoyo su Spotify:

TRACKLIST:
1. This Life
2. In Death Valley
3. Is a Rose Petal of the Dying Crimson Light
4. Keyed Out
5. In Mother Earth Phase
6. A Sodium Codec Haze
7. Across to Anoyo

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