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Musica

Biondo ha trovato la sua strada?

Oggi esce il primo album di Biondo e, dopo l'esperienza di Amici, ha provato a fare i conti a modo suo con il mondo fuori dal talent show.
biondo foto bianco e nero

Biondo arriva a Milano in treno da Roma con il suo manager, lo accogliamo nella redazione di Noisey con una certa curiosità, perché il suo percorso è diverso da quello degli artisti con cui siamo più abituati a parlare.

Simone Baldasseroni è un ragazzo di vent’anni diventato famoso grazie alla sua partecipazione ad Amici 17, che gli ha dato una popolarità gigantesca ma che, in quello che è l’ambito di riferimento per la sua musica, può trasformarsi anche in un’arma a doppio taglio (dal lato sbagliato della lama: Moreno). Se i tuoi riferimenti trovano posto nell'RnB contemporaneo, nella trap e in generale nella musica urban/black, ma tu sei un ragazzo belloccio che vince un talent show, può succedere una di queste due cose: non vieni capito all'interno del programma oppure vieni capito, ma perdi tutta la tua "credibilità" nel mondo esterno e reale.

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Simone nonostante l’aria del “bello ma stronzo” (e una forte somiglianza con Justin Bieber) che sfoggia nelle foto è un ragazzo gentile ed educato, ma anche molto sveglio e determinato, che ha ben chiaro in testa quello che vuole. Innanzitutto è un grandissimo appassionato di musica: “La musica è la prima cosa. Per me conta quello, molto più di tutto il resto. Io sono veramente in fissa, sin da piccolissimo, ascolto nuova musica in continuazione, tutta la nuova scena RnB e trap americana, i nuovi produttori, anche gente poco conosciuta… Io vorrei fare quello, in Italia un RnB contemporaneo, come quello che c’è in America, manca. E mi piacerebbe poterlo fare io. Nel disco nuovo riesco finalmente a esprimermi per quello che sono”.

Noisey: Prima non è sempre stato così?
Biondo: Fino a un certo punto, non sempre. È normale fare una gavetta e alle volte, anche rispetto alle cose che facevo prima di entrare ad Amici, ci sono stati dei compromessi, è normale. In questo disco, in cui ho lavorato con quella che è la mia squadra di sempre, la Rnb Wave, i miei amici, quelli con cui sono cresciuto e con cui ho iniziato a fare musica, sento finalmente di avere espresso davvero quello che voglio. Infatti il disco si intitola Ego, perché ci sono dentro proprio io. I miei viaggi mentali, le mie paranoie, le mie prese a male, e in generale la mia personalità. Che non è sempre facilissima.

Parli molto di amore nelle tue canzoni.
Sì, per me quella è l’ispirazione principale. Da sempre il mio rapporto con le ragazze, non sempre sereno, è stata la maggiore spinta nello scrivere dei testi. Per cercare di descrivermi, di sfogarmi, anche di capirmi. Ora la situazione nella mia vita personale è abbastanza stabile, però mi resta quel tipo di approccio alla scrittura. Anche immaginando situazioni e storie.

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Come sei entrato a Amici?
Per caso. Sono stato contattato e ho fatto i provini. Ma non pensavo mi avrebbero preso. Innanzitutto perché oggettivamente non sono un bravo cantante, non ho mai studiato davvero canto, non ho quel tipo di formazione, non è neanche il mio genere. Quindi pensavo che a un certo punto mi dicessero basta. Invece andavo avanti. Io all’inizio non ero molto convinto, avevo dei dubbi su questa partecipazione. Però poi ho pensato che poteva essere una buona occasione per farmi conoscere, e che ormai è tutto sdoganato, i rapper vengono tranquillamente ospiti ad Amici, non è più come una volta, e che se uno sa di meritare comunque il suo valore viene fuori.

E com’è andata?
Non è andata male, è stata una bella esperienza e sicuramente la rifarei, anche se nella mia partecipazione ci sono state un paio di complicazioni. Come ti dicevo prima io sono andato lì senza neanche aspettarmelo, in modo molto naturale, comportandomi come sempre. All’inizio non avevo neanche capito bene forse in che tipo di contesto ero. E quindi c’è stato il casino della festa. Io a casa mia invito gli amici, si sta insieme, si sente la musica, ci si diverte, cose normalissime che fanno tutti. E anche lì pensavo di potermi comportare allo stesso modo, come fossi a casa mia. Invece è un altro contesto, e l’ho imparato a mie spese.

Poi c’è stata anche la polemica dell’autotune.
Sì, esatto. C’era chi diceva che quella è una gara canora, quindi uno che ha l’autotune è come se uno sportivo usa il doping. Io su quello però mi sono impuntato. Per la musica che voglio fare è fondamentale, e si usa in tutto il mondo, ed è uno strumento al pari degli altri. E poi trovavo assurdo che si invitassero come ospiti artisti che lo usano ma poi non si potesse usare in gara. Quindi ho detto a Maria che se non me lo lasciavano usare io me ne andavo.

E alla fine l’hai spuntata.
Sì, per fortuna.

Mi dicevi che ascolti tanta musica, segui soprattutto il contemporaneo o sei forte anche sul passato? Per esempio il rap della vecchia scuola lo conosci?
Lo conosco ma non posso dire di essere un esperto o che sia il mio forte. Ovviamente sono andato a recuperarmi le basi, e ancora lo sto facendo, e alcune cose mi piacciono molto, però non voglio fare l’esperto. Mentre su quello che esce oggi sono molto attento. C’è una bella wave qui da noi, mi piace quello che sta succedendo, mi sembra che siano bravi ragazzi che si impegnano molto e lavorano duro, e che finalmente sono al passo coi tempi con quello che succede in America, dopo troppi anni in cui eravamo clamorosamente indietro. Ora il gap è stato raggiunto, si fa la stessa cosa ma a modo nostro. E anch’io vorrei riuscirci, e portare in Italia quell’RnB contemporaneo, vicino al rap ma non propriamente rap, che da noi ancora un po’ manca”.

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