Musica

Diamoci una calmata su tha Supreme

Non ha ragione chi dice che è un flop e nemmeno chi pensa sia il messia sceso in terra del rap italiano: tha Supreme è un ragazzo all'esordio e dobbiamo lasciargli il tempo di crescere.
tha supreme

Se leggete articoli scritti in inglese che parlano di musica su internet, vi sarete resi conto che—hey, il decennio è finito! Ed è quindi arrivato, per ogni singolo media musicale, il momento di stabilire incontrovertibilmente quali sono stati i migliori artisti, dischi, video, canzoni dal 2010 a oggi.

Dato che di lavoro pure io parlo di musica su internet, martedì scorso mi sono messo a parlare con chi fa questa testata insieme a me degli artisti che hanno definito il decennio appena passato in Italia. E una persona ha detto, e copio: "Ma proprio non si può mettere tha Supreme?" E martedì scorso il suo album d'esordio 23 6451 non era ancora uscito.

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Questo per dire che attorno a tha Supreme, che si chiama Davide Mattei ed è nato nel 2001, c'è un rumore assordante. Un casino di post, parole e opinioni tale per cui, ad album ancora inedito, alla mia collega è venuto da prenderlo in considerazione come artista che ha definito il decennio. E io ci rimango confuso e felice, proprio come la Carmen. E prima vi dico perché sono felice.

tha supreme 23 6451

La copertina di 23 6451 di tha Supreme, cliccaci sopra per ascoltarlo su Spotify

Per creare una conversazione di questa portata, un artista deve essere di rottura. Creare un prima e un dopo con il testo e con il suono, così da confondere e fare incazzare le persone più anziane di lui e esaltare le sue coetanee. Queste cose non le crei a tavolino, succedono e basta, e quando succedono è splendido esserne testimoni perché vedi con i tuoi occhi i confini bucarsi, i generi musicali allargare i propri confini di significato.

Come ha notato Marta Blumi Tripodi su Rolling Stone, "[Se hai più di vent'anni] in un attimo ti ritrovi a pensare 'Sono troppo vecchio/a per queste cose'. E in fondo è questo il bello." Ed è vero, perché è bello sentire un artista fare cose astratte con le parole, staccarsi dalle punchline e giocare con i luoghi comuni per sottolinearne l'assurdità—come faceva Young Thug nel 2015, quando si sentivano tanti "Che cazzo ha detto?" ma altrettanti "Che bomba".

Per creare una conversazione di questa portata, un artista deve essere di rottura.

E non solo: è bello sentire un producer trovare un suono nuovo, caotico e coloratissimo, in cui sono ok beat col basso che clippa, campioni swing e chitarre. Ed è ancora più bello sentirlo oggi che il suono della nuova scuola, intriso di trap, non è più innovazione ma solo un modello dominante da seguire. Ed è bello godere del suo dono innato per i ritornelli che nel bene o nel male ti si ficcano in testa, e sono striduli e stonati e strani. Come, scusatemi se lo tiro ancora in mezzo, Young Thug nel 2015.

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Infine, è bello vedere un ragazzo così famoso gestire la sua immagine non gestendola, rifiutare qualsiasi intervista per promuovere l'album, farsi i cazzi suoi. tha Supreme è padrone della sua musica e dei suoi testi, schizzi che sembrano a casaccio ma invece no, come quelli sulla tela di un espressionista astratto.

tha supreme

tha Supreme, immagine stampa

E questo è perché sono felice. Invece sono confuso perché trovo disturbanti le reazioni che 23 6451 ha generato. Mi ha fatto strano leggere così tanti insulti nei confronti di thaSup, ma mi ha fatto altrettanto strano rendermi conto della quantità di gente che sostiene che abbia fatto un capolavoro. Non perché non siamo di fronte a qualcosa di effettivamente geniale e innovativo, ma perché mi sembra ancora presto.

L'ho già scritto in breve, ma secondo me l'idea da cui partire per parlare di tha Supreme oggi è: diamoci una calmata. Se gridiamo al miracolo o alla merda lo stiamo facendo di pancia e non di testa, perché viviamo in un'epoca in cui siamo abituati a giudicare tutto e immediatamente. E questa cosa crea numeri—23 6451 è il secondo album più ascoltato nelle 24 ore dell'uscita nell'era dello streaming in Italia, poco dopo il MACHETE MIXTAPE 4, in cui comunque c'erano tre contributi di thaSup—ma rischia anche di generare un clima tossico.

Se gridiamo al miracolo o alla merda lo stiamo facendo di pancia e non di testa, perché viviamo in un'epoca in cui siamo abituati a giudicare tutto e immediatamente.

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Pensate a un bambino prodigio del calcio che viene acquistato da una delle migliori squadre del mondo—e poi, però, non è subito forte come i suoi compagni di squadra già grandi. Quindi ci si dimentica di lui, si grida al flop. Lo si manda in prestito in squadre più deboli. Lo si dà per finito. E poi invece magari lui, dopo tre o quattro anni, si rivela davvero forte. Perché ha avuto tempo di crescere, affinare le sue competenze, capire chi è e che cosa sa fare bene. Questa persona esiste, ed è il norvegese Martin Ødegaard. Ragazzino precoce e caricato di hype, svanito alle prime imperfezioni e oggi, sorpresa, rinato.

Ora, tha Supreme è ancora al primo step. È oggettivamente capace di creare suoni e atmosfere che nessun altro sa creare, ed è innegabile la sua capacità innata di generare attenzioni e discussioni su internet, valuta contante nel mercato musicale oggi. Ma sarebbe bello lasciargli spazio per continuare a fare musica e crescere senza grida e alzate di scudi attorno. Che, tra l'altro, è il motivo per cui Slait, Hell Raton, Salmo e il team di Machete lo stanno proteggendo dalle attenzioni dei media.

"I giornali che diranno / È la promessa dell'anno / E dico vaffanculo" canta un'altra ragazza prodigio che ha un anno in meno di tha Supreme. E ha ragione, perché siamo noi media a dire con leggerezza che gli artisti sono il futuro, una bomba, culto, epici. A volte lo facciamo perché siamo stanchi e stressati e non sappiamo cos'altro dire per spingervi a cliccare e commentare così da evitare il nostro licenziamento, ma molto più spesso è che siamo esaltati e vogliamo condividere il nostro entusiasmo con chi ci legge. Ma dobbiamo pensare alle conseguenze delle nostre parole, anche quando sono belle. Perché se le diciamo troppo si svuotano di significato.

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23 6451 è un disco, pure lui, confuso e felice. È confuso perché è lunghissimo, e a tratti non si capisce un cazzo di quello che sta succedendo nei tuoi timpani—altra quote dalla chat da cui abbiamo cominciato: "Seriamente raga ma cosa dice nell’extrabeat di 'fuck 3x' ahahah capisco solo 'personal'." E a me piace la confusione. Credo sia bellissimo sentire chitarre spaccate, swing pazzi, hi-hat a cascata, trombette, accelerate da montagne russe, parole che si arrampicano l'una sull'altra per non restare soffocate dal peso dei loro corpi ammassati. Ma capisco chi non lo considera piacevole, ecco.

E però 23 6451 è un album felice. Perché è un vulcano di idee, è così sicuro di sé che non ha paura di essere maldestro. È quello che esce dalla mente di un ragazzo di talento a cui vengono dati i mezzi di fare quello che gli pare, e quindi ci mette i feat con chiunque e 20 tracce. Credo però che il suo momento più felice non sia un Salmo, un Fibra, un Marra, un Mad&Gem, e nemmeno uno dei singoli da milioni di ascolti. Per me il senso di questo disco è "m12ano", in cui Davide canta insieme a sua sorella Sara.

E però 23 6451 è un album felice. Perché è un vulcano di idee, è così sicuro di sé che non ha paura di essere maldestro.

"m12ano" racconta una cosa semplice: un giro per la città, due canne, due storie, un amore che sta per finire (o è già finito), e poi la luna che sta in cielo. Ha un beat rassicurante come un carillon. E se qualsiasi cosa uscita finora con il nome di thaSup ha un'idea melodica definita, qua quest'idea si rifrange e diventa cento idee: i "luna" così dilatati e corali, le doppie sulla strofa di lei, il rappato che si fa grido da "Quasi quasi brucio tutto" in poi. È un pezzo spensierato come il pop meglio riuscito, ma al contempo malinconico—se non addirittura disperato. Un po' come, "XO Tour Llif3" di Lil Uzi Vert, per intenderci.

tha Supreme è quest'ultimo paragrafo. È pennellate generazionali che sanno suonare, allo stesso tempo, semplici e difficili. Lasciamogliene fare altre fino alla fine del tempo, senza più pressioni di quelle che il suo lavoro ha già messo sulle sue larghe ma giovani spalle. Elia è su Instagram. Segui Noisey su Instagram, Twitter e Facebook.