Tecnologia

C'è una nuova legge per classificare videogiochi e video online in Italia ed è un casino

Avete presente il bollino PEGI sui videogiochi che comprate? Ecco, sembra che ora una classificazione simile sarà necessaria praticamente per TUTTO quello che guardate e giocate online.
Matteo Lupetti
Asciano, IT
mortal kombat 11 da Steam
Mortal Kombat 11, un gioco storicamente oggetto di critiche e preoccupazioni per il pubblico più giovane. Immagine via: Steam

AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha pubblicato ieri il regolamento e le linee guida per classificare per età in Italia le “opere audiovisive destinate al web” e i videogiochi. Insomma, per etichettarli in modo da chiarire a quali fasce di età ne sia sconsigliata fruizione e visione, anche se non si parla di divieti veri e propri perché un divieto implica controlli e sanzioni che non sono possibili. Sembra comunque una cosa positiva no? Invece pare proprio l’inizio di un gran casino.

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Come ha spiegato AESVI (Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani)—rettificando un errato articolo di DDay.it che ha però avuto il merito di attirare la nostra attenzione sulla riforma—“è un regolamento dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM)—già approvato a marzo scorso con delibera 74/19/CONS—che disciplina la classificazione di opere audiovisive per il web e videogiochi. Il regolamento è stato adottato sulla base della Legge Cinema n. 220 del 14 novembre 2016 e dal successivo decreto legislativo n. 203 del 7 dicembre 2017 secondo un processo decisionale pubblico che ha coinvolto gli operatori del settore, i rappresentanti dei consumatori e le istituzioni. La nostra Associazione, insieme a PEGI SA—l’organizzazione no profit che gestisce il sistema di classificazione PEGI in Europa—ha partecipato all’audizione pubblica e ai successivi lavori del tavolo di co-regolamentazione, con cui sono state definite le linee guida di applicazione del regolamento.”

Quindi, lo Stato ha dato ad AGCOM il compito di regolamentare la classificazione per età delle “opere audiovisive destinate al web” e dei videogiochi, e AGCOM lo ha fatto collaborando con una serie di organizzazioni e istituzioni. Per la precisione, hanno partecipato alla consultazione pubblica AESVI, l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, il Comitato Media e Minori, CO.RE.COM. dell’Emilia-Romagna, Confindustria Digitale, Confindustria Radio Televisioni, Discovery Italia, Mediaset PEGI, Rai, Sky Italia, TIM, UNIVIDEO (Unione Italiana Editoria Audiovisiva Media Digitali e Online). Il regolamento entra in vigore oggi, in quanto ieri ne è stata finalmente pubblicata la versione definitiva insieme alle linee guida per la sua applicazione.

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AGCOM ha istituito una serie di categorie per età sia per le “opere audiovisive destinate al web” sia per i videogiochi, e tutte le opere di entrambi i tipi dovranno ora rispettare queste classificazioni per essere distribuite in Italia. In caso contrario le piattaforme di distribuzione (chi ospita online questi video e questi videogiochi) incorreranno in sanzioni. Per quanto riguarda i videogiochi, AGCOM ha anche riconosciuto l’equipollenza tra la sua nuova classificazione e quella già esistente istituita e regolamentata da PEGI (Pan European Game Information), che è la classificazione per età che vedete normalmente sulle scatole dei videogiochi, con il limite di età bianco su sfondo colorato.

Qua iniziano i casini, perché ora questa classificazione diventa obbligatoria, e lo è anche per i videogiochi distribuiti online. “Il regolamento AGCOM prevede l’obbligo di classificazione per tutti i videogiochi venduti in Italia, a prescindere dal canale di vendita (fisico o digitale),” ha chiarito un portavoce di AESVI via email. Per quanto la classificazione per età sia diffusa—e in Europa molti Paesi appoggiano più o meno ufficialmente quella di PEGI—non è solitamente obbligatoria per la distribuzione online. È richiesta per stare negli store digitali di alcune console—come PlayStation 4 e Xbox One—è fornita come parte della registrazione ad altri store digitali—come quello di Nintendo Switch,—è obbligatoria per la distribuzione nei negozi in alcuni Paesi come Regno Unito e Irlanda, ma gli sviluppatori potevano altrimenti distribuire liberamente online il loro videogioco indipendente senza doverlo classificare per età e, soprattutto, senza dovere pagare i costi di questa classificazione.

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“In un simile scenario, dovremmo bloccare l’accesso dei visitatori italiani ai giochi sin quando non sia applicata una classificazione per età alla pagina”

“Il costo standard per classificare un gioco su una piattaforma è 2.100 euro,” ci ha spiegato via email Jürgen Bänsch di PEGI. “Se una compagnia desidera pubblicare su altre piattaforme, deve pagare 1.050 euro in più. Ma forniamo anche percorsi di classificazione veloci e a prezzi ridotti per le compagnie che possono usarli.”

Per quanto i prezzi possano ridursi sensibilmente per opere piccole e dal budget limitato, gli elevati costi della classificazione PEGI sono stati in passato oggetto di proteste da parte degli sviluppatori indipendenti, e anche l'equivalente americano (ESRB) ha smesso di offrire la classificazione gratuita per i videogiochi distribuiti in formato digitale. Non è invece chiaro quali saranno il percorso e i costi per classificare i videogiochi secondo il nuovo sistema AGCOM, che dalle linee guida appare come un’autocertificazione che poi l’autorità si riserva di verificare; abbiamo chiesto spiegazioni a riguardo ad AGCOM ma non abbiamo ricevuto risposta in tempo per la pubblicazione dell’articolo.

“In un simile scenario, dovremmo bloccare l’accesso dei visitatori italiani ai giochi sin quando non sia applicata una classificazione per età alla pagina,” ci ha scritto via email Leaf Corcoran, creatore di itch.io, la principale piattaforma di distribuzione digitale di videogiochi indipendenti. “Renderemmo disponibili agli sviluppatori strumenti adatti a impostare la classificazione per età.” Abbiamo chiesto anche su questo chiarimenti ad AGCOM: davvero intende obbligare piattaforme come itch.io e soprattutto Steam—in assoluto la più grande piattaforma di distribuzione digitale di videogiochi per PC—a classificare tutti i videogiochi per età (usando classificazione PEGI o AGCOM) o a oscurare altrimenti queste opere in Italia?

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E sembra che ci possano essere problemi anche sulla parte che riguarda le “opere audiovisive destinate al web.” Secondo il regolamento, una “opera audiovisiva” è “la registrazione di immagini in movimento, anche non accompagnate da suoni, realizzata su qualsiasi supporto e mediante qualsiasi tecnica, anche di animazione, con contenuto narrativo, documentaristico o videoludico, purché opera dell’ingegno e tutelata dalla normativa vigente in materia di diritto d’autore e destinata al pubblico dal titolare dei diritti di utilizzazione.” E una “opera audiovisiva destinata al web” è quindi “l’opera audiovisiva, prioritariamente destinata alla diffusione su reti o servizi di comunicazione elettronica.” Una definizione che comprende servizi su abbonamento come Netflix, ma anche piattaforme gratuite o in parte gratuite come YouTube o PornHub.

Anche su questo abbiamo chiesto chiarimenti ad AGCOM, ma non abbiamo ancora ricevuto risposta: davvero l’autorità pretende che ogni video pubblicato su internet, in tutto il mondo, sia d’ora in poi classificato per età per poter essere visibile in Italia? E sono da considerarsi “opere audiovisive destinate al web” anche i nostri video pubblicati su Facebook? Lo sono le Storie di Instagram?

Non è, però, tutto così grottesco. Il nuovo regolamento per esempio incoraggia l’istituzione di riconoscimenti dedicati ai videogiochi, e istituisce almeno un osservatorio permanente che si occuperà di supervisionare l’applicazione delle nuove regole, perché è evidente anche ad AGCOM che la materia sia complessa e fluida. Ma in generale quello che emerge sembra il risultato della collaborazione tra lo Stato e una serie di grandi lobby (AESVI, UNIVIDEO…) ancora convinte che la circolazione di informazioni, video e videogiochi su internet funzioni secondo vecchie regole e vecchie distinzioni. Ci sono i creatori—iscritti magari a queste associazioni—e c’è un pubblico che subisce la loro creatività, e questo passaggio di informazioni, arte e intrattenimento deve essere in qualche misura controllato dallo Stato. Nel web 2.0 un video, un videogioco o un post pubblicato su internet sono invece equivalenti, sono modi in cui le persone comunicano.

Questo articolo sarà aggiornato in caso di risposta da AGCOM.

Aggiornamento delle 16:30: Una versione precedente di questo articolo indicava che l'ESRB permettesse di classificare per età i videogiochi in modo gratuito nell'ambito digitale, ma il regolamento americano è stato in realtà modificato e non è più possibile. L'articolo è stato modificato per riflettere la posizione attuale dell'ESRB.

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