elisabetta canitano

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settimana della salute femminile

Lisa Canitano, la ginecologa che combatte l'ignoranza sulla salute sessuale

L'abbiamo incontrata alla Casa Internazionale delle Donne di Roma per parlare di salute pubblica, disinformazione e pregiudizi.

Aggiornamento del 17/02/2020: da tempo La Casa Internazionale delle Donne di Roma è a rischio chiusura. Il 18 febbraio 2020 ci sarà una manifestazione di solidarietà in piazza del Campidoglio, anche nei confronti di Lucha y Siesta—un'altra struttura nata per aiutare donne in difficoltà.

Sono certa che tutti, almeno una volta nella vita, davanti a un problema di salute, un sintomo o un dubbio ci siamo messi a cercare su Internet. L’ho fatto anche io—molto più di una volta per la verità, e con risultati poco edificanti.

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Quando queste ricerche riguardano argomenti come contraccezione o salute femminile in generale, fortunatamente tra i primi siti appare Vita di Donna, un’associazione non profit che fornisce consulenza e assistenza gratuita sia online che telefonica (e anche visite vere e proprie in casi di urgenza). A presiederla è la dottoressa Elisabetta Canitano, una ginecologa che lavora all’ospedale Grassi di Ostia e che da anni è impegnata nella difesa della salute femminile.

La incontro nella stanzetta al secondo piano della Casa Internazionale delle Donne di Roma, un grande edificio con un bellissimo giardino, gestito da un consorzio di associazioni femministe e sul quale pesa il rischio di smantellamento da parte del Comune. È martedì pomeriggio, uno dei due giorni—l’altro è il sabato mattina—in cui Vita di Donna effettua visite gratuite. La stanza è piccolina, ma è uno studio medico a tutti gli effetti: c’è un lettino ginecologico, un armadietto a vetri con strumenti e scatole farmaceutiche, uno scaffale pieno di libri e una scrivania per i colloqui.

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“Vita di Donna è una onlus che ha come punto centrale della propria attività l’informazione scientifica e libera alle donne su vari argomenti che riguardano la vita riproduttiva e la salute. Prendiamo le linee guida internazionali, la medicina basata sull’evidenza, quello che riportano i siti pubblici di altri paesi e lo mettiamo a disposizione delle donne,” mi spiega Canitano.

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Il sito dell’associazione è diviso in diverse sezioni, ognuna su un aspetto specifico come gravidanza, contraccezione, aborto, allattamento, anoressia, salute e sanità in generale. Gran parte dell’attività ruota attorno alle consulenze gratuite, che vengono fatte via mail o attraverso un numero che è attivo tutti i giorni. “Compresi i festivi,” precisa Canitano, che calcola che media al giorno arrivino “fra le trenta e le quaranta telefonate.” Da circa un mese c’è una volontaria che la aiuta e si occupa di rispondere, ma fino a poco tempo fa tutto il lavoro di consulenza era svolto unicamente dalla dottoressa. In effetti, l’ultima volta che ci eravamo viste un anno fa, su un Frecciarossa da Pisa a Roma, uno dei due cellulari che erano nella sua borsa non aveva praticamente mai smesso di squillare: in circa tre ore di viaggio aveva ricevuto quasi una decina di richieste.

Perlopiù le consulenze riguardano la contraccezione. Canitano mi racconta che metà delle telefonate sono fatte da uomini, spesso ragazzi molto giovani, che chiedono cosa fare se si rompe il profilattico o come avere la pillola del giorno dopo. “Io delle volte mi immagino la scena dell’adolescente che dice alla fidanzata che si è rotto il preservativo, lei si dispera e allora lui si attacca al web e inizia a cercare ‘pillola del giorno dopo’. Ci trova e ci chiama,” dice la dottoressa. “Spesso la ragazza è lì accanto, ma si vergogna. Io provo mezza volta a chiedere a lui se vuole passarmela, se mi dice no non insisto.”

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In quel preciso momento il cellulare di Vita di Donna squilla e si verifica una situazione molto simile a quella appena descritta.

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Le chiedo se ci sia un problema di scarsa consapevolezza dei giovani in generale su questi temi. “Assolutamente sì. C’è stata una guerra all’informazione sessuale,” spiega. “Ci sono addirittura movimenti dei genitori che sostengono che non bisogna farla scuola, perché è una violazione dei diritti delle famiglie. E questo perché lo Stato non mette in campo la sua autorità. Se tu guardi sul web in francese è pieno di informazioni pubbliche, telefoni a cui si può chiamare, indirizzi. Qua niente, lo Stato si tira indietro. E così il 15enne—e non solo—vaga cercando informazioni.”

Molte volte dalla semplice consulenza l’associazione è passata all’azione. “Tempo fa ci chiamavano molte persone a cui non davano la pillola del giorno dopo in farmacia dopo l’abolizione dell’obbligo della ricetta. In quel caso mi facevo passare direttamente i farmacisti. Capita ancora, ma farfugliano e poi la vendono. Diciamo che ne ho spaventati un numero sufficiente,” scherza Canitano. “Una farmacista una volta per telefono mi ha detto: ‘ok, ma non sarà sempre meglio una ricettina?’ Le ho fatto una scenata. Mi sono trasformata nel demonio. Non lo faccio mai, ma quando serve posso farlo.”

Nel 2016, ad esempio, ha fatto arrivare i carabinieri in una farmacia di Verona che si rifiutava di vendere la pillola a una coppia. Quando era necessaria ancora la ricetta, invece, si faceva passare i medici del Pronto Soccorso che non volevano farla: “Ricordo che gli dicevamo una cosa tipo ‘collega, se la signorina resta incinta perché non le hai voluto dare la pillola del giorno dopo noi testimonieremo che sei stato tu a non dargliela'.”

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Un altro filone delle richieste telefoniche attiene alle dimenticanze della pillola anticoncezionale o a dubbi su quest’ultima, leggende metropolitane incluse. Secondo Canitano, spesso la ginecologia in quanto branca dei sani non viene ritenuta talvolta neanche dai medici stessi degna di una scientificità. Per chiarire questo punto mi fa due esempi: “Sai che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che non c’è alcun bisogno di fare le analisi del sangue alle donne giovani per prendere la pillola? Questa cosa non si riesce a diffondere in Italia. Oppure: la pillola presa dal primo giorno di mestruazione fa effetto da subito, presa in qualunque altro giorno del ciclo fa effetto dopo 7 giorni. Ci chiamano ragazze dicendo che il medico ha detto loro di ‘stare attente per il primo mese’. Ma perché?”

Mentre mi racconta questi episodi, arriva un’altra telefonata. Questa volta si tratta di una donna incinta che sentiva “come se la pancia fosse in affanno.” Canitano pazientemente le spiega che il feto non respira e le consiglia di tranquillizzarsi, fare qualche passo per casa e, se non le passa questa sensazione, risentirsi più avanti. Una volta chiusa la telefonata mi dice che chiamano spesso donne incinte che hanno dubbi e anche “molte in allattamento, che hanno timori e paure. Si parla tanto di depressione in gravidanza e post partum, si fanno assurdi questionari da compilare per vedere una qualche predisposizione, ma ad oggi non esiste un numero di telefono pubblico a cui le donne possono rivolgersi se, per dire, cominciano a piangere mentre allattano. E se ci pensi è un’assurdità.”

Secondo la dottoressa, “l’assistenza ginecologica è un mercato spaventoso. I consultori sono stati demoliti praticamente dappertutto e sostituiti da questa figura mitologica che è il ‘tuo ginecologo’, un medico privato del quale però non sai niente. Le donne sono portate a pensare che esista una specie di primato del ‘loro’ ginecologo, e spesso a sottoporsi a visite o trattamenti non necessari. Diventano una specie di bancomat, mentre prevale la relazione personale con il medico rispetto al bene collettivo. Ma il senso della Sanità dovrebbe essere un altro.”

Il servizio di Vita di Donna è tenuto in piedi da volontarie: Canitano che risponde alle richieste online e fa le visite, la nuova operatrice non sanitaria che aiuta a tenere il telefono, una psicologa che traduce gli articoli per il sito e un’ostetrica che si occupa di organizzare gruppi di consulenza (e che insieme alla dottoressa gestisce progetti di educazione sessuale nelle scuole). “Andiamo avanti da più di dieci anni. Prima eravamo di più, ci passavamo il telefono. Abbiamo qualche donazione, ma è chiaro che andrà sempre peggio. Spero che a un certo punto riusciremo a condividere anche con operatrici più giovani il bisogno di fare questa cosa,” dice Canitano. “Dico ‘questa cosa’, ma sai che cos’è? È servizio pubblico.”

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