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Ok, Fontana non è solo il 'ministro più di destra del governo'. Anzi

Il ministro della Famiglia e della Disabilità non è un leghista qualunque, ma una figura di potere all'interno del partito.

Su Lorenzo Fontana, nuovo ministro “veronese e cattolico” della Famiglia e della Disabilità (non più Pari Opportunità) c’è ancora qualcosa da dire. Subito dopo la nomina è diventato oggetto di dibattito mediatico per le sue opinioni antiabortiste, omotransfobiche, antifemministe e contro l’eutanasia.

Ciò che manca da sottolineare però è che Fontana non è una scheggia impazzita del partito leghista, un personaggio di idee radicali assegnato a un ministero di relativa importanza. Fontana—vicesindaco di Verona, vice segretario di partito, eurodeputato—è un uomo di potere. Anche e soprattutto all’interno della Lega stessa.

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L’ha sottolineato in un post su Facebook Yàdad De Guerre, autore di una delle prime e più complete inchieste sul movimento no-gender, che con un lungo elenco delle cariche ricoperte e delle battaglie condotte dal neo ministro mostra quanti e quali siano i rapporti e gli interessi coltivati da Fontana.

Di sicuro è significativo il suo ruolo di tesoriere della fondazione affiliata al partito politico europeo Mouvement pour l'Europe des Nations et des Libertés - MENL (cioè il Il Movimento per un’Europa delle Nazioni e della Libertà, partito politico europeo di destra, fondato nel 2014 per volere di Marine Le Pen e che unisce diversi partiti nazionalisti, come il Front National, FPÖ e appunto Lega). Già noto il suo amore per la Russia di Putin, il cui “risveglio di valori dà un gran fastidio alle élite che guidano la politica europea,” come riporta l’intervista sul sito cattolico Rossoporpora.

“Insieme a Claudio D’Amico,” scrive Yàdad De Guerre, "è il leghista che ha trattato con la Russia, gestendo i rapporti internazionali (Crimea, per esempio) e votando contro le sanzioni europee alla Russia”. Si ricordano inoltre nel post i rapporti—naturalmente ottimi—con Alexey Komov, ambasciatore del WCF (Congresso Mondiale delle Famiglie) e portavoce della Commissione sulla famiglia del Patriarcato di Mosca, e con la rete del World Congress of Families. Tutte affiliazioni e gemellaggi che dimostrano quanto la sua partecipazione ai movimenti Pro Vita non sia la semplice triste crociata di un cattolico oltranzista destinato a perdere in partenza."

Sempre di Fontana è anche il “merito” di aver “avvicinato la Lega a Pegida, al Bloc Identitaire e a Marine Le Pen,” a quanto lui stesso sostiene. Mentre nella sua Verona, dove è (ormai forse dovremmo dire “era”) vice sindaco, si adopera come ponte e soggetto di dialogo tra promotori di esigenze identitarie, neofascisti cattolici e leghisti.

Giustamente, sono state sottolineate le sue posizioni nei confronti dei diritti civili—fondamentalmente attribuiti solo a chi si trova ancora nel ventre materno—ma la caratura politica di Fontana va ben oltre (non a caso è stato definito il ministro più di destra del nuovo governo, anche se forse se la gioca con Gian Marco Centianio).

Su politiche identitarie e anti europeiste, immigrazione e democrazia (“La società ideale […] è una dittatura leggera”) sembra avere infatti idee molto chiare (ha parlato a più riprese di “sostituzione etnica” e fallimento della società multiculturale). Non si può dire lo stesso delle politiche a sostegno dei disabili: unica farse pervenuta: “sappiamo quanti disabili hanno problemi con le barriere architettoniche."