Alla ricerca degli ultimi hipster romani nel primo avocado bar d'Italia
Tutte le foto di Santolo Felaco.

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Alla ricerca degli ultimi hipster romani nel primo avocado bar d'Italia

Ha aperto a Rione Monti, e mi sono sentita in dovere di provare l'esistenza di questa specie che credevo scomparsa.

Quando uso la parola 'hipster' mi sento sempre in mezzo a due fuochi: da un lato rischio di offendere chi volente o nolente hipster lo è, dall'altro sono consapevole di usare un termine obsoleto, passato dall'indicare una categoria umana ben precisa a qualcuno di indefinito e genericamente esecrabile per il suo fare qualcosa che chi parla non farebbe mai. Tipo: mettersi in fila nel quartier più hip di Roma, fuori da un locale specializzato in un frutto esotico che un milionario di nome Tim Gurner ha individuato come causa dell'inettitudine economica dei millennial.

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È più o meno con questo spirito che qualcuno avrà accolto la notizia dell'apertura, a Rione Monti, del primo "Avocado Bar" italiano—ovvero un locale dove servono esclusivamente piatti a base di quel frutto che, oltre delle suddette critiche di Tim Gurner, sarebbe responsabile di un'impennata di incidenti casalinghi e della distruzione delle foreste messicane. In quanto alimento hipster per eccellenza, ho pensato che l'avocado avrebbe fatto da richiamo perfetto per gli ultimi supersititi romani di questa sottocultura. Così sabato sera sono partita per una missione antropologica, recandomi all'Avocado Bar pronta a mettere da parte la mia dieta.

avocado bar roma

Ad accogliermi al varco del tempio dell'avocado c'è Francesco, il co-founder dell'Avocado Bar. La prima cosa che mi viene da chiedergli è perché abbia scelto una città dalla forte tradizione culinaria come Roma per aprire un locale dove tutto si basa su un frutto tropicale. Mi risponde prontamente con due ragioni: la prima è che Roma è la città più bella del mondo, la seconda è che il loro obiettivo è proprio quello di avvicinare il popolo romano, tendenzialmente tradizionalista, alla novità del superfood.

In ogni caso, come immaginavo, hanno in programma di aprire presto anche a Milano, che a occhio e croce direi potrebbe essere più propensa all'accoglienza.

Quando gli spiego il motivo della mia visita, Francesco non sembra troppo convinto. Secondo lui la clientela del suo locale non è strettamente hipster: il popolo dell'avocado, mi dice, è molto più variegato ed eterogeneo di quello che credo io, e tra una proprietà benefica del frutto della discordia e l'altra finisce a spiegarmi il trucco per non mozzarmi una mano quando voglio fare una guacamole.

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avocado bar roma

Francesco.

Il destino beffardo però ha voluto proprio che i primi clienti del giorno fossero nientemeno che una coppia di ragazze perfettamente compatibili con l'identikit dell'hipster. Quando mi avvicino per chiedere loro se si sentano rappresentanti del genere, mi rispondono che l'unica cosa che conta è che dicano che sembrano giovani e quindi sì, se hipster è sinonimo di giovane allora va bene.

Il motivo principale del loro pellegrinaggio alla roccaforte dell'avocado, aggiungono, è che a quanto pare a Roma l'avocado fa schifo, mentre il locale in quanto a qualità e varietà sembra garantire un certo livello per i veri sommelier del frutto.

avocado bar roma

Una delle due ragazze mi lascia con una definizione di Monti che mi sembra contenere in sé l'essenza perfetta di questo quartiere, posh-hipster-turistico, anche se il dibattito si sposta sulla contesa del trono hip romano: Pigneto o Rione Monti? A mio parere, in quanto abitante del Pigneto, i due quartieri se la giocano bene, ma a conti fatti a Monti ci sono meno spacciatori e più mercatini quindi direi che il vincitore è lui.

avocado bar roma

Passato poco tempo dall'apertura, l'Avocado Bar comincia a riempirsi. A conferma del mio pregiudizio mi aspetterei di vedere arrivare orde di "giovani bohémien della classe ricca e media che risiedono principalmente in quartieri emergenti" (grazie Wikipedia), ma lo scenario che si sta prospettando è assai diverso. Fermo una ragazza dall'aspetto tutt'altro che hipster e le chiedo cosa ne pensa dell'etichetta che viene associata a questo alimento. La sua risposta è secca e concisa: "È 'na cazzata." Lei mi dice che è una appassionata di avocado e che non è assolutamente là per una questione di trend: vuole semplicemente mangiare.

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Mi avvicino quindi a una coppia di millennial, ma la risposta anche in questo caso va contro le mie aspettative: "Guarda noi siamo qua da mezz'ora ma di hipster non ne abbiamo visto manco uno."

avocado bar roma

A questo punto, un po' delusa dalle prime testimonianze raccolte, decido di piegarmi anche io alla volontà di questo frutto e, noncurante del mio futuro e del mio mutuo per la casa, mi sparo un gigantesco toast con una graziosa rosa fatta di avocado. Francesco ci tiene a farmi fare l'esperienza come si deve e decide di rimpinzarmi, cosa che io accetto di buon grado anche nella speranza di mimetizzarmi tra gli avventori e agevolare la mia ricerca.

Passata un'ora, l'Avocado Bar è ormai pieno di gente—ma, soprattutto, pieno di passeggini. Ne individuo almeno tre contemporaneamente al bancone e mi domando se la scelta dell'avocado per gli infanti sia dovuta alla sua consistenza particolarmente compatibile con una bocca sdentata. Poi però mi ricordo che spesso e volentieri viene servito piccante o pieno di cipolla, quindi immagino che il motivo per cui tutte queste famiglie sono là è perché ai genitori piace l'avocado, non ai bambini. Mi approccio a tre ragazze con una bambina molto piccola nel passeggino, e ci mettiamo a parlare del posto. Nessuna di loro pensa che il locale attragga hipster, anche se sono tutte d'accordo sul fatto che la tendenza al superfood sia più una moda che altro, e che l'avocado si presti bene a farne da simbolo.

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Nel frattempo, oltre che alle numerose famiglie con passeggini, noto una forte presenza di turisti e mi torna in mente la definizione di Monti della prima ragazza con cui ho parlato: posh-hipster-turistico.

Chiedo allora a un trio di ragazzi indiani in vacanza a Roma se si sentano immersi in un'atmosfera hipster e uno di loro mi guarda sbigottito dicendo "Hipster? No way, this is classy," che è un modo meno dispregiativo per dire posh. Solo che continuano a mancare gli hipster e io in un'ora e mezza ho ripetuto talmente tante volte questa parola che ormai inizio a dubitare sia mai esistita.

avocado bar roma

Poco dopo scambio due parole con una coppia di quarantenni talmente dediti al frutto che praticano annualmente un giro dell'America Latina per poter trovare i migliori avocado esistenti sul pianeta terra. Cominciano a parlarmi di varietà di avocado, di modi di prepararlo e la mia attenzione non può far altro che focalizzarsi sul loro vestiario: indossano entrambi abiti verdi. Spero si tratti solo di una coincidenza, ma in ogni caso sono sinceramente stupita dalla quantità di informazioni che si possono apprendere su un frutto che fino a qualche ora prima per me era solo molto difficile da consumare nell'unico momento compreso tra il troppo acerbo e il marcio.

Nel frattempo sono passate tre ore e posso dichiarare la mia missione ufficialmente fallita. Con uno schiacciante risultato di dieci a uno, vince il partito avocado contro il partito hipster di Monti. A questo punto non resta che pensare che o si sono tutti riconvertiti in qualcosa di diverso che li ha mimetizzati per tutto il tempo trascorso all'Avocado Bar o—semplicemente—il tipico hipster romano nel weekend preferisce il fascino un po' decaduto di posti come Ostia. Segui Alice su Twitter. Per vedere altre foto di Santolo, vai sul suo sito.