FYI.

This story is over 5 years old.

Tecnologia

Come gli archeologi hanno scoperto un monumento a Petra grazie ai satelliti

Per oltre 2000 anni questa gigantesca e misteriosa struttura si è nascosta sotto gli occhi di tutti.
Una vista aerea scattata da un drone delle caratteristiche superficiali del monumento. Immagine: I. LaBianca; J. Blanzy

Per oltre duemila anni, una colossale, misteriosa struttura è rimasta nascosta, in piena vista, tra le rovine dell'antica città di Petra.

Due archeologi hanno sfruttato le imagini satellitari offerte da Google Earth e alcune fotografie scattate in loco con l'ausilio di un drone per identificare il profilo di un enorme monumento sepolto dalla sabbia e dal tempo nel famoso sito patrimonio dell'umanità UNESCO, in Giordania, e hanno pubblicato i risultati delle loro ricerche sull'American Schools of Oriental Research.

Pubblicità

Una vista aerea del monumento, scattata da un drone. Immagine di I. LaBianca; J. Blanzy.

"Sono certo che in oltre due secoli di scavi, a Petra, qualcuno deve pur essersi accorto che il monumento fosse lì, ma non è mai stato sistematicamente studiato," ha dichiarato al National Geographic Chrisopher Tuttle, direttore esecutivo del Council of American overseas Research Centers. "Mi occupo del sito archeologico di Petra da 20 anni e sapevo ci fosse qualcosa, lì, ma possiamo comunque definirla una scoperta."

Stando ai ricercatori, Petra sarebbe uno dei siti archeologici meglio studiati e mappati al mondo. Da quando il sito è stato aperto al mondo occidentale a opera dell'esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt, nel 1812, sono stati calalogate migliaia di strutture, tanto nel centro della città quando nelle aree circostanti. Eppure, in qualche modo, la questa piattaforma di 56 metri per 50 è rimasta nascosta per secoli.

Tuttle e la sua collega, Sarah Parcak, archeologia ed egittologa presso l'univeristà dell'Alabama, credono che la gigantesca struttura ospitasse cerimonie pubbliche. Nessuno ha ancora ottenuto i diritti di procedere con gli scavi, ma il vasellame ritrovato in superficie nell'area è stato datato con successo alla metà del secondo secolo avanti Cristo. Proprio in quel periodo, Petra diventò un hub commerciale di fondamentale importanza per l'antico regno arabo dei nabatei.

Le foto aeree mostrano tracce di un edificio più piccolo, a pianta quadrata con lato di circa 9 metri, che un tempo doveva sormontare la piattaforma principale, ma anche i resti di un colonnato e di alcune scalinate.

Pubblicità

Molti degli luoghi simbolo di Petra, come l'iconico El Khasneh, sono stati edificati tra la fine del primo secolo avanti Cristo e il secondo secolo dopo Cristo, ricorda il National Geographic. L'esistenza di monumenti più antichi getterebbe nuova luce sulla storia della città.

Il tesoro, Petra, Giordania. Immagine tratta da Flickr/Malcom Browne.

Nonostante sia una scoperta entusiasmante, non è certo la prima volta che le foto aeree hanno contribuito allo studio di siti archeologici antichi. La stessa Parcak, che preferisce essere riconosciuta come "archeologa dello spazio," ha aiutato a portare in auge questo innovativo utilizzo delle immagini satellitari e del crowdsourcing per esplorare zone della Terra al momento off-limits per i ricercatori.

"Spero potremmo scoprire milioni di siti archeologici sconosciuti in tutto il globo," ha detto all'inizio di quest'anno all'International Business Times. "Costruendo una piattaforma scientifica cittadina online e addestrando un esercito del ventunesimo secolo di esploratori globali, troveremo e proteggeremo i tesori nascosti del mondo, che custodiscono le prove della creatività e potenza degli esseri umani."

Altrove, un team di ricercatori San Diego's Center of Interdisciplinary Science for Art, Architecture and Archaeology della University of California sta tentando di scoprire la tomba dell'imperatore mongolo Gengis Khan sfruttando droni e immagini ad alta risoluzione scattate da un satellite modificato. La leggenda dice che la tomba di Khan sia nascosta da qualche parte in una regione a nord-est dell'attuale Mongolia, anche se molti esploratori non sono riusciti a trovarla.

Migliaia di volontari online si sono uniti alla caccia collettiva per il sito sepolcrale di Gengis Khan—Un grande studio collaborativo pubblicato lo scorso anno su PLOS ONE dimostravano 3.4 anni di tempo totale di ricerca, 6.000 chilometri quadrati di territorio esplorato e 2.3 milioni di input dai partecipanti da tutto il mondo. I risultati hanno inaugurato una spedizione di National Geographic che ha confermato la presenza 55 siti archeologici nelle steppe mongole.

Gli archeologi amatoriali ora possono felicemente viaggiare per il mondo grazie a comunità di Google Earth come The Megalith Portal, che contengono circa 25.000 siti archeologici e dell'antichità che possono attraversare, catalogare e analizzare. Sia gli hobbisti che i professionisti sono d'accordo nel dire che le piattaforme open-access fanno bene all'archeologia, e permettono di tanto in tanto di far scoprire alla persona la passione per l'esplorazione.