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Tecnologia

Perché non esploriamo gli oceani come esploriamo lo spazio profondo?

Solo il cinque percento dei fondali marini è stato mappato topograficamente, il che significa che il 65% dell’intero pianeta resta relativamente sconosciuto.
Topografia oceanica globale via GEOSAT. Immagine: NOAA

Se chiedete a certe persone, vi diranno che le frontiere dell'esplorazione scientifica sono due, non solo una. Lo spazio profondo ha in pugno la nostra immaginazione da tempo, ma gli abissi dell'oceano, proprio qui sulla Terra, rimangono uno dei posti meno esplorati dall'uomo.

Solo il cinque percento dei fondali marini è stato mappato topograficamente, il che significa che il 65% dell'intero pianeta (senza contare le masse continentali) resta relativamente sconosciuto. Eppure, dagli albori dell'esplorazione spaziale, la NASA è riuscita a mappare Mercurio, il pianeta nano Cerere, quasi tutto Venere e persino Marte, che dista oltre 220 milioni di km da noi. Per non dimenticare, poi, le immagini satellitari incredibilmente dettagliate che abbiamo scattato a ogni anfratto lunare.

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Mappa topografica ad alta risoluzione di Marte.Immagine: NASA/JPL/USGS

Ora, però, un gruppo internazionale di esperti marini che fa parte del General Bathymetric Chart of the Oceans (GEBCO), un'organizzazione oceanografica fondata nel 1903, dice di voler semplicemente che il futuro dell'esplorazione marina vada al passo con la corsa allo spazio.

Questa settimana al Forum for Future Ocean Floor Mapping—un simposio dove scienziati, oceanografi, enti governativi e ONG si riuniscono per parlare di temi che riguardano l'oceano globalmente—la no-profit ha espliticato le proprie intenzioni per una missione dalle proporzioni degne della NASA per far sì che il fondo del mare sia mappato digitalmente centimetro per centimetro.

"Dal 1991 sappiamo di più sulla topografia di Marte che su quella del fondo del mare, e gli oceani hanno sicuramente un impatto molto più diretto sulla nostra vita rispetto alla superficie di Marte," ha dichiarato questo mese il vice ammiraglio Shin Tani, presidente della commissione del GEBCO.

I sentimenti del vice ammiraglio Tani fanno eco alla rivalità di lunga data tra la NASA e la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA). Per anni, l'agenzia spaziale ha surclassato la NOAA in termini di finanziamenti, copertura mediatica, innovazione nel settore privato e persino in fatto di entusiasmo generale.

"La ragione principale è che lo spazio profondo è un posto lontano, ostile e sterile, il cui studio frutta poche scoperte importanti, ma un'abbondanza di dichiarazioni sensazionalistiche," ha scritto il sociologo Amitai Etzioni a proposito dell'evidente disparità su Issues in Science and Technology. "Di contro, gli oceani sono vicini, e il loro studio è una fonte potenziale di scoperte che potrebbero rivelarsi utili nella comprensione di tante problematiche, dal cambiamento climatico alle malattie."

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Nei piani fiscali per il 2017, la Senate Appropriations Committee ha assegnato alla NOAA 5,7 miliardi di dollari, che sono circa 33,5 milioni in più di quanto ricevuto dall'agenzia quest'anno. La NASA, d'altro canto, ha ricevuto una somma aggiuntiva di 21 milioni di dollari, su un totale che arriva ai 19,3 miliardi per i programmi del 2017.

"È una questione di impegno," ha detto alla BBC Larry Mayer, direttore del Center for Marine Science and Coastal Engineering dell'università del New Hampshire. "Potremmo mappare l'intera profondità degli oceani con solo 3 miliardi di dollari—meno di quello che costa una singola missione su Marte."

Tecnicamente parlando, grossa parte del suolo sottomarino è già stata mappata, ma d una risoluzione di soli cinque chilometri, che al massimo mostra un'approsimazione grossolana dei fossi e delle montagne sottomarine. Se paragonata alla risoluzione a 20 metri delle mappe marziane, qualsiasi cosa prodotta dalle batimetrie è chiaramente anni luce indietro.

Batimetria dell'area di ricerca MH370. Immagine: YouTube/Geoscience Australia

A differenza delle lune e dei pianeti, il suolo sottomarino non può essere mappato con i radar, perché l'acqua del mare tende a bloccare le onde radio dei satelliti. Per riuscire a produrre immagini in alta risoluzione del fondo del mare, gli esperti hanno bisogno di impiegare una serie di sofisticate tecniche sonar, che possono mappare un frammento infinitesimale degli abissi marini ad una risoluzione di circa 100 metri.

I sistemi sonar sono stati usati per localizzare l'aereo della Malaysia Airlines scomparso nel 2014, e, per coincidenza, hanno scoperto vulcani sottomarini estinti, creste e fossati fino a quel momento sconosciuti agli esploratori.

"I dati batimetrici ad alta risoluzione acquisiti di recente hanno permesso di vedere queste caratteristiche del suolo sottomarino per la prima volta," ha dichiarato l'Australian Transport Safet Bureau. "Rivelano anche dettagli dei fondali che non erano visibili dai dati batimetrici satellitari a bassa risoluzione usati finora."

Al momento, progetti ambiziosi come la Shell Ocean Discovery Xprize Challenge stanno cercando di sfruttare l'ingegnosità delle persone nel mondo per mappare il fondo del mare. Persino il regista hollywoodiano James Cameron ha investito tempo, denaro e risorse per la causa.

Per ora, ad ogni modo, l'eventualità che l'esplorazione degli oceani diventi una priorità resta oscura tanto quanto quegli stessi abissi marini.