Foto dalla nuova scena rap italiana

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Musica

Foto dalla nuova scena rap italiana

Questi ritratti raccontano il lato più umano della nuova scena rap italiana.
Mattia Costioli
Milan, IT

Non abbiamo più nemmeno una parola da spendere per raccontare la nuova scena rap italiana ed è per questo che abbiamo deciso di farvi vedere un po' di fotografie e quelle di oggi sono offerte da Francesco Cerutti, in arte Francis Delacroix (e su Instagram @younggoats). Francesco ha 21 anni, è originario di Torino, lavora come produttore, fotografo e (negli ultimi mesi) si è messo a scrivere la sceneggiatura di un film. I suoi ritratti su pellicola hanno vestito di abiti nuovi i protagonisti della nuova scena rap italiana e per questo l'abbiamo intervistato e ci siamo fatti dare un po' di scatti in esclusiva.

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Noisey: Come hai iniziato a scattare fotografie?
Francesco: È successo un anno e mezzo fa, un po' per gioco. All'inizio scattavo solo con un'istantanea Fuji, poi ho iniziato a lavorare su pellicola. Le mie prime fotografie erano tutte foto dei miei amici, che scattavo per allenarmi più che altro.

Hai iniziato a scattare le foto dei rapper e di altri componenti della scena per caso, o era già un genere che ti appassionava?
Ascoltavo tanto rap, soprattutto americano ed è da lì che mi ispiravo per i miei primi ritratti. Un giorno ho conosciuto degli amici che lavoravano con il grafico della Dark Polo Gang e, siccome gli serviva un fotografo per un'occasione in particolare ho avuto modo di lavorarci e conoscerli.

E da lì ti è venuta l'idea di portare avanti un progetto di ritratti della "nuova scuola"?
Sì, considera che è successo pochissimo tempo fa, saranno tre mesi che ho cominciato a stare dietro alla scena rap italiana con l'idea in testa di raccontarla attraverso questi ritratti.

Prima hai fatto altre cose affini?
Sono stato tre mesi a Los Angeles e, anche se non avevo contatti, sono riuscito a intrufolarmi nel giro di Tyler the Creator. Lui e i suoi amici sono molto tranquilli e si ritrovano sempre in uno skate spot a Babylon. Non si fanno nessuna paranoia da "divi". Le altre foto che ho fatto sono tutte scattate dal punto migliore che sono riuscito a raggiungere durante i concerti a cui sono stato, non è che avessi chissà quali agganci.

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Quali altri progetti hai portato avanti con il moniker  younggoats?
Sul mio sito c'è una rivista che ho stampato quando ero a Los Angeles per far girare un po' il mio nome nell'ambiente. In quel momento lì ho capito che c'era un riscontro da parte del pubblico e poi la cosa è proseguita su Instagram, dove si è creato un bel dialogo tra me che carico le foto e gli utenti che le guardano. Sempre sul mio sito ci sono anche altre cose legate alle mie passioni, come alcune tracce che ho registrato come produttore, a breve dovrebbe anche uscire un mio album.

Da quando hai iniziato a fare le foto ai rapper come è cambiato il pubblico che guarda le tue fotografie?
Cose da pazzi. Per un po' ho avuto il mio numero di telefono su Instagram e la gente mi telefonava per chiedermi com'era Tony o dove potevano incontrarlo.

Su cosa ti stai concentrando per il futuro?
Vorrei che i miei ritratti riuscissero in qualche modo a raccontare la storia di tutta la scena italiana. Magari li raccolgo in un libro di duecento pagine… No?