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Italia

Una giornata nella "lavanderia di Papa Francesco"

Da poco ha aperto a Trastevere una lavanderia gratuita per i poveri intitolata al Papa. Ci siamo stati per vedere come funziona e quanto è importante per chi la frequenta.
Sergio, accolto dalla comunità qualche anno fa, oggi è un volontario. Foto di Melania Andronic.

Papa Francesco era un papa pop ancora prima di essere menzionato da Calcutta accanto al Frosinone in serie A nell'ormai celebre canzone del cantautore di Latina. Ed è divenuto pop perché è "uno di noi," o almeno di certo gli piace farcelo credere: una persona che se ha bisogno di una nuova montatura si reca personalmente in negozio ad acquistarla, idem se ha bisogno di un paio di scarpe ortopediche (sul Messaggero, c'è scritto che la Farmacia non ha fornito indicazioni sulle scarpe acquistate "per motivi di riservatezza". Mi domando quali possano essere).

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L'altro elemento che ci serve introdurre è che, nell'arco del suo pontificato, il Papa ha a più riprese manifestato il suo apprezzamento per la Comunità di Sant'Egidio, un'associazione internazionale che, sin dalla sua fondazione nel 1968, si occupa in diversi modi di persone economicamente e socialmente emarginate. Molto attiva nella nostra penisola, con sette sedi solo a Roma, la Comunità di Sant'Egidio ha come scopo precipuo la messa in pratica degli insegnamenti evangelici: che suona come una cosa con cui non vorrei avere a che fare, se non che meritano di essere segnalati lo sforzo dei suoi membri per sensibilizzare sul tema dell'abolizione della pena di morte e la promozione del dialogo interreligioso.

Sebbene non manchino le critiche, relative sopratutto all'impenetrabilità della sua struttura organizzativa, la Comunità è diventata un punto di riferimento per i senzatetto dell'Urbe (che sarebbero 7.800, secondo un'indagine risalente al 2014) e Bergoglio vi si è recato spesso in visita, anche recentemente.

Il legame con il Papa, in particolare, si è concretizzato il 10 Aprile 2017 con l'apertura di una lavanderia, "la lavanderia di Papa Francesco", appunto, situata nel cuore di Trastevere e gestita dai volontari della comunità, i cui servizi sono totalmente gratuiti. Il nome ovviamente non significa che il Papa si sia dato al terziario, ma è dovuto al fatto che l'iniziativa è nata dopo l'invito del Papa a "dare spazio alla fantasia della misericordia per dare vita a tante nuove opere."

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Ora: si può avere qualsiasi opinione su Bergoglio, ma non credo si possano negare alcuni suoi meriti: per esempio questa della lavanderia, da qualsiasi parte la si guardi, da un punto di vista neutrale, è un'iniziativa meritevole di essere approfondita nel dettaglio. Anche se in effetti non ho capito perché dovrebbe essere considerata una sua iniziativa, a parte per il nome e per il fatto che l'ispirazione è venuta dal suo richiamo alla "fantasia".

Per verificare lo stato e il funzionamento della lavanderia, sono andato a Trastevere un sabato pomeriggio, nella sede della Comunità di Sant'Egidio dove è collocata la lavanderia. Spoiler: mi sono sentito a disagio per tutto il tempo della mia permanenza all'interno della lavanderia, il cui clima pacificato e disteso era perturbato dalla presenza dei giornalisti.

Ad aspettarmi c'era Carlo Santoro, uno dei responsabili del servizio per i senzatetto, che mi ha fatto da guida all'interno della struttura. La "struttura" è un semplice cubicolo che accoglie sei lavatrici e altrettante asciugatrici donate da una grossa corporation, utilizzabili dai senzatetto con l'aiuto dei volontari che danno loro una mano a caricare e scaricare i panni.

"Questa città non è particolarmente ospitale nei confronti dei poveri, per questo motivo ritengo che questo segnale sia fortissimo e necessario", mi dice Carlo, "perché ci aiuta a non dare per scontato per tutti ciò che lo è per noi. Ad esempio, è difficilissimo per i poveri trovare un bagno, perché nei bar spesso non li fanno entrare, siccome hanno gli zaini."

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Carlo, della comunità di Sant'Egidio.

Ora, sempre fermo restando che potrebbero essere tutte intelligenti operazioni di marketing, Bergoglio, lungo il suo pontificato, si è mosso lungo la direttrice dell'aiuto concreto alle classi sociali inferiori (è così che i ricchi chiamano i poveri, per citare lo scrittore inglese G.K. Chesterton), e ha creato—sempre con quella cosa dell'invito alla fantasia probabilmente—anche grazie a numerosi sponsor, una serie di servizi a loro dedicati all'interno del Vaticano, dalle docce al centro medico, fino al barbiere, di cui la lavanderia sembra solo la punta dell'iceberg. "Ciascuno di noi può aiutare chi sta peggio," ricorda Carlo prima di congedarsi.

Dopo il giro di esplorazione con Carlo, resto solo in mezzo al continuo lavorio—un lavorio scout, se capite cosa voglio dire—dei locali lavanderia. Una delle tante volontarie che si trovavano lì in quel momento mi ha incuriosito per il suo portamento elegante e per l'alacrità con cui tentava di rendersi utile in qualche modo. Quando, vincendo la ritrosia che mi contraddistingue soprattutto quando mi rendo conto di essere totalmente inutile al mondo e privo di qualsiasi spinta di altruismo, le ho rivolto la parola per saperne di più su di lei e sulla sua attività di volontaria, ho scoperto che si trattava di una professoressa di lettere classiche in pensione.

La professoressa di lettere classiche che mi ha messo ancora più a disagio.

Come se non fossi già abbastanza a disagio mi ha anche redarguito quando le ho chiesto quale fosse il suo "lavoro" nella lavanderia: "Lavoro è un termine che non mi piace, perché implica un do ut des. Preferisco operare, perché quello che mi danno tutti loro [le persone che aiuta] è impagabile".

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Vincere il mio sentirmi fuori luogo, per le ragioni di cui sopra, è stato ancora più difficile con i senzatetto, che erano tre e venivano continuamente vessati dai giornalisti. Il fatto che chiedessero ai senzatetto di mettersi in posa per essere fotografati mentre tiravano fuori i vestiti dai cesti era di un cinismo francamente eccessivo, a fare da contraltare al quale ci ha pensato una meravigliosa ragazza che si trovava lì con noi, una meravigliosa e bionda ragazza riccia dagli occhi verdi a cui non ho avuto il coraggio di rivolgere la parola.

L'unica senzatetto con cui sono riuscito a parlare è stata Rossella, che vive in strada col suo compagno, e mi ha raccontato quanto sia importante avere a disposizione degli abiti puliti, "anche per presentarsi magari a un colloquio di lavoro."

Per quanto riguarda il funzionamento delle lavatrici ed asciugatrici, c'è poco da dire—funzionano come le normalissime lavatrici e asciugatrici che sono, immagino.

Ora. Lasciamo stare per un attimo la Chiesa cattolica, il fatto che questa lavanderia sia intitolata a un Papa—e questo apre infinite possibilità di abbinamenti futuri tra 2.000 anni di chiesta cattolica e la gamma dei servizi terziari—lo scetticismo verso il magistero, il diritto a esercitare il proprio inveterato pirronismo di fronte a un gesto giusto. Il mio problema qui è cercare di far passare un messaggio senza risultare retorico o peggio—per utilizzare un termine che attraverso internet si è metastatizzato nella coscienza collettiva nazionale—"moralista".

Una volta ho letto, in un fumetto di Uncle Scrooge di Don Rosa, che essere povero significa avere bisogno di due dollari e ritrovarsi in tasca un dollaro solo: l'importanza di un euro nella propria economia personale si comprende solo quando ne avresti bisogno e non lo hai.