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Tecnologia

La globalizzazione e la scomparsa delle lingue minoritarie

Alla scomparsa delle lingue è stato connesso un altro fattore: la globalizzazione economica.
Paris's 'Le Mur Des Je T'Aime', which features the words "I love you" in hundreds of languages. Image: Oh Paris/Flickr

Più il mondo diventa connesso, più la diversità linguistica tracolla a una velocità senza precedenti.

Il quaranta percento delle 7000 lingue esistenti al mondo rischiano di scomparire, secondo le stime dell'Endangered Languages Project. Questa tendenza è intrinsecamente connessa alla globalizzazione economica, come indicato dal nuovo studio pubblicato su Proceedings of the Royal Society B.

L'impatto dell'intreccio tra le economie globali sulla varietà linguistica viene sostenuto da anni da linguisti come Lenore Grenoble dell'università di Chicago. È un argomento che ha le sue radici negli anni '70, quando Herbert Schiller propose la molto discussa teoria dell'imperialismo culturale, che affermava che le nazioni economicamente più potenti avessero un'immensa influenza culturale sui paesi più deboli in cui penetravano. Tuttavia questa connessione non è stata quantificata, fino ad ora, secondo quanto affermano i ricercatori che si sono occupati dello studio.

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"L'effetto dominante di un singolo fattore socioeconomico, il PIL pro capite, sul tasso di crescita dei parlanti suggerisce che la crescita economica e la globalizzazione […] siano gli elementi maggiormente responsabili del declino del numero delle lingue recenti (soprattutto dal 1970 in poi), ad esempio, a causa degli avanzamenti politici ed economici e delle dinamiche socioeconomiche della globalizzazione," concludono i ricercatori.

Nello studio i ricercatori hanno prima di tutto stabilito quali fossero le lingue a rischio, tenendo i considerazione i dati forniti dalla IUCN Red List of Threatened Species, che evidenzia quali siano i fattori di pericolo: la scarsità di persone che la parlano, il rapido declino di questo numero, e la ridotta estensione geografica.

Dopo aver esaminato i numeri usando le informazioni fornite da Ethnologue, una fonte di informazioni autorevole per i dati sulle lingue del mondo, i ricercatori hanno concluso che il 25 percento delle lingue del mondo sono nell'imminente pericolo di scomparire per sempre.

Questo grafico dallo studio presentato mostra i luoghi in cui le lingue si sono estinte (in arancione) o sono a rischio (i blu). Le zone nere sono esposte ad entrambi i fenomeni. Secondo gli autori, "le aree blu, che possiedono un numero molto grande di lingue in pericolo e in cui ci sono stati alcuni eventi di completa estinzione, sono quelli in cui dovrebbero essere maggiori gli sforzi per la conservazione."

Le lingue a rischio risultano essere numerose in paesi economicamente sviluppati, come la zona nord-occidentale del Nord America, Europa e Australia, regioni in cui l'economia è in crescita, secondo i ricercatori. Hanno condotto test per verificare se ci fossero relazioni tra il pericolo di estinzione e fattori ambientali, come le precipitazioni la temperatura e l'altitudine, tuttavia il PIL pro capite è risultato essere il fattore maggiormente correlato allo status di queste lingue.

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"Le nostre scoperte evidenziano il contrasto tra la condizione delle lingue a rischio e i luoghi economicamente sviluppati e in via di sviluppo in cui esse sono parlate," hanno scritto i ricercatori. "In regioni economicamente avanzate, come il Nord America e l'Australia si è già verificata l'estinzione di molte lingue, probabilmente a causa degli effetti negativi degli sviluppi economici, legati a quelli politici ed educativi."

Certamente vi sono altri fattori oltre al PIL che hanno un ruolo nella scomparsa delle lingue. Secondo l' UNESCO "le lingue sono minacciate da forze esterne come l'assoggettamento militare, economico, religioso, culturale o educativo, o da forze interne come l'attitudine negativa della comunità nei confronti della propria lingua." Anche Internet è stato citato tra i fattori connessi all'estinzione delle lingue minoritarie in virtù del cosiddetto digital divide che esclude alcuni gruppi e ne privilegia altri (e privilegia la loro lingua).

Dunque le scoperte effettuate potrebbero avere delle serie implicazioni che si situano all'intersezione tra il potere economico e l'egemonia culturale. Nonostante la teoria sembri scaturita direttamente da una polverosa aula di biblioteca, lo studio dà peso al gran numero di teorie esistenti che connettono il potere economico al controllo culturale. Nello specifico viene in mente il concetto di "soft power" delle riflessioni di Joseph Nye, che definisce l'abilità di una nazione potente di "stabilire le regole del gioco" per i paesi più deboli, sia in campo culturale che economico.

Più cresce il potere economico, secondo questa visione, più crescono le opportunità di usare questa influenza per piegare le istituzioni culturali ai voleri del gruppo dominante. La lingua senza dubbio è un dominio fondamentale per la cultura, ed è intrinsecamente connesso al potere economico. Ed è questo che significa il riferimento dei ricercatori allo "sviluppo politico ed educativo".

Sfortunatamente non è ancora chiaro come una cultura possa essere preservata dalla dominazione economica di un determinato paese. Tra gli sforzi che si stanno mettendo in atto c'è la catalogazione e l'insegnamento delle lingue su Internet. L'unica certezza, concludono i ricercatori, è che gli sforzi per la preservazione dovrebbero essere concentrati nelle aree a rischio in cui l'economia è in crescita. Se questo non verrà fatto il prezzo da pagare sarà la perdita di grandi e importanti porzioni della cultura umana, scambiata in favore della prosperità economica.