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Tecnologia

Il cemento mangia smog

TX Active è un materiale italiano che assorbe lo smog dall'ambiente circostante e resta bianco nel tempo.

Luigi Cassar indosserà una cravatta tricolore alla cerimonia di premiazione del prestigioso European Inventor Award, con la speranza che gli porti fortuna. La cerimonia, che si terrà il 17 giugno a Berlino, premierà gli inventori le cui tecnologie sono state più influenti negli ultimi anni. Per dare un'idea del prestigio di questo premio, tra i vincitori delle scorse edizioni ci sono gli ideatori dell'USB e quelli della tecnologia LCD.

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Cassar, che gareggerà nella categoria "Industria", è un chimico italiano che ha inventato TX Active, un tipo di calcestruzzo con l'incredibile capacità di restare bianco negli anni e ridurre lo smog nell'area circostante. Ho parlato al telefono con lui per sapere qualcosa in più sul premio e sulla sua invenzione.

MOTHERBOARD: Il cemento TX Active assorbe lo smog e resta bianco a distanza di anni. Originariamente la formula è stata pensata per motivi esclusivamente estetici?

Luigi Cassar: Sì. Le ricerche sono iniziate in occasione della costruzione della chiesa Dives in Misericordia, il cui progetto dell'architetto Richard Meier prevedeva la costruzione di ampie "vele bianchissime". Papa Giovanni Paolo II voleva che le vele si mantenessero particolarmente bianche nel tempo, come simbolo duraturo del Giubileo del 2000. Dato che l'intenzione era quella di realizzarle in calcestruzzo, abbiamo elaborato questo sistema fotocatalitico di tenuta del colore.

Quindi la scoperta della sua capacità di purificare ha a che vedere con un miracolo.

Non direi, da un punto di vista chimico non è stata una sorpresa. Ovviamente la prova empirica l'abbiamo avuta con le analisi successive alla costruzione della chiesa. Il principio attivo sfrutta l'energia solare per scomporre le sostanze dannose prima che queste formino residui sulle superfici e ne modifichino l'effetto estetico.TX Active agisce principalmente sui NOx, tra i più dannosi agenti inquinanti del traffico urbano, purificando tanto le superfici quanto l'aria. A sorprenderci è stato il fatto che concentrazioni di principio attivo molto basse avessero un'efficacia così alta; secondo i calcoli, se il 15 percento di una città come Milano venisse anche solo rivestita da questo materiale, avremmo una riduzione dello smog del 50 percento.

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Il suo prodotto costa il dieci percento in più di un cemento normale. Considerate le alte potenzialità e il prezzo competitivo, avrebbe potuto praticamente sostituirlo. Secondo lei perché non è ancora accaduto? Pensa che accadrà?

Il primo periodo è servito per comprovare la costanza e la durata dell'effetto. Ormai sono passati molti anni dalle prime applicazioni e siamo riusciti a dimostrare che il materiale resta invariato. Non è assolutamente una questione di prezzo, perché il costo del cemento influisce in maniera minima sul costo totale di un fabbricato; più che altro il motivo è che generalmente il settore dell'edilizia è poco aperto all'innovazione. Ci sono paesi in cui il problema dell'incremento demografico e dell'inquinamento sono di grande attualità: il nostro obiettivo è di espanderci anche in queste zone del mondo.

Dov'è stato già impiegato il suo cemento?

Il cemento è in commercio dal 2006, ed è ormai molto diffuso. È stato utilizzato per numerosi edifici in Italia, Francia, Spagna, USA, Marocco, India… Oltre alla Dives in Misericordia di Roma, tra gli edifici più importanti ci sono la Cité de la Musique di Chambery, il quartier generale di Air France all'aeroporto Charles de Gaulle, il Vodafone Village a Milano e il centro di ricerca e innovazione di Italcementi a Bergamo. Un prodotto con lo stesso principio attivo sarà inoltre utilizzato per la costruzione del padiglione Italia dell'EXPO.

Il progetto del Padiglione Italia a EXPO 2015

Per un certo numero di anni lei ha lavorato come professore universitario, sviluppando alcuni temi in parallelo con il Prof. Richard Heck, che poi ha vinto il premio Nobel per la chimica. Però lei ha preferito continuare lavorare nel privato piuttosto che nella ricerca universitaria. È un bivio di fronte al quale si trovano molti giovani studiosi. Ha dei consigli da dare?

Purtroppo in Italia non ci sono molte opportunità di lavoro in grandi centri di ricerca. Quelli che abbiamo sono spesso troppo piccoli e non al passo con i tempi. Ai giovani studiosi consiglierei di concentrarsi sulla propria formazione, piuttosto che farsi sedurre dai facili guadagni.