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Siamo un po' più vicini a scoprire come smettere di fumare sul serio

Secondo le ultime ricerche, un percorso neuronale renderebbe più difficile smettere di fumare ad alcune persone.

Smettere di fumare è difficile, e non è un segreto. Il desiderio. Le lotte. Mangiare un sacco per compensare. Smettere significa disintossicarsi da una droga e da tutta una serie di abitudini. Alcuni ci riescono, altri passano anni a provarci, ma ogni volta ci ricascano. Ora la scienza dice che potrebbe anche esserci una componente biologica.

Uno studio recente ha analizzato un circuito cerebrale che inibisce i comportamenti abitudinari—le cose che facciamo senza pensarci. Per i fumatori di lungo corso, esiste un intero processo che avviene quasi senza doverci pensare: prendere la sigaretta, accenderla, aspirare. Soddisfa la voglia. "Chi fuma un pacchetto al giorno mette la sigaretta in bocca duecento volte al giorno, ogni giorno, per anni," dice Brett Froeliger, autore dello studio. "Diventa un automatismo."

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Comportamenti di questo tipo vengono messi in atto senza che nemmeno ce ne accorgiamo—sono automatici, dopotutto. Ma c'è una parte del cervello che può controllarli, e si chiama "inhibitory control network". Entra in gioco quando cerchismo coscientemente di non fare qualcosa che altrimenti faremmo senza pensarci. È anche il percorso da cui i fumatori deviano.

Per questoi ricercatori hanno deciso di analizzarlo e capire se poteva avere qualche effetto sullo smettere. Hanno cominciato con i fumatori che avevano deciso di smettere, e hanno chiesto loro di fare qualche attività per cui fosse necessario inibire la risposta automatica. Dopo averli connessi a uno scanner cerebrale, gli studiosi hanno chiesto a questi soggetti di premere un tasto ogni volta che appariva sullo schermo un cerchietto colorato, tranne nel raro caso in cui ne apparisse uno di un certo colore. Dato che quest'ultima ipotesi era eccezionale, l'automatismo è subito diventato di schiacciare il tasto. Dovevano sforzarsi per non farlo.

I ricercatori hanno notato che l'inhibitory control network funziona con difficoltà nei fumatori. Alla fine dello studio, hanno rilevato che quelli che sono riusciti a smettere, effettivamente, avevano un sistema di controllo in generale meno responsivo, ma con migliore comunicazione tra alcune delle sue parti chiave. Insomma, i loro cervelli non facevano poi così fatica a inibire l'automatismo.

Un secondo studio ha portato a risultati simili in un lasso di tempo molto inferiore. Questa volta, a ogni fumatore è stato dato un pacchetto aperto di sigarette (della loro marca preferita, ovviamente), un accendino e un posacenere. Per ogni sei minuti senza fumare ricevevano un dollaro—un piccolo incentivo a inibire l'automatismo. Di nuovo, quelli con connessioni più forti tra le varie parti del sistema inibitorio resistevano più a lungo. Si sono dimostrati più bravi a controllare i propri impulsi irriflessi.

Tutto fa pensare che ci sia una componente biologica nello smettere di fumare: il funzionamento del cervello di ognuno è fondamentale, e può essere diverso da quello di qualcun altro che sta smettendo. Il prossimo passo, secondo i ricercatori, sarà trovare vie (comportamentali o farmacologiche) per rafforzare la comunicazione tra le varie aree di questo sistema inibitorio. Questo potrebbe dare ai fumatori la spinta necessaria per non accendere la prossima sigaretta.

Questo articolo è tratto da Tonic.