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Anonymous porta gli stupratori allo scoperto

Cosa ci insegnano i casi di Rehtaeh Parsons, Amanda Todd e le altre vittime di cyberbullismo.

Rehtaeh Parsons, via Facebook.

Update: Il commissario della polizia canadese Bob Paulson ha commentato la potenziale collaborazione con Anonymous dicendo, “Se vogliono lavorare con noi devono togliersi le maschere, purtroppo non credo siano pronti a farlo. Siamo aperti a collaborare con chiunque.” Hanno anche detto che, sulla base di “nuove e credibili informazioni”, il caso di Rehtaeh Parsons verrà riaperto.

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Nei giorni successivi al suicidio di Rehtaeh Parsons—l’adolescente di Halifax che si è tolta la vita dopo essere stata stuprata, fotografata e molestata—il gruppo attivista Anonymous ha lanciato una sfida alle autorità della Nuova Scozia. Anonymous dice di essere in possesso dei nomi di quattro sospetti e minaccia di divulgare le informazioni—finora circolate in ristrette comunità online—se giustizia non sarà fatta. In risposta alle critiche di chi ritiene le loro azioni "distruttive" ai fini delle indagini, Anonymous motiva il coinvolgimento alludendo ai vari crimini commessi in Nuova Scozia, aggiungendo che "una diciassettenne si è uccisa perché la polizia ha fallito nel suo lavoro.”

Ho parlato con un membro di Anonymous, coinvolto direttamente nelle operazioni per consegnare gli stupratori di Rehtaeh alla giustizia, per capire meglio le loro motivazioni.

VICE: Come avete ottenuto le informazioni che vi hanno portato ai nomi dei quattro sospetti?
Anonymous: Le informazioni che abbiamo raccolto vengono da una combinazione di ricerche su internet e informatori. È un lavoro molto più simile a quello di giornalisti che non di detective. Usiamo tecnologie di ricerca avanzate per setacciare internet alla ricerca di post, foto, video e tutto quello che ci serve. A distanza di anni, possiamo individuare dichiarazioni di sospettati fatte per mezzo di account di cui potrebbero benissimo aver dimenticato l'esistenza. Abbiamo anche sviluppato un certo livello di fiducia con la nostra community online. Studiamo le loro informazioni nello stesso modo in cui lo farebbe la polizia, con controlli incrociati e verifiche su coloro che ci forniscono le informazioni stesse. È in gioco anche un fattore psicologico. È importante conoscere le motivazioni che stanno dietro alla persona che ti sta procurando quei dati. Alcuni vogliono solo essere coinvolti, altri cercano vendetta. Non puoi nemmeno contare sempre sulla memoria delle persone; è importante testarli per capire se la veridicità della storia che ti stanno raccontando è stata compromessa dal tempo o dal loro stato emotivo.

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In questo caso sono state le fonti a contattarvi?
La maggior parte ci contatta direttamente, ma abbiamo rintracciato un po’ di loro esaminando le interazioni online fra la vittima e i sospettati.

Quali sono le informazioni che avete scoperto e che volete rendere pubbliche, per ora?
Solo metà del caso riguarda questi quattro adolescenti e il presunto stupro. I veri colpevoli qui sono gli adulti. Vorrei che questi ragazzi fossero puniti per quanto hanno fatto perché penso rappresenti un terribile esempio per gli altri giovani della Nuova Scozia, ma ancora di più vorrei che a pagare fossero la polizia e il sistema scolastico. Avevano la responsabilità di proteggerla, di dare sollievo al suo tormento. Hanno fallito. Ora sono tutti presi dallo scaricarsi le colpe di dosso. La scuola dice di essere stata all’oscuro dei fatti. La polizia sostiene che non hanno trovato nessuna prova. Sono entrambi colpevoli di incompetenza.

Cosa succederebbe se incolpaste le persone sbagliate?
Sono coinvolto in questa operazione proprio per prevenire l'eventualità. Non ero parte del caso Steubenville, non mi è piaciuto come è stato gestito. Le persone venivano contattate e in alcuni casi forzate a provare la loro innocenza. Eri considerato colpevole finché non provavi la tua innocenza. Ho una certa esperienza nella ricerca di persone online. Non pubblicheremmo nulla se non fossimo sicuri al 100 percento. Qui comunque le cose sono un po' diverse. I ragazzi che hanno commesso l’aggressione ne hanno parlato pubblicamente. Le foto scattate durante lo stupro sono circolate nelle scuole, probabilmente fra le mani di centinaia di ragazzi—e qui mi ricollego all'affermazione di poco fa sull’incompetenza degli adulti.

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Sappiamo tutti chi erano gli ufficiali scolastici e di polizia e sappiamo che sono colpevoli. Penso sia importante notare che la magistratura spesso condanna alla prigione e, in alcuni Paesi, perfino a morte, persone innocenti. Quindi non ha senso comparare la magistratura ad Anonymous, ma non credo mi infastidirebbe che le nostre piste si sviluppassero l’una accanto all’altra, in collaborazione.

Come vorresti rispondere a un pezzo come quello di Chris Selley sul National Post, che afferma che i vostri sforzi non sono necessari?
Senza offesa per Chris Selley o il National Post, ma sembra insinuare che se la polizia non combina niente e un paio di stupratori la fanno franca, la reazione giusta è fregarsene e passare al caso successivo. Perciò, penso sia un imbecille. Fermiamoci un attimo e ipotizziamo che io abbia divulgato i nomi di questi stupratori… quale legge sto infrangendo? Presumo potrebbero citarmi per diffamazione. Ovviamente, per farlo dovrebbero provare che siano tutte bugie.

Ma è anche peggio: dice che dovremmo ignorare le foto che circolano nelle scuole perché probabilmente è una cosa che succede da sempre. Non possiamo mica aspettarci che la magistratura punisca tutti quelli che divulgano foto di stupri, scherziamo? È un “accettabile comportamento di routine fra adolescenti.” Quell’articolo riassume perfettamente la cultura dello stupro. Così facendo, Selley mette sullo stesso piano uno stupro e le foto sconce che una ragazza manda al fidanzato.

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Che similitudini vedi fra questo e il caso di Amanda Todd?
Penso che entrambe le morti fossero evitabili. Credo che la morte di Rehtaeh sarà sfruttata allo stesso modo. I politici andranno in televisione, come hanno già fatto, e diranno che ora è ora di affrontare seriamente il problema. Diranno che dobbiamo fare di più e poi probabilmente annunceranno un finanziamento per qualche studio sul bullismo—o parleranno di come si dedicheranno a risolvere il problema. Se si potesse risolvere il problema del bullismo semplicemente parlandone nei notiziari, sarebbe già scomparso da tempo. Cosa può fare il ministro della giustizia per fermare il bullismo? È ad anni luce dal problema. Abbiamo bisogno che ci sia azione dentro le scuole, dove i ragazzi la possono sentire.

Come vi comporterete se la polizia canadese non farà nulla per il caso di Rehtaeh?
Penso che qualcuno dovrebbe avvisare le donne che frequenteranno lo stesso college di quei ragazzi che il tizio seduto accanto a loro non ha alcun rispetto per la loro umanità e che probabilmente le violenterà non appena ne avrà la possibilità. Molti hanno detto che dovremmo tenere in considerazione esclusivamente i desideri di Leah Parsons, ma penso che come gruppo abbiamo una responsabilità verso ogni giovane donna, in quanto potenziale vittima. Ho lavorato a stretto contatto con un gruppo di persone per scoprire tutte queste informazioni e ne discuteremo fra di noi, considerando tutte le ripercussioni e sperando di prendere la decisione giusta.

Alla luce della vostra operazione, come vuoi rispondere alla madre di Rehtaeh, che ha chiesto che non ci fossero più atti di giustizia per mezzo di vigilantes o “bullismo” in relazione alla morte della figlia?
La cito, “Penso dovrebbero essere giudicati per quello che hanno fatto. Non voglio che subiscano aggressioni.” Non vedo come questo possa essere in conflitto con le nostre intenzioni. Anonymous non sostiene in alcun modo che questi individui debbano essere aggrediti fisicamente. Tuttavia, siamo stati in contatto con la signora Parsons. Abbiamo condiviso con lei le informazioni e le abbiamo detto che per ora non le avremmo rese pubbliche. Non l’abbiamo fatto perché aspettiamo il momento giusto. Abbiamo stanato un sacco di nuove piste per la polizia e speriamo che le seguano, non vogliamo compromettere la loro indagine.

Nella vostra intervista a The Current della CBC, Anna Maria Tremonti vi ha chiesto del ruolo di Anonymous nella faccenda Kody Maxson, il presunto molestatore di Amanda Todd. Chiaramente si basava sulle dichiarazioni della polizia, per le quali non rappresentava una persona interessata ai fatti, ma le mie indagini private dimostrano che Kody è legato a un circolo di ricattatori sessuali, ha diverse accuse di molestia sessuale a suo carico, anche su minorenni, e ha ammesso al Vancouver Sun che “in un certo senso” conosceva Amanda Todd. Non avete risposto direttamente alla domanda—come rispondereste ora?
Quello che avrei dovuto dire ad Anna Maria Tremonti quella mattina, quando ha menzionato Amanda Todd, è questo: i media continuano a fare paragoni con Amanda Todd, nella maggior parte dei casi per mostrare che in passato Anonymous ha fallito nell’identificare sospetti. Come già sapete (perché VICE ha fatto le sue doverose ricerche a riguardo) Kody Maxson era l’individuo che Anonymous ha indicato come il cyberstalker che credevamo avesse spinto Amanda Todd a suicidarsi. La polizia l’ha etichettato come una persona estranea ai fatti, ma poco tempo dopo lui ha affermato di aver lasciato il Canada per essere stato accusato di molestia sessuale su un altro minore. Kody Maxson non è un esempio di come Anonymous abbia sbagliato nell’identificare un sospettato, è un altro esempio di quanto pigra e mal equipaggiata sia la polizia nel gestire questo tipo di crimini. Credo che Kody Maxson sia il motivo per cui Amanda Todd è morta e grazie al fatto che la polizia usa metodi di investigazioni datati, è probabile che non verrà mai assicurato alla giustizia.

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