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Perché tutti stanno impazzendo per lo "smalto antistupro"?

L’essere molto consapevoli della mentalità sessista, dove alla vittima viene data la colpa delle violenze che ha subito, non deve impedirci di creare cose capaci di dare sicurezza in una situazione altrimenti vulnerabile.

Foto per gentile concessione dell'autrice.

Su internet ci sono un sacco di idioti. E fin qui credo saremo tutti d’accordo. A volte basta anche solo farsi un giro su questo sito. Eppure scavando un po’ più in profondità, oltre la solita palude di troll d’ogni sorta, potrete trovare un’altra specie di imbecilli. Queste persone non passano semplicemente il tempo a commentare con disinvoltura un post dopo l'altro. Questi vigilanti di internet sono impegnati a ripulire il mondo da qualsiasi cosa sia anche solo lontanamente offensiva per qualcuno. Fanno vignette come questa. Sono l’equivalente umano della penna rossa con cui la vostra maestra sottolineava gli errori nei compiti in classe.

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E il motivo per cui ne parlo è uno smalto per le unghie. Più precisamente, lo smalto "antistupro" studiato da alcuni studenti americani e che in futuro potrebbe consentire a chi lo indossa di scoprire se ciò che si sta bevendo è stato trasformato in un Rohypnol on the rocks solo immergendoci il dito. È un’idea che chi è abituato a usare le dita per mescolare accoglierà senza problemi—altri, quelli che le dita le usano per far tornare su gli otto shot di tequila consapevoli che bere in settimana non era fin dalle premesse una buona idea, dovranno farci l'abitudine. Purtroppo però quest’invenzione è stata oggetto di grandi polemiche su internet—e non sono del tutto sicura di averne compreso il motivo.

Non è un’idea così incredibile o rivoluzionaria. Innanzitutto, è ancora allo stadio iniziale. Inoltre, nessuno ha proposto di introdurre dei microchip anti-immigrazione clandestina che esplodono quando scade il visto lavorativo, o di obbligare quanti affetti da disturbi della personalità a indossare quegli anelli che cambiano colore in base alla temperatura corporea. Certo, ci sono in gioco un bel po’ di problemi, in particolare il fatto che questo prodotto potrebbe rinforzare la pericolosa idea che una donna che non lo indossa si stia “esponendo a un rischio.” Ma l’essere molto consapevoli di questa mentalità sessista, dove alla vittima viene data la colpa delle violenze che ha subito, non dovrebbe impedirci di concepire cose che possano dare sicurezza in una situazione altrimenti vulnerabile.

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Insomma, io penso che quest’idea sia a) una buona idea e b) molto meno grave dei manifesti della campagna di sensibilizzazione contro lo stupro raffiguranti una donna in abiti succinti e con del mascara che le cola sul viso.

Foto via Flickr

Ecco, pur essendo una persona che scrive su internet e che si considera una femminista, non ho centrato il punto della questione. La BBC, per esempio, ha riferito che un sacco di gente si è indignata per l’invenzione—e non perché lo smalto verrà sviluppato in una gamma limitata di colori. Sempre la BBC ha sottolineato in modo piuttosto divertente che “a sorpresa, l’inevitabile polemica si è scatenata tra chi è contrario allo stupro,” come se si aspettassero che a protestare sarebbero stati invece i sostenitori dello stupro, arrabbiati per l’invenzione di un nuovo metodo per impedir loro di violentare le donne. Se mi sforzo, riesco a immaginarmi come devono essere andate le cose nella redazione della BBC, “Aspettate che lo scoprano gli stupratori, vedrete quanto se ne parlerà su Twitter.”

Ma non è andata così, e per ora i gruppi pro-stupro sono rimasti stranamente in silenzio. Invece ci sono un sacco di persone che si occupano di questioni di genere e femminismo che si sono schierate contro quest’invenzione. Perché? Be’, principalmente per un sacco di ragioni che sono tutte molto vere, ma del tutto slegate l’una dall’altra o sostenibili all’atto pratico. L'obiezione più utilizzata e più trita è la classica “Invece che costringere le donne a usare questo smalto, perché non smettete di violentarle?” Come se bastasse dare più potere a questi attivisti da salotto per assistere in tutto il mondo alla nascita comunità di recupero piene di stupratori che leggono Jezebel e, con le mani sulla fronte, si chiedono come abbiano potuto comportarsi in modo così rozzo e sconsiderato.

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Non intendo assolutamente sminuire il lavoro degli attivisti contro lo stupro, ovviamente. Ma è difficile non trasalire quando la risposta alla notizia di un nuovo prodotto che potrebbe assicurare una certa protezione a persone vulnerabili è, “Be’ allora perché non chiediamo agli stupratori di indossare anche loro uno smalto apposito.” Sì, certo che in un mondo ideale uno stupratore verrebbe catturato prima che diventi uno stupratore e nessuno stuprerebbe mai nessuno. Ma purtroppo non viviamo in un mondo ideale. Non ancora, perlomeno.

Rape prevention nail polish sounds like a great idea but I’m not sure how you’re going to get men to wear it

— Andrea Grimes (@andreagrimes) 26 Agosto 2014

Queste prese di posizione semplicistiche e basate su un assolutismo morale li fanno sembrare dei bambini incapaci di capire il concetto di reato. Fornire alle persone degli strumenti che consentono loro di proteggersi e tutelarsi non è la stessa cosa che dare la colpa alle vittime per le violenze che subiscono o consigliar loro di prendere “precauzioni.” La cosa triste è che queste e altre misure di sicurezza—come ad esempio i salvavita o lo spray al peperoncino—vengono vendute praticamente solo alle donne. Forse se si parlasse di più di come la violenza fisica e sessuale sia un rischio anche per gli uomini l'impressione di discriminare le donne sarebbe un po' meno forte.

Per concludere, è importante ricordare che questo smalto non previene lo stupro. Rileva soltanto la presenza di una certa sostanza. E sapete una cosa? È utile. Uno studio condotto tra gli studenti delle università americane ha stabilito che il 5,3 percento degli episodi di violenza sessuale nei campus avviene in questo modo.

Nonostante la percentuale sia relativamente bassa, la pratica di drogare i drink sembra piuttosto comune, e in giro ci sono sempre e comunque un sacco di stronzi desiderosi di tentare la fortuna. Ho ben due amiche che hanno dovuto farsi portare via in taxi da locali piuttosto tranquilli perché all’improvviso avevano perso conoscenza. Entrambe mi hanno detto che è stata un’esperienza molto imbarazzante, perché quando si sono alzate per andare in bagno tutti hanno pensato fossero ubriache. Prima ci si accorge che si è stati drogati, prima si può ottenere l’aiuto di cui si avrà bisogno. E se questo vuol dire dover pucciare un dito nel bicchiere e vedere di che colore diventa lo smalto, va bene così.

Una volta qualcuno mi ha consigliato di camminare al centro della carreggiata quando mi trovo a passare per strade poco illuminate e isolate, perché così sono in grado di capire subito se qualcuno ha intenzione di aggredirmi. Funziona—fatelo. Magari così facendo perderò il mio diritto a camminare sul marciapiede come tutti gli altri, ma non mi sembra si tratti di un grosso sacrificio. Ovviamente, in un mondo ideale il maniaco che tenta di aggredirmi verrebbe investito da un autobus, ma finché sui giornali non sentirò parlare di una strage di maniaci investiti dagli autobus continuerò a comportarmi nel modo che mi fa sentire più sicura—cosa che dovreste fare anche voi.

Segui Bertie su Twitter: @bertiebrandes