
Ma cos'è che è successo, in realtà? Un programma di nome Eugene Goostman ha partecipato a una competizione organizzata dalla Royal Society di Londra in occasione del sessantesimo anniversario della morte di Alan Turing. Nel corso dell'evento cinque "supercomputer" hanno intrattenuto conversazioni via chat con alcuni giudici, con l'obiettivo di ingannarli e passare per esseri umani. Alla base della competizione c'è la celebre idea esposta da Alan Turing nel 1950, quella per cui se una macchina è in grado di intrattenere una conversazione di senso compiuto con un essere umano, allora potrebbe venir considerata un essere senziente—in grado cioè di "pensare", in un certo senso.Il programma Goostman, esprimendosi in un inglese un po' stentato, ha finto di essere un ragazzino ucraino e sarebbe riuscito a convincere un terzo dei giudici (ovvero, il 33 percento della giuria). Su questa base, l'organizzatore dell'evento, il professor Kevin Warwick, ha dichiarato che il programma aveva superato la "soglia del 30 percento" richiesta per "passare" il test, inaugurando così una nuova era nel campo dell'intelligenza artificiale. "Questa tappa verrà ricordata come una delle più importanti nel campo," ha aggiunto.Sembra importante, sì, ma c'è un piccolo problema: la macchina non ha superato davvero il test di Turing. Per farlo, un'intelligenza artificiale deve poter suscitare un errore nell'esaminatore con la stessa frequenza con cui l'esaminatore sbaglia nel distinguere tra uomo e donna. Come scritto da Turing nella formulazione originale del test:
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