Quando si parla della cucina popolare napoletana bisogna mettere da parte, almeno per un momento, il concetto di “moderazione.” Non è un mistero: chiunque abbia mangiato in una trattoria della città sa che l’abbondanza di porzioni e condimenti è una costante difficile da ignorare.A Napoli una “alta cucina” locale esiste. E ha radici storiche molto solide.
Quello Neoborbonico è un movimento che nasce nell'associazionismo meridionale, e che si propone di riabilitare il Regno dei Borbone al Sud Italia, prima che la casata piemontese dei Savoia, dopo l’Unità del 1861, ne operasse una sorta di damnatio memoriae.
“Era un periodo illuminato”, denso di “primati e successi per le nostre aziende e le nostre industrie. Da qui nasce la mia personale esigenza di raccontare questo periodo ai nostri clienti.”
Se la vostra idea è quella di mangiare un’opulenta pasta e fagioli con cotica di maiale – magari cotta nello strutto –, qui non troverete niente del genere.
La regina Maria Carolina di Asburgo-Lorena, moglie di Ferdinando di Borbone, era parecchio invidiosa della sorella: la famosa Maria Antonietta, consorte di Luigi XVI, poi decapitata in pubblica piazza. Da brava sovrana raffinata, infatti, amava molto la Francia, e soprattutto la sua cucina. Mal sopportava quel rozzo di suo marito che si esprimeva solo in dialetto, amava la caccia e si dilettava col gioco d’azzardo. Quanto sarebbe stato bello, Maria Carolina pensava, portare un pezzo di quella elegante Parigi fra le stanze del palazzo reale di Napoli.E, poiché era pur sempre la regina, passò in breve tempo dal pensiero all’azione. Cominciò a chiamare a corte cuochi e pasticceri di origine francese: i cosiddetti Monzù – dal francese “monsieur” – i “signori” della cucina dell’epoca. Nasce, così, l’inedita accoppiata: prodotti napoletani al servizio della raffinata sensibilità transalpina. Una fusion che nemmeno il miglior nikkei odierno di tendenza. Ecco a voi la genesi della cucina gourmet napoletana. Quella che l’Archivio Storico ripropone attraverso le ricette del consultant chef Pasquale Palamaro, stella Michelin al ristorante Indaco del Regina Isabella.Maria Carolina di Arburgo, moglie di Ferdinando di Borbone, cominciò a chiamare a corte cuochi e pasticceri di origine francese: i cosiddetti Monzù – dal francese “monsieur” – i “signori” della cucina dell’epoca
Mi interessa poco quella parte di città quella parte della città che vive nel mito della pizza, d’’o sole e d’’u mandulino
Il mio obiettivo però è chiaro: avvicinare napoletani e turisti a quella che è stata la nostra storia, praticamente rimossa dopo l’unità d’Italia e il Regno dei Savoia.