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Il ragazzo brasiliano che sta documentando la sua fuga di prigione con dei selfie

Brayan Bremer è scappato da una prigione di Manaus e sta praticamente facendo il liveblogging della sua fuga, con foto e indicazioni.
Capture d'écran de la page Facebook de Brayan Bremer.?

Domenica scorsa un ragazzo è evaso da un carcere brasiliano insieme ad altri detenuti. E una volta fuori, ha cominciato a postare dei selfie su Facebook.

In uno di questi, si vedono Brayan Bremer—l'autore della foto, condannato a sette anni per narcotraffico—e un altro detenuto ricoperti di fango, circondati dalla foresta amazzonica.

Lo status: "In fuga dalla prigione".

I due farebbero parte di un gruppo di 72 detenuti evasi dal carcere "Antonio Trindade" di Manaus. Al momento sarebbero stati ritrovati una quarantina di fuggitivi, tra i quali Francisco de Assis Oliveira—che secondo O Globo apparirebbe proprio in uno degli scatti di Bremer.

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La foto ha fatto rapidamente il giro dei social, cosa che non ha impedito al ragazzo di postarne delle altre: in una di queste, l'evaso rivela esplicitamente il luogo verso il quale si sta dirigendo. "Maués sto arrivando: donne single, fatevi sotto" (Maués è una città a circa 300 chilometri da Manaus).

L'uomo, secondo O Globo, sarebbe ancora in fuga.

In questi giorni Manaus sta conoscendo anche un'altra crisi carceraria: quella della prigione "Anísio Jobim", a nord della città, dove di recente una rivolta di 17 ore è sfociata nella morte di almeno 56 detenuti, con 112 evasioni e diverse guardie prese in ostaggio durante uno scontro armato tra gang, emanazione 'dietro le sbarre' di gruppi criminali che agiscono nel paese—la Familia do Norte (FDN) e il Primeiro Comando da Capital (PCC).

Secondo il Folha de São Paolo, si tratterebbe del più grande massacro della storia del paese avvenuto in un penitenziario dopo quello di Carandiru nel 1992, durante il quale un'operazione di polizia aveva fatto addirittura 112 vittime.

Stando al segretario della Sicurezza Pubblica dello stato d'Amazzonia, Sergio Fontes, il Brasile starebbe assistendo a "una narco-guerra silenziosa": lo Stato "deve intervenire al più presto," dato che "le fazioni si battono ormai apertamente per il denaro e il controllo del territorio," ha continuato.

"I prigionieri hanno fatto quello che hanno voluto," e da dietro le mura di un carcere, "come uccidere membri dell'organizzazione rivale e ottenere garanzie sul fatto che non sarebbero stati aggrediti dalla polizia."

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Leggi anche: Le prigioni brasiliane sono praticamente controllate dalle gang criminali

Il Brasile conta attualmente più di 607mila detenuti, facendone il quarto paese con la più alta popolazione carceraria al mondo dopo USA, Cina e Russia. Solo dentro "Anisio Jobim" convivrebbero 1224 persone, in una struttura omologata per 454 detenuti.

Secondo uno studio dell'associazione Rede de Justiça Criminal pubblicato nel febbraio dello scorso anno, le possibilità di trovare la morte in un istituto brasiliano sono dieci volte più grandi rispetto a quella di morire in libertà—e in un paese che, di base, è già uno dei più pericolosi al mondo.


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