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Cinque domande su... la storia di Anna Frank con le maglie da calcio

Cinque, e sono comunque meno delle maglie che le hanno fatto indossare da quando è iniziata questa storia.

Quando ero piccolo non avevo videogiochi e una delle mie attività preferite era inventarmi una versione rudimentale di FIFA che consisteva nel disegnare pazientemente su un foglio di carta le rose complete delle 20 squadre del campionato italiano fatte di omini stilizzati del colore della maglia della squadra, ritagliare uno a uno i suddetti omini, scrivere dietro ognuno di essi nome e numero, compilare tutta una serie di tabelle che tenevano conto del valore del cartellino di ogni singolo giocatore oltre che del suo ingaggio e delle sue prestazioni sportive (in termini di presenze, gol e assist), stilare un bilancio di ogni squadra con cui fare un calciomercato estivo e invernale (sostituendo gli omini venduti con altri omini disegnati ad hoc), redarre un calendario del campionato e poi ovviamente—quando e se mi avanzava del tempo—giocare (la parte meno esaltante) a una specie di subbuteo in cui controllavo entrambe le squadre.

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Ne parlo perché stamattina ho visto quest'immagine twittata dall'account ufficiale di uno dei maggiori quotidiani italiani:

La notizia da cui parte tutto è questa: domenica scorsa la curva nord della Lazio, squalificata per cori razzisti nella partita precedente contro il Sassuolo, era chiusa. Durante la partita gli ultras laziali si sono quindi riversati allora in curva sud, solitamente occupata dai tifosi della Roma, apparentemente lasciando al loro passaggio una serie di adesivi antisemiti. Uno in particolare—che in realtà era stato già attaccato in giro per Roma nel 2013—raffigurava Anna Frank con la maglia della Roma. La cosa ha sconvolto tanti, ha fatto comprensibilmente discutere, c'è un post di Mentana al riguardo in cui ne fa un'esegesi francamente non necessaria, etc etc. Repubblica invece ha reagito con la foto qui sopra che va a illustrare un editoriale del direttore Mario Calabresi e l'hashtag #siamotuttiannafrank.

Ecco, ho qualche domanda su tutto questo.

COSA STA CERCANDO DI DIRCI REPUBBLICA?

Nel momento in cui scrivo questo articolo, alle 12.10, la foto di Anna Frank vestita da Serie A Tim è ancora in carosello sul sito di Repubblica come dimostra questa cattura del mio schermo.

Perché—appunto—quello che volevano dirci i tifosi laziali con la loro figurina è piuttosto chiaro e l'abbiamo capito tutti, non c'era nemmeno bisogno che arrivasse Mentana a spiegarcelo (come dicevo sopra) visto che insieme alla figurina in questione c'erano anche altri adesivi più eloquenti con scritto "romanista ebreo." Invece quello che vuole dirci Repubblica con il suo "siamo tutti Anna Frank" è un po' meno chiaro. Proviamo a capirlo analizzando l'editoriale di Mario Calabresi uscito oggi in prima pagina sul quotidiano, va bene?

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L'idea che l'immagine di Anna Frank possa essere utilizzata per insultare qualcuno è talmente arretrata e grottesca da squalificare per sempre chi l'ha pensata. (…) Grazie a lei generazioni hanno compreso cosa è stato il nazismo, cosa abbia significato vivere nascosti, essere deportati e morire in un campo di sterminio.

Ok. Tutto chiaro e condivisibile fin qui.

Quando ieri sera al giornale abbiamo visto la sua foto con la maglia della Roma, usata da un gruppo di ultrà della Lazio per infamare gli avversari, ci siamo indignati come tutte le volte che ci troviamo di fronte alla banalità del male.

Giusto.

Ma questa volta abbiamo pensato che è necessario fare un passo in più.

Sono d'accordo, l'indignazione è inutile se non ti porta ad agire per evitare che la cosa per cui ti indigni possa succedere ancora in futuro. Bravi.

Come è diventato possibile che Anna Frank sia considerata un modo per offendere? Ribaltiamo i piani, restituiamole il suo valore, trasformiamola in un omaggio, non lasciamola sola e in mano all'ignoranza.

Non mi piace dove sta andando questo discorso.

E allora Anna Frank siamo tutti noi, può e deve avere la maglia di ogni squadra, essere parte della nostra vita.

No, no, no no no no

Ogni club dovrebbe farne una bandiera, per rispondere senza esitazione alla deriva degli estremisti delle curve.

Ok, fatemi capire se ho capito. Secondo Repubblica il modo più corretto per rispondere a chi ridicolizza una cosa seria come Anna Frank sarebbe dire hey kiddo, guarda un po' qui, mettere la maglia della Roma ad Anna Frank non è una mancanza di rispetto se le ho già messo io tutte le maglie dei maggiori campionati europei *meme del tizio nero che si tocca la fronte col dito con lo sguardo furbetto*

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MA SOPRATTUTTO, PERCHÉ REPUBBLICA HA DECISO DI FARE DAVVERO LE ALTRE FIGURINE?

Intendo dire, la frase su Anna Frank che può avere la maglia di ogni squadra, per quanto imbarazzante, era già abbastanza per rendere il concetto. Potevano fermarsi lì. Perché hanno sentito anche il bisogno di renderla graficamente? Nessuno ha pensato che se quella frase in sé poteva, tramite qualche strana giustificazione per vie traverse, non risultare offensiva agli occhi di un sopravvissuto all'Olocausto, la sua resa grafica sarebbe sembrata più simile a un album Panini che non a uno statement indignato sull'antisemitismo? Chi è che ha pensato "uhm la figurina con la maglia della Roma era offensiva, potremmo rispondere indignati FACENDO LA STESSA COSA ALTRE CINQUE VOLTE"?

SCUSATE SE INSISTO SU QUESTO PUNTO, MA COM'È ANDATA ESATTAMENTE?

Immaginiamoci una riunione di redazione di Repubblica: seduti attorno a un tavolo ci sono Mario Calabresi e alcuni giornalisti che stanno discutendo di come impaginare il pezzo. È tardi, il giornale del giorno dopo deve andare in stampa e loro non hanno ancora trovato una soluzione. Il tavolo è pieno di bicchierini da caffè vuoti e accartocciati e di fogli con su abbozzi di disegni della prima pagina di Repubblica del giorno dopo.

"Mettiamo la foto della figurina di Anna Frank?" "No, da sola è offensiva."
"Una foto di repertorio?" "No, la figura ci deve essere se no non si capisce"
"La foto di tutti gli adesivi insieme?" "No, ormai l'hanno usata tutti."
"Idea: è se facessimo altre figurine?"

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E allora Mario Calabresi fa: "Uhm, spiegami un po' meglio 'sta storia delle figurine…" (Foto via Wikimedia Commons).

Qualcuno—diciamo tipo Ilvo Diamanti, solo per esigenze narrative—prova timidamente a obbiettare che non è una buona idea e che affiancare ad Anna Frank con la maglia della Roma altre Anna Frank milaniste, interiste, laziali, juventine, del Napoli ecc diventa una cosa un po' inquietante ma è troppo tardi, ormai l'idea è venduta.

E POI: DOBBIAMO ASPETTARCI DI VEDERE ANNA FRANK CON LE MAGLIE DI TUTTE LE ALTRE SQUADRE ITALIANE?

Perché lasciamo stare un attimo Repubblica: la questione Anna Frank è ormai tracimata, e man mano che scende sui pendii di internet prende velocità e aumenta di dimensioni fino a diventare una valanga che rischia di travolgerci tutti. Sono passate sei ore dall'uscita di Repubblica in edicola, ne sono passate anche meno dall'uscita online del pezzo di Calabresi con quella foto, eppure l'account Twitter del Carpi ha già fatto questo:

AH, E IN TUTTO QUESTO, DIMENTICAVO: QUALCUNO HA HACKERATO L'ACCOUNT TWITTER DI RENZI, VERO?

Mentre eravamo tutti impegnati a commentare la questione della figurina e la prima pagina di Repubblica è successo di nuovo. A ben vedere non è neanche la prima volta, vi ricordate la storia del selfie notturno con scritto "Io" no? Ecco. Dev'essere andata di nuovo come quella volta. Perché questo tweet non può averlo scritto lui. Assolutamente no. Mi rifiuto categoricamente di crederlo. È fuori discussione.

S

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