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L'ennesimo 'miracolo' di Trump: molti repubblicani doc ora sostengono Hillary

Da tempo i repubblicani temono che la nomination di Trump come candidato alla presidenza possa dare il via a un esodo dal partito. Questa fuga potrebbe essere già iniziata.
Foto di Justin Lane/EPA

L'incoronazione di Donald Trump a probabile candidato alla Casa Bianca del partito Repubblicano ha scatenato il panico tra alcuni illustri membri del partito, persone un tempo conosciute come repubblicane.

Martedì notte Lachlan Markay, che scrive per il sito conservatore Washington Free Bacon, ha bruciato la propria scheda elettorale repubblicana in un video che ha postato su Twitter. Markay è uno dei numerosi conservatori famosi che hanno criticato a gran voce il partito in seguito alla proclamazione di Trump come probabile candidato. Alcuni stanno addirittura promettendo che voteranno per Hillary Clinton — cosa che fino a poco tempo fa sarebbe stata impensabile.

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Mercoledì, Markay ha detto di essere "assolutamente convinto" della sua decisione di lasciare il partito Repubblicano, anche se non ne è proprio felice della scelta.

"Mi rattrista vedere il partito Repubblicano appoggiare qualcuno che ha rinnegato a tal punto tutti quei principi che mi hanno spinto a entrare nel partito," ha detto Markay. "E mi spiace vedere persone che un tempo rispettavo supportare qualcuno che li sta palesemente sfruttando per le proprie ambizioni personali, politiche e finanziarie."

— Lachlan Markay (@lachlan)May 4, 2016

Anche Ryan Hart, uno studente di legge alla Georgetown University che ha lavorato al Congresso americano per molti deputati repubblicani, ha lasciato il partito non appena è risultato chiaro che Trump sarebbe stato candidato.

"Ho mandato il modulo via email oggi," ha detto Hart. "Sarò un 'indipendente' per la prima volta da quando avevo 18 anni."

Erick Erickson, scrittore conservatore di spicco e spesso ospite dei programmi televisivi d'informazione, ha detto che anche lui lascerà il partito in caso venga ufficializzata la candidatura di Trump alla convention repubblicana di luglio.

"Se Trump sarà il candidato del partito Repubblicano, non sarò più un repubblicano. Non mi vanno giù i sostenitori della supremazia dei bianchi," ha detto Erickson al Daily Beast.

L'improbabile ascesa di Trump in campo repubblicano ha terrorizzato molti membri del partito nel corso di queste primarie. Ma ora che la sua posizione come portabandiera del partito si è ufficialmente consolidata (martedì sera il presidente della commissione nazionale del Partito Repubblicano Reince Priebus ha infatti confermato che Trump sarà il "probabile candidato" dei rossi), molti di questi repubblicani stanno abbandonando il partito.

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Tra martedì notte e mercoledì mattina a Markay, Hart ed Erickson si sono aggiunti molti altri attivisti, membri dello staff e scrittori, che adesso considerano imbarazzante apporre una "R" sulle loro tessere elettorali.

Ma se alcuni conservatori, come Markay e Hart, si stanno facendo registrare come elettori indipendenti o hanno in programma di votare un terzo partito alle elezioni presidenziali di novembre, alcuni si stanno persino spingendo oltre, promettendo di votare il candidato che per molto tempo è stato il nemico numero uno dei repubblicani.

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L'elenco dei repubblicani che hanno dichiarato che sosterranno Clinton anziché Trump include Mark Salter, ex consigliere della campagna presidenziale del senatore repubblicano John McCain.

"Il partito Repubblicano candiderà come presidente una persona che legge il National Enquirer e pensa che sia imparziale," ha scritto Saltersu Twitter martedì notte. "Io sto con Hillary."

Anche Joseph Shonkwiler, ex dipendente repubblicano del Senato, sta passando dalla parte di Clinton.

"Sono sempre stato un #Repubblicano, ma mi vergogno dell'attuale #PartitoRepubblicano," ha twittato Shonkwiler mercoledì. "Contate su di me per il sostegno a @HillaryClinton #NeverTrump #ImWithHer."

Anche Ben Howe, illustre scrittore del sito ultra-conservatore Red State, è nell'elenco. Howe, che milita nel fronte "Never Trump" da quando l'imprenditore ha annunciato la propria candidatura lo scorso giugno, è andato ben oltre dopo la vittoria di Trump martedì notte. Howe ha dichiarato che sosterrà Clinton a prescindere dalla nomination del proprio partito e ha scaricato il partito Repubblicano attraverso una serie di focosi tweet.

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Mercoledì, Howe ha descritto la propria decisione più come una presa di posizione contro Trump che come una forma di sostegno alla Clinton.

"Appoggiare Trump facendo gruppo intorno a lui significa appoggiare la sua folle, patologica, bugiarda, manipolatrice, distruttiva esistenza e dire 'Ehi! Questo è il nostro uomo!'" ha detto Howe. "Mi rifiuto di fare parte di questa cosa."

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I repubblicani hanno a lungo temuto che Trump potesse scatenare un esodo dal partito diventandone il candidato alla presidenza.

In questo modo i repubblicani potrebbero non solo giocarsi la Casa Bianca; ma potrebbero persino perdere il controllo di tutti gli altri rami del governo federale nelle elezioni del 2016, dalla maggioranza alla Camera e al Senato alla nomina del nuovo giudice della Corte Suprema.

Fino a novembre il partito non saprà con certezza quanti dei suoi membri voteranno davvero a favore della Clinton, o quanti semplicemente si asterranno dal voto. Ma stando ai primi sondaggi pare che non si tratterà di una porzione insignificante del partito.

Secondo un recente sondaggio di Reuters - condotto prima che Trump si assicurasse lo status di probabile candidato - un terzo degli elettori repubblicani non appoggeranno Trump nel caso in cui fosse il candidato del partito.

Inoltre, secondo un sondaggio condotto questa settimana da Morning Consult, il 13 per cento dei sostenitori di Ted Cruz e il 25 per cento dei sostenitori di John Kasich affermano che alle elezioni presidenziali preferirebbero la Clinton a Trump.

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Il sorprendente successo ottenuto da Trump nel 2016 ha portato a diversi esami di coscienza tra i repubblicani. Molti, come Hart, sono stati fedeli membri del partito per tutta la vita, ma ora - seppur con rammarico - sono costretti a mettere in discussione la loro identità politica. Mercoledì, Hart ha detto di sentirsi "sottosopra."

"Mi spiace dover lasciare il partito per il quale ho lavorato duramente. Penso che potrebbe fare grandi cose riorganizzasse le proprie idee," ha detto Hart. "Mi sento malissimo per i miei amici che lavorano ancora in politica. Devono prendere una decisione terribile."

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