Perché non riesco a divertirmi ai festival?

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Perché non riesco a divertirmi ai festival?

Ogni anno, come una cretina, ci casco e prenoto quel three-days ticket pur sapendo che quei three days saranno per me l'esperienza più vicina all'Inferno in Terra.

Ci sono tante cose che mi danno fastidio dell'estate: le code in autostrada, i turisti che invadono qualsiasi spazio vitale accessibile, la pressione esercitata su ogni singolo essere vivente del pianeta a proposito del fatto che dovrà svestirsi davanti a un pubblico, le hit estive con le basi latinoamericane che si espandono attraverso una solida egemonia perpetuata dei media. Una cosa su tutte però mette a dura prova la mia pazienza, ovvero quel sentimento diffuso che serpeggia tra i mojito in spiaggia e le zanzare di notte: il divertimento a tutti i costi. Tutto quello che durante l'anno sembra appartenere alla categoria dello svago, in estate si converte in obbligo, quasi come se la vacanza fosse stata privata del suo senso etimologico, il vuoto. E il re indiscusso del divertimento come dovere morale è lui, il festival.

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Non appena arriva l'estate, la mia home di Facebook si riempie di line-up e sponsorizzazioni di B&B, ricordandomi quanti soldi e quante energie siano necessari affinché io possa finalmente dedicare la parte migliore dell'anno al divertimento sfrenato. E ogni anno, come una cretina, ci casco e prenoto quel three-day ticket pur sapendo che quei three days saranno per me l'esperienza più vicina all'inferno sulla terra. Mi sono trattenuta per venticinque anni ma ora mi sento abbastanza coraggiosa da urlarlo al mondo: andare ai festival mi fa schifo, e vi spiego subito perché.

I campeggi dei festival fanno schifo

Partiamo dalla base: a meno che non abbiate avuto la gigantesca fortuna di trovarvi il festival sotto casa, cosa abbastanza difficile a meno che per festival non intendiamo qualche sagra di paese, o di aver battuto sul tempo tutti gli altri avventori e aver conquistato il posto in un B&B che non vi proponga un preventivo da Hilton, l'unica alternativa possibile è quella di reperire una tenda Quechua e avventurarsi nel parco dei divertimenti più pazzo del mondo, il campeggio del festival.

Lasciamo stare tutti i vari inconvenienti che già fanno parte anche solo del concetto di campeggio, tipo quello di dover dormire su uno strato di sottobosco o di dover rinunciare all'idea di avere un bagno, in aggiunta a tutti questi magnifici dettagli che compongono il luogo più simile all'inferno sulla terra c'è anche la straordinaria possibilità che si aggiunga un DJ set perenne a fare da colonna sonora all'incubo. Quindi se già dormire o comunque anche solo tentare di riposarsi, cosa che dovrebbe essere scontata in una dimensione di "vacanza", in un campeggio è un'operazione ardua, in questa occasione mondana si viene a sommare anche l'intervento di uno o più DJ che non vedono l'ora di intrattenervi con discrezione e cordialità. Praticamente, il campeggio di un festival è una sorta di villaggio turistico con animatori meno loquaci ma molto più rumorosi che hanno il dovere di fare continuare la festa tutta la notte, perché il sonno è per gli sfigati.

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L'alcol ai festival fa schifo

È inutile fare finta che non sia così, l'alcol serve, nella vita spesso, ma nei festival sempre. Serve come aggregante, come catalizzatore del divertimento, come mezzo per dimenticare per qualche ora della tenda che non è stata ancora montata in quella piazzola che ci attende alle prime luci dell'alba. Cosa c'è di meglio allora di un posto che ti obbliga a nascondere in qualche buco sudicio la tua bottiglia di vino della casa per poi costringerti a fare un costante quanto sospetto entra/esci per tutta la durata della serata? La soluzione sotterramento alcolici spesso si converte in un involontario cambio di location, dove il parcheggio del festival si riempie più del festival stesso e dove di fatto ha sede la vera anima della festa.

In alternativa, si può sempre optare per la consumazione interna che solitamente comprende o il monopolio di qualche bevanda che fa da sponsor, con relative improbabili regole monetarie tipo token o cose del genere, o il prosciugamento di ogni risparmio accompagnato da un'amara consapevolezza: di questo passo non mi ubriacherò mai.

I bagni chimici dei festival fanno schifo

Potrebbe sembrare un dettaglio da poco, quello dei bagni chimici, ma vi assicuro, per tragica esperienza personale, che si tratta di un aspetto fondamentale di questo genere di evento. Il motivo è molto semplice: nei festival, in particolare in quelli all'aperto, si è soliti consumare ingenti quantità di alcol a prezzi vergognosamente alti, come detto poco sopra, in particolare di birra, oltre che di pessimi cibi da camionetta che spesso sono l'unica fonte di sostentamento in situazioni simili. Queste abitudini fanno sì che l'essere umano necessiti di luoghi adibiti allo smaltimento di tali sostanze e, se la natura non è stata così gentile con voi da dotarvi di un pene da usare come idrante in giro per il mondo, l'operazione può diventare qualcosa di veramente impraticabile se come unica alternativa alla famosa pipì dietro al cespuglio con un'amica che fa da palo ci si trova ad avere solo i bagni chimici.

Così, quella che doveva essere una serata divertente e piacevole si trasforma in una perenne ricerca di bar dove chiedere asilo supplicando in ginocchio l'uso del WC o in una infinita fila davanti ad una casetta di plastica dalle dimensioni di un ascensore dove ogni movimento può essere fatale per l'adorabile outfit che si è scelto con amore per l'occasione. Può anche succedere, come nel mio caso, che la fortuna voglia sfidare la tua tenacia con un attacco di mal di pancia lancinante nel mezzo di un festival in un parco di Londra, dove l'attesa per un bagno è paragonabile all'attesa per i camerini in un centro commerciale durante i saldi. L'epilogo lo risparmio, ma posso dire che la gentilezza degli inglesi ha aiutato molto.

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I concerti ai festival fanno schifo

Ebbene, qualcosa di buono deve pur esserci ai festival, quanto meno la musica. Sì, teoricamente la musica è davvero l'unica ragione per cui valga la pena immolarsi al cospetto di questo rito malefico che ci coinvolge in pratiche autolesioniste. Teoricamente, una volta a un festival, dovremmo avere la possibilità di poter guardare dal vivo artisti che ci piacciono e godere finalmente dello spettacolo per cui ci siamo imbarcati in questa folle missione. Teoricamente dovrebbe essere così, ma non sempre la teoria coincide con la pratica e molte volte, per non dire quasi sempre, i live ai festival sono così brevi e insulsi che non hai nemmeno il tempo di rollarti una sigaretta e già sono finiti.

Oltretutto, può succedere anche che in festival grossi con più palchi i concerti si sovrappongano e ci si possa trovare costretti a rinunciare a qualcosa per cui si è pagato. Senza contare il fatto che una sovrabbondanza di spettacolo potrebbe causare uno strano effetto di smarrimento e di confusione, dunque perché peccare di tracotanza quando ci si può tranquillamente accontentare di una cosa per volta, se non addirittura accontentarsi di un video su YouTube? I concerti possono essere molto deludenti, i cantanti sono stonati e i musicisti vanno fuori tempo, teniamo viva l'illusione con le cuffie a casa nostra e nessuno si farà male.

Le persone ai festival fanno schifo

A coronare questa dimensione folle e perversa che ci ha sedotti con l'inganno sono loro: le persone. Quelle persone che credevamo essere nostre simili perché accumunate da un'affinità elettiva, altro non sono che il motivo principale per cui i festival fanno schifo. E non si scappa, perché quello che per ciascuno di noi sono le persone, a nostra volta si può dire di noi stessi: ognuno è la persona dell'altro. Ognuno ha un'abitudine o un atteggiamento fastidiosi che sommati assieme alle altre migliaia di abitudini e atteggiamenti fastidiosi crea una moltitudine di cose fastidiosissime. Cosa c'è di peggio?

Dagli ubriachi molesti alle magliette dei Joy Division fino alle shoppers della Rough Trade, la fauna umana dei festival è un accozzaglia di malcapitati che hanno come unico obiettivo quello di divertirsi a comando, cosa che ancora io a venticinque anni non sono stata mai in grado di fare. Persino abbordare diventa scomodo, dal momento che la fase successiva diventa una sorta di percorso a ostacoli fino al ritrovamento di un luogo adatto allo scopo prestabilito. Il gigantesco e informe ammasso di persone che sarà poi la sostanza di cui è fatto un festival è la creatura più spaventosa che si possa immaginare, ed è il motivo per cui il vostro tanto agognato evento dell'estate sarà un'enorme schifezza.

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