Tecnologia

È stata scoperta una 'struttura extragalattica' in una zona nascosta dello spazio

La “Zona d’Ombra Galattica” è una parte dello spazio impenetrabile e avvolta dal mistero, ma un gruppo di scienziati è riuscito a guardarci dentro.
Giacomo Stefanini
traduzione di Giacomo Stefanini
Milan, IT
struttura extragalattica nascosta nello spa
Il telescopio VISTA. Immagine:  MARTIN BERNETTI / Staff via Getty Images

Un gruppo di scienziati ha scoperto una gigantesca “struttura extragalattica” nascosta dietro la Via Lattea in una misteriosa zona del cielo conosciuta con il nome di “zona d’ombra galattica” perché si trova, per l’appunto, nell’ombra della nostra stessa galassia.

La scoperta della struttura, che parrebbe essere un massiccio ammasso di galassie, riempie un vuoto sulla nostra mappa del cosmo, un vuoto che avremmo anche potuto battezzare “hic sunt astro-dracones” da quanto poco ne sappiamo al riguardo.

Pubblicità

La materia astrale di cui è composta la nostra galassia, la Via Lattea, è distribuita su un sottile piano orbitante intorno a un bulbo centrale che contiene un buco nero supermassiccio. Il piano galattico e il bulbo (o bulge) sono pieni di corpi celesti, stelle, polvere e gas che ci bloccano la visuale di ciò che si trova dal lato opposto. Anche se gli scienziati hanno trovato un modo, usando diverse lunghezze d’onda, di penetrare la zona d’ombra—regione che oscura dal 10 al 20 percento del cielo—, gran parte resta comunque nascosta.

Ora, una squadra di ricercatori condotta da Daniela Galdeano, astronoma dell’Università Nazionale di San Juan, in Argentina, ha annunciato la scoperta di “un nuovo ammasso di galassie, VVVGCl-B J181435-381432, dietro il bulbo della Via Lattea,” che rappresenta un passo avanti verso il completamento della “immagine della struttura di larga scala in questa zona del cielo ancora poco esplorata,” si legge nello studio caricato a inizio novembre sul server arxiv. (Il paper è stato inviato per la pubblicazione alla rivista Astronomy & Astrophysics ed è in corso di revisione.)

“Questo risultato ci dà grande soddisfazione,” Galdeano ha comunicato via email a Motherboard. “Per tanti anni non abbiamo avuto informazioni sulla Zona d’Ombra Galattica, ma ora con studi come questo iniziamo a documentare una piccola regione del cielo, e in futuro una più grande con i dati che raccoglieremo.”

Pubblicità

“È estremamente difficile trovare delle galassie dietro al piano galattico, a causa dell’alta densità di stelle e degli accumuli di polvere lungo la visuale, ma questa era tra le migliori candidate,” ha osservato Dante Minniti, direttore dell’Istituto di Astrofisica dell’Università Nazionale Andrés Bello in Cile e co-autore dello studio, in un’altra email a Motherboard. “Sospettavamo la presenza di una qualche struttura,” ha proseguito, “ma dato che si trattava di una ‘regione cieca’, la scoperta di un nuovo ammasso di galassie ci ha dato la conferma che ci serviva.”

Per trovare l’ammasso dentro la Zona d’Ombra, Galdeano e i suoi colleghi hanno sfruttato il VVV Survey, un progetto che esamina il bulbo della Via Lattea con lunghezze d’onda a infrarossi usando il Visible and Infrared Survey Telescope for Astronomy (VISTA) dell’European Southern Observatory (ESO) a Paranal, in Cile. Anche se il piano galattico blocca tutta la luce visibile fuori da quella zona, lunghezze d’onda maggiori, tra cui la banda infrarossa, sono lo stesso in grado di attraversare la foschia della Via Lattea e raggiungere i telescopi sulla Terra.

Il gruppo di scienziati aveva in precedenza usato la luce infrarossa catturata da VVV Survey per sondare una “regione ad alta densità” nella Zona d’Ombra che suggeriva la presenza di “nuove fonti extragalattiche che non risultano identificate da altri cataloghi,” si legge in uno studio del 2021 sempre condotto da Galdeano. 

Pubblicità

Per mettere a fuoco la sfuggente regione, i ricercatori hanno usato uno strumento a spettroscopia vicino all’infrarosso chiamato FLAMINGOS-2, che si trova sul telescopio Gemini South in Cile, per effettuare misurazioni chiamate tecnicamente “rilevamento degli spostamenti verso il rosso,” che possono essere usate per stimare la distanza e velocità di oggetti nello spazio. I risultati hanno fatto emergere nuovi dettagli su cinque galassie, alcune anche lontane tre miliardi di anni luce, che secondo i ricercatori potrebbero far parte di un ammasso molto più grande.

“Ho iniziato a lavorare con i dati di VVV nel 2017, e fin dall’inizio abbiamo notato un eccesso di galassie in una piccola regione del cielo,” ha detto Galdeano. “Durante tutti questi anni avevamo il sospetto che queste galassie appartenessero alla stessa struttura. Erano ipotesi basate su tecniche fotometriche, quindi non potevamo dimostrarle.”

“Così abbiamo chiesto ulteriore accesso al telescopio per ottenere gli spettri delle galassie più luminose in queste regioni ad alta densità con l’obiettivo di confermare o smentire i nostri sospetti,” ha proseguito. “Fortunatamente abbiamo trovato conferme, quindi siamo molto felici e orgogliosi del risultato.”

Il team stima che l’ammasso contenga circa 58 galassie, ma serviranno ulteriori osservazioni per stabilire con certezza massa e contenuti.

Pubblicità

“Sembra alquanto grande, ma è difficile capire quanto,” ha detto Minniti. “Ci servono più spettrografie degli spostamenti verso il rosso per quantificare la massa della struttura.”

La scoperta di questo ammasso offre un esaltante sguardo al di là della Via Lattea—un velo che la scienza deve continuare a sollevare se vuole capire che posto occupiamo nello spazio. Per esempio, in aggiunta agli ammassi nascosti di galassie, la Zona d’Ombra Galattica contiene anche il cosiddetto Grande Attrattore, un’anomalia gravitazionale non identificata che calamita verso di sé galassie e ammassi celesti. La natura di questo gigantesco attrattore è un mistero che si può risolvere soltanto con più osservazioni e ricerca.

Non è ancora chiaro se saremo mai in grado di capire che cosa c’è in questa zona eclissata, ma Minniti ha dichiarato che lui e i suoi colleghi sono “pronti a farsi sorprendere.”

“Ci sono alcune aree piene di polvere e di stelle, quindi l’assorbimento [di luce] è molto alto, e ciò rappresenta un ostacolo molto difficile,” ha concluso Galdeano. “Ciononostante, noi lavoriamo duramente per esplorare queste regioni misteriose, quindi speriamo di far emergere risultati interessanti nel futuro prossimo.”