Musica

Bawrut parla di festival primaverili, multiculturalismo e futuro dell'elettronica

Abbiamo intervistato Bawrut in occasione del suo set a Sónar Lisboa 2023, tra l’Atlantico portoghese e il Mediterraneo della sua musica.
Carlo Casentini
Milan, IT
bawrut Sónar Lisboa 2023
Foto per concessione dell'intervistato.

Bawrut è uno di quegli artisti che balla continuamente sulla linea (tratteggiata e assolutamente indefinita) che separa e fa incontrare underground e mainstream, club fumosi e palchi assolati, sperimentazioni azzardate e influenze pop.

Se infatti il producer, nato a Gorizia ma ormai madrileno ad honorem, è noto ai più per essere uno dei collaboratori principali del progetto Liberato, la sua ricerca sonora, dal progetto Scuola Furano agli ultimi album solisti come Bawrut, non si è mai fermata.

Pubblicità

Abbiamo avuto l’opportunità di farci quattro chiacchiere in vista del suo set al Sónar Lisboa 2023. Leggi l’intervista qui sotto e, se ti ha incuriosito, unisci alla teoria la pratica, e prendi un biglietto per Sónar Lisboa su DICE.

Ciao Bawrut, come stai? Com’è iniziato il 2023 per te?
Bawrut:
Ciao! Sto molto bene. Ho suonato molto in giro in questo 2022 e ho chiuso l’anno con una tripletta tra Beirut, Canarie e Foligno: contentissimo ma con tanta stanchezza accumulata. Gennaio è stato un mese di pace dove ho dormito, riposato e fatto tanta musica. Oltre ad un “producer album” che ho in lavorazione con Asian Fake per il mercato italiano (e non solo spero) sono anche tornato a fare molta musica da club. Suonare molto mi ha dato tante idee per nuove tracce che sto testando da un po’ e sembra stiano facendo bene il loro lavoro.

Amiamo i festival primaverili perché ci sembrano sempre più schietti e sinceri, come fossero una sorta di prova per quelli estivi, in cui magari gli artisti si lasciano andare un po’ di più a sperimentazioni e tentativi. La vivi anche tu così in vista di Sónar Lisbona?
Amo i festival in primavera. Sono programmati anche per gli addetti ai lavori e così si possono sempre scoprire nuovi nomi e spesso, non essendo giganteschi, c’è molta più intimità tra pubblico, artisti ed organizzazione. Ho un bellissimo ricordo legato al maggio dell’anno scorso a Nuits Sonores a Lione. La città è molto bella e in primavera dà il meglio di sé. Come se non bastasse, il 2022 era veramente l’anno del ritorno ufficiale a una vita senza troppe limitazioni. Ho provato un'armonia, un'eccitazione e una felicità che mi mancavano da troppo tempo. Ci sono eventi dove si sente vibrare qualcosa nell’aria, dove si capisce che “è speciale”. Conoscendo bene Lisbona e Sónar e guardando la line up sento qualcosa di buono!

Pubblicità
bawrut sonar lisbona

A proposito di Lisbona: la conosci bene? Ti piace?
Portogallo e Lisbona li padroneggio parecchio, magari non ci ho vissuto 3 mesi o 2 anni della mia vita ma ho l’occasione di visitarli spesso e mi regalano sempre grandi sensazioni e ricordi. Luoghi e gente unica che spero rimangano così anche negli anni a venire, tra nomadi digitali, alloggi selvaggi e turismo stile Disneyland, spero che la città, i vari quartieri e i suoi abitanti non vengano definitivamente compromessi.

Gli eventi del mese su DICE

Hai suonato più volte al Sónar di Barcellona, cosa ti aspetti da Lisbona?
A dire il vero non so bene cosa aspettarmi e credo che questo sia molto positivo: le aspettative nel bene e nel male rovinano sempre tutto. Ma ogni volta che ho suonato qui, che sia stato un festival, un grande club oppure uno squat, l'intesa con il dancefloor è stata notevole.

Il tuo album ‘In The Middle’ è un’ode al Mediterraneo, mare “nel mezzo” che nella tua musica diventa un ponte tra culture e un esempio di come si può abbracciare ciò che è a noi sconosciuto o poco noto per creare qualcosa di grande. Se dovessi applicare un ragionamento e un processo artistico simile al Portogallo e all’Atlantico, cosa ne verrebbe fuori secondo te?
Per me il Mediterraneo è l’esempio perfetto di melting pot pre-globalizzazione, o antesignano della stessa. Il mio celebrarlo è solo rendere omaggio all’incontro interculturale in generale e a quella che a me piace chiamare “storia minore”, ovvero il capire come siamo non apprendendo da date, vittorie sul campo, imperi e imperatori ma da elementi più banali che raccontano però in maniera tracciabile come ci si influenza. Musica e cibo sono due ottimi esempi. 

Pubblicità

Non conosco bene tutta la storia del Portogallo ma già il suo essere affacciato sull’oceano non può sottrarlo all’incontro di nuove culture e persone e quindi sicuramente a incroci che poi creano qualcosa di nuovo. La navigazione dell’Atlantico è relativamente breve (500 anni) quindi tutto quello che ne consegue ha lasciato e continua a tenere la memoria abbastanza viva. È difficile per me affrontare in maniera più approfondita tutto il discorso senza un adeguato studio dietro, ma esistono evidentemente le condizioni per parlare di incontro e mix culturale. Per esempio se penso a due generi musicali come il Samba e il Kuduro, non portoghesi ma di diaspora africana, non posso ovviamente sottrarre il Portogallo dal discorso qualsiasi siano gli aspetti presi in considerazione.

Purtroppo non esiste alcun documento di cultura senza essere, nello stesso momento, un documento di barbarie.

Ascoltandoti e leggendo le tue interviste, pare di capire che hai sempre voluto comunicare, passare un messaggio anche attraverso una musica che raramente si affida alle parole. Di cosa vuoi parlare ora? Cosa ti brucia dentro?
Credo che sia meglio scegliersi una causa e provare a studiare; poi, dopo averla approfondita, provare a capire come farla interagire con il proprio operato.

Il fascismo ed il nazionalismo, la mancanza di empatia, l’ossessione per l’appropriazione culturale ed il discorso che ruota attorno al ballo e alla sua importanza sono dei temi così grandi che mi va bene continuare a lavorare su questi senza pormi altri obiettivi.

Pubblicità
bawrut intervista

L’attualità poi fa di tutto per tenerli vivi lasciando degli incapaci a scagliarsi su rave, cibo italiano, bandiere e lasciando morire la gente in mare.

Cerco di fare una bilancia, tra seguire quello che ho a cuore e non stancarmi o ossessionarmi con alcuni argomenti. Per come siamo messi la leggerezza è merce rara e nei momenti di liberazione, come ascoltare o ballare la musica, c’è necessità di evasione senza troppe lezioni da impartire dall’alto.

Sempre pensando ad alcune tue interviste di un paio di anni fa, dicevi che sentivi la mancanza di una nuova spinta tecnologica nella musica elettronica. Pensi che ad oggi sia cambiato qualcosa? C’è una nuova frontiera che senti vicina a te e che pensi possa dare linfa vitale a qualcosa di nuovo?
A livello di tecnologia in questi anni c’è stata una svolta per me e riguarda la sua fruizione e scoperta. Fino a 10 anni fa accedere a tanta musica nuova richiedeva ore nei negozi di dischi, nuovi e usati—in città grandi e con un mercato. Le riviste e le firme più autorevoli aiutavano di sicuro, pure qualche radio, ma alla fine serviva sempre tanto tempo per l’ascolto. 

Oggi con l’aiuto di Shazam, Instagram, YouTube, SoundCloud, Bandcamp oltre che ai già citati negozi e media una persona può filtrare musica da tutto il mondo e venirne a conoscenza sia per suonarla che per ispirarsi in maniera molto più rapida.

Pubblicità

Questo approccio mi aiuta molto nel mio campo specifico, la musica elettronica e da club, perché mi guida nella ricerca nel presente e nel passato di cose “che mi piacciono” e che “suonano bene con quello che faccio ora”. Alla fine è una maniera molto personale per avere un suono riconoscibile sia in un DJ set, sia nelle produzioni.

In più, parlando sempre di tecnologia, mi interessa un aspetto della relazione tra IA e musica. Devo dire che il prodotto offerto non mi emoziona in sé, ma vedo delle capacità di “errore umano” che mi fanno ben pensare per il futuro. Magari non dobbiamo più, come musicisti, lavorare sul suono puro, ma sulla maniera di selezionarlo e assemblarlo—e alcuni programmi mi stanno ispirando molto. L’importante è non fare quello che per cui la macchina è stata programmata.

Per quanto riguarda invece la creatività musicale ricordo che tempo fa ero alla ricerca di “WOW! Che fresco è questo,” adesso sono contentissimo di trovarmi a dire “WOW! Che bene che è fatto questo disco.”

bawrut intervista

La musica elettronica poi essendo il nuovo rock'n'roll trasmette spesso solo citazionismo e recupero del passato in maniera troppo sterile, quindi viva i compiti fatti bene in bella copia.

Un’ultima domanda, un po’ scollegata dal resto ma che ci sta molto a cuore. Gestisci da molto tempo uno spazio su Radio Raheem: pensi che le webradio abbiano ancora spazio nella scena elettronica post (si spera) pandemia, dopo l’esplosione e l’aumento vertiginoso in numeri degli ultimi anni? Perché secondo te sono così importanti e radicate, soprattutto nelle scene locali?
La quantità attuale di musica espressa è enorme, ormai non si riesce più a starci dietro. Spesso è più un contenuto digitale che un'espressione “artistica” vera e propria.  La nascita di tante webradio, con a cascata tantissimi programmi, rischia di far perdere il filo di cosa ascoltare e moltiplica questa sensazione di musica quasi come rumore bianco. Però ci sono aspetti positivi che vanno valorizzati.

Pubblicità

Innanzitutto sono luoghi di aggregazione per una comunità di appassionati che prova a dire la sua sfuggendo ai normali canali istituzionali che—a ben pensare—in alcuni paesi come l’Italia propongono una selezione abbastanza scadente.

Per me è sempre bello andare a suonare in qualche città ma prima passare dalla radio locale e connettermi con la realtà di DJ e appassionati.

In più, con un'accurata ricerca di collaboratori, si può veramente fare la differenza, penso a quando NTS aveva i mitici Breakfast Show di Charlie Bone, e si può passare dallo show fatto solo per autopromuoversi (spesso dei mixati house/techno un po’ piatti) al presentare qualcosa di più sostanzioso come un “sono X, mi conosci già per quello e ti parlo di questo.”

Mi sembra che Radio Raheem abbia questa visione e sono contento di avere il mio spazio proprio per questo.

Grazie Bawrut, ci vediamo a Lisbona!
Si, vemo-nos em Lisboa.