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Tecnologia

'Syrian Archive' mappa le violazioni dei diritti umani nel conflitto siriano

Una mappa interattiva lanciata da un collettivo di attivisti per denunciare i troppi crimini di guerra in Siria.
Immagine: screenshot dal sito

A inizio aprile, sui social network e sulla stampa di tutto il mondo, hanno circolato immagini e video abbastanza cruenti del bombardamento chimico nella provincia siriana di Idlib, nel quale sono morte 74 persone, la maggior parte delle quali civili.

Per quanto si sia trattato di un attacco tra i più devastanti, non è che l'ennesimo caso di utilizzo di armi non convenzionali e spesso illegali di cui si ha prova in Siria negli ultimi anni. Il conflitto siriano è al centro delle cronache internazionali ormai da sei anni, e, secondo le stime delle Nazioni Unite, avrebbe causato un totale di circa 400mila vittime, oltre a 6 milioni di sfollati interni e 5 milioni di profughi verso Giordania, Libano, Turchia e Iraq. Un altro milione ha chiesto asilo in Europa.

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Raccogliere video degli attacchi chimici, documentare le azioni contro i civili, diffondere materiale verificato per la difesa dei diritti umani delle popolazioni su territorio siriano: questo è l'obiettivo di Syrian Archive, un grande database digitale realizzato da un team di attivisti e hacker per rispondere alle brutalità della guerra civile siriana.

Le radici del conflitto siriano si ritrovano nelle primavere arabe del 2011, quando la popolazione manifestò in opposizione al regime autoritario di Bashar al-Assad al quale si chiedeva una riforma democratica. A seguito della repressione subìta, le proteste si trasformarono in scontri armati e gli scontri armati in guerra civile, nel 2012.

Reperire materiale in grado di provare e denunciare questi attacchi non è semplice: spesso gli attivisti subiscono perquisizioni di dispositivi elettronici nelle zone militarizzate

Tirare le fila di tutti i giocatori della partita è un compito arduo, perché si vedono coinvolte tanto fazioni locali quanto interessi globali. L'esercito siriano fedele al presidente è sostenuto da iraniani, dal movimento sciita libanese Hezbollah e dalle forze russe. I ribelli sono divisi in diverse fazioni: Esercito siriano libero (Fsa), milizie curde, islamiste e combattenti dell'Isis.

Quello che è certo è che durante gli ultimi cinque anni il conflitto ha visto atrocità e attacchi contro la popolazione civile caratterizzati da una brutalità esemplare. Già nel giugno 2011 Human Rights Watch ha accusato per la prima volta il regime di Damasco di crimini contro l'umanità nel soffocare le proteste, mentre Hillary Clinton ha affermato che Assad stava perdendo legittimità e Francia e Regno Unito chiedevano una risoluzione Onu di condanna alla Siria, condanna che è poi arriva pochi mesi dopo. Dal 2012 gli attacchi si sono moltiplicati, tra cui i bombardamenti chimici a danno dei civili come a Ghouta, dove sono morte 300 persone.

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Reperire materiale in grado di provare e denunciare questi attacchi non è semplice: spesso gli attivisti subiscono perquisizioni di dispositivi elettronici nelle zone militarizzate, e già si è assistito a casi di video e immagini rimosse dai social e da YouTube poi non più reperibili, senza contare le difficoltà di utilizzare materiale in ambito legale senza una prova di autorevolezza del contenuto. È per far fronte a questi problemi che due giovani attivisti di Berlino — Hadi al Khatib e Jeff Deutch — hanno lanciato il loro progetto di raccolta dati.

Screenshot della mappa interattiva di Syrian Archive. Nei cerchi arancioni, è evidenziato il numero delle presunte vittime degli attacchi del governo russo sul territorio. Immagine via: Syrian Archive

Il Syrian Archive è "un'iniziativa lanciata da un collettivo di attivisti per i diritti umani con lo scopo di preservare una documentazione open source sulle violazioni dei diritti umani e altri crimini commessi da entrambe le parti del conflitto siriano".

Il progetto è nato nel 2014 da una collaborazione di giornalisti, esperti di sicurezza digitale, attivisti e avvocati, e ad ora l'archivio ha documentato oltre 2200 azioni illegali compiute nell'arco di sei anni, con documentazioni verificate grazie a una rete di volontari su territorio siriano. L'archivio è stato usato come fonte dalle Nazioni Unite e da associazioni come Amnesty International e Human Rights Watch, oltre che da attivisti e avvocati in tutto il mondo. Tra i progetti che collaborano all'archivio vi è anche la rete di ricerca investigativa Bellingcat.

La fase di acquisizione dati si appoggia a più di 200 fonti identificate, tra cui cittadini, giornalisti, organizzazioni e cliniche ospedaliere. Il materiale archiviato porta prove di massacri di civili, ostaggi, uso illegale di armi, abusi su minori, torture e violenze sessuali. Anche per la verifica dei contenuti ci si affida ad una grande rete di supporto, alla quale partecipano anche agenzie di stampa e media center locali, dopo la quale i file vengono caricati sul sito del Syrian Archive e reso pubblico.

Il materiale archiviato porta prove di massacri di civili, ostaggi, uso illegale di armi, abusi su minori, torture e violenze sessuali

Il database è facilmente consultabile grazie ad un'interfaccia che consente di filtrare il materiale in base alla tipologia di violazione, il luogo dell'accaduto e il periodo temporale. È poi possibile consultare una mappa, che mostra la distribuzione degli attacchi su tutto il territorio siriano, anche qui filtrati per tipologia. Oltre ad aver elaborato metodi standard per l'acquisizione e la verifica del materiale, Syrian Archive dedica particolare attenzione alla conservazione dei metadati, che spesso vengono persi nei trasferimenti di file e che invece possono fornire informazioni molto utili soprattutto nel caso di un utilizzo legale dei filmati.

Durante l'ultima edizione del Chaos Communication Congress i due attivisti hanno presentato la piattaforma al pubblico, portando attenzione alla fase di acquisizione: "seguiamo gli account social di particolari persone che abbiamo verificato, e poi scarichiamo video ogni giorno dai loro profili". Nel caso di segnalazioni da nuove fonti Al Khatib e Deutch cercano eventuali contatti della fonte con membri della rete di fiducia, oltre che verificare l'originalità del materiale. Come ci tengono a precisare, inoltre, il progetto vuole riportare le atrocità compiute da tutte le parti in gioco nel conflitto. "Prendiamo video da tutte le parti del conflitto, per cercare di essere più imparziali possibile".

Syrian Archive è già stato utilizzato da avvocati e attivisti di varie associazioni internazionali per i diritti umani, tra cui OHCHR e Amnesty International, che ha incluso l'archivio nel progetto di raccolta dati Citizen Evidence Lab, una delle tante operazioni volte ad usare le tecnologie attuali nella difesa dei diritti umani.