Oltre il sentimento: la canzone neomelodica di Anthony Ilardo e che cosa ci dice di Napoli oggi

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Musica

Oltre il sentimento: la canzone neomelodica di Anthony Ilardo e che cosa ci dice di Napoli oggi

Dietro ai canoni, alle tradizioni e al vibrato alla Merola si nascondono emozioni reali.
Niccolò Carradori
Florence, IT

Secondo David Foster Wallace, la musica country scrausa—quella piena di sentimentalismi d'accatto—nasconde un lato esistenzialista da non trascurare. "La nostalgia, il romanticume, sono solo una patina […]. Tutto il pathos e il sentimento che esprimono servono a parlare della mancanza di qualcosa di molto più basilare."

Ecco: in una certa misura posso dire che penso lo stesso della musica neomelodica napoletana. Tutto quell'immaginario fatto di relazioni fra pseudo analfabeti funzionali che si emozionano per un jeans attillato, fanno le penne con il booster davanti al seminterrato in usucapione in cui abita la minorenne per cui nutrono sentimenti stilnovisti, e si dannano per un amore interrotto da una condanna per reato contro il patrimonio, nasconde una trasmissione del malessere esistenziale molto diretta. Sono sentimenti e sensazioni intime piuttosto vaghe ma profonde, quelle cucite nelle trame dei testi neomelodici.

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Per questo ho deciso di intraprendere un percorso interpretativo attraverso le opere più rappresentative della musica neomelodica contemporanea, analizzando i lavori di vari artisti di questo genere.

Ho deciso di partire da Anthony—nome d'arte di Antonio Ilardo—diventato famoso a livello nazionale per aver accompagnato musicalmente il momento in cui Tonino Spiderman viene drammaticamente sparato nello stomaco da suo zio in Gomorra.

E vorrei iniziare proprio da questo brano, "E Chiammalo", per farvi capire di cosa sto parlando. L'ho ascoltato molte volte, e devo dire che anche mentre sto scrivendo non sono riuscito a inquadrare perfettamente il plot narrativo che vorrebbe presentare. Non si capisce bene se a parlare è un amante che suggerisce alla tizia che si scopa di chiamare il fidanzato per fare pace, se al contrario è una specie di proto-cuckold che spinge la propria donna a chiamare l'amante, o se è semplicemente il racconto in terza voce di una violenza domestica fra fidanzati fedifraghi.

E chiammalo sta vot faccio ij o nummer
Appicecat è inutile
Pecchè già saje ca te ven a cercà
Lui ama te
E pure tu ce tien
Si legge nei tuoi occhi
ca tu nun te fir e stà

Nonostante questa confusione, però, il sottobosco di emozioni che trasmette è piuttosto chiaro: questa dicotomia fra attrazione e repulsione, emancipazione e attaccamento, orgoglio e rimorso che tutti hanno sperimentato nella vita. È perfetta per sottolineare la scena in cui il nipote insolente viene ucciso dalla stesso uomo che probabilmente gli aveva regalato Emilio Il Meglio per la comunione.

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Anthony è una specie di Mastour della musica melodica napoletana: classe 1989, il suo primo album—E Guagliuncelle—è uscito nel 2003, quando aveva 14 anni, tanto che a inizio carriera era noto come Piccolo Anthony. Si è presentato mettendo in apertura una cover di O'Sarracino di Carosone: una scelta che a posteriori non sembra casuale, perché il leitmotiv di Anthony—a differenza di autori come Alessio, che fanno della propria figura l'unico motivo di attrazione—è sempre stato quello di rappresentare idealmente uno dei classici figli di Napoli. Di nascondere il proprio talento narrativo dietro una certa iconografia.

E non solo per i capelli piastrati e le maglie a righe zigrinate, che raccontano di pomeriggi passati nei baretti di Chiaia o di trasferte a Riccione d'estate con le Bikkembergs false per concupire delle vrenzole senza freni inibitori alla Villa delle Rose, ma per una narrazione piuttosto classica che lo ha accompagnato nei suoi testi. Che però lascia spazio a tutto il repertorio espressivo neomelodico.

Prendiamo ad esempio il brano "Nu Pate Carcerato", tratto dall'album L'Oroscopo del Cuore: è un pezzo classico del panorama neomelodico, che racconta la tragicità di avere dei parenti di varia natura al gabbio. Quasi banale. Ma è proprio la stereotipia narrativa che rivela tutta un'altra serie di sentimenti da comunicare. In questo caso, il senso di abbandono che si prova quando ci si sente messi da parte da coloro di cui ci fidavamo. Questo vuoto di vicinanza, solitudine esistenziale, e mancanza del senso di amicizia che trasmette la strofa:

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Tu nun te a preoccupà papà
Nun te putess abbandunà
Comm hann fatt già e cumpagn
Ca tu creriv frat a te

In qualche modo segue il "principio dell'iceberg" di Hemingway: i tre quarti della narrazione sono sempre sommersi. Noi ascoltiamo il lamento del figlio che ha il padre in carcere, ma il focus del pathos è rivolto verso quest'uomo, che è stato abbandonato dai suoi amici. E noi la vediamo quella rapina con pistola scaccia-cani alla SNAI finita male, con qualche infame che se l'è cantata. La vediamo. Anthony è un esempio perfetto per descrivere la proprietà commutativa dei testi neomelodici tradizionali. Quasi un classico del settore: la sua carriera, partita così presto, si è impregnata di questa capacità di evocare sentimenti complessi tramite immagini retoriche banali.

Ma vediamo un attimo come è costruita questo quarto di iceberg di banalità. Analizziamo adesso la struttura del testo del pezzo "Esplosione d'Amore". C'è tutto il repertorio retorico dei rapporti romantici della musica neomelodica: una stanza d'hotel affittata per consumare la passione, i vestiti di lei che cadono "come per magia", la trasmissione sensoriale basata sul merletto linguistico—"sient forti i tuoi respiri mentre esplodi dentro me", la tenerezza ostentata—"lasc stà o' trucc, si' bell già accussì"—il tradimento come espediente per indicare una libido incontenibile—"nun ce l'andare a raccuntà, a chill che nu' sape che stai 'cca". È un pezzo reperibile in qualsiasi altra discografia neomelodica.

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Ragazze con i capelli frisè e le zeppe sportive da velociraptor, guaglioni "malamente" di quartiere in canottiera con l'ascella commossa e il cuore appassionato che subiscono i giudizi della comunità, suocere ipertiroidee che si oppongono a relazioni nate nel rione, finti invalidi che si struggono d'amore: c'è tutto un sostrato immaginario che le canzoni di Anthony evocano senza nominare mai, che fa parte di uno stereotipo regionale e cittadino. E lo fanno in modo talmente tradizionale, da risultare incisivo.

E poi c'è la cifra stilistica: quel vibrato lamentoso da muezzin che ha reso celebre il cantato di autori come Mario Merola. Una tecnica che Anthony ha seguito in molti brani all'inizio della sua carriera.

Insomma: Anthony è riuscito a trasportare nella contemporaneità tutti i topoi narrativi e stilistici del classico neomelodico. Sfrutta le componenti più conosciute, per rinnovare i messaggi che trasmettono.

Il suo ultimo album, N'ata parte 'e me, è uscito lo scorso febbraio. E mantiene tutta questa tradizione. Brani come "Nu Grammo E Core", "Te Vase e Te 'Mroglia", "Almeno Ce Staje Tu" si inseriscono tutti nella cornice che ho cercato di sintetizzare.

Si può dire, insomma, che Anthony abbia fatto sua la lezione delle tre R di Mark E. Smith: Repetition, Repetition, Repetition. Ed è questa la sua forza.

Foto via Facebook.

Niccolò scrive per VICE e ora ha finalmente realizzato il sogno di una rubrica tutta sua su Noisey. Congratulati con lui su Twitter: @NCarradori.
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