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Attualità

Ho cercato di capire chi sono cliccando su tutte le inserzioni che ho visto su Facebook

"Dimmi che inserzioni ti compaiono nel feed e ti dirò chi sei."
Immagine di Vincenzo Marino.

Fin dai tempi di Socrate noi esseri umani passiamo tutta la nostra breve esistenza su questo pianeta a cercare di conoscere meglio noi stessi—tra corsi di yoga, viaggi in India a fumare charas, crisi di mezza età e progetti di cambiare vita per assecondare disposizioni troppo a lungo ignorate.

Facebook, per contro, non ha bisogno di niente di tutto ciò. Sa perfettamente chi siamo, se per chi siamo intendiamo l'insieme dei nostri interessi, delle nostre relazioni sociali, delle nostre abitudini di consumo. Lo sa perché noi gli forniamo i dati, che poi vengono immagazzinati e usati per suggerirci amici, pagine satiriche o corsi di cucina. Vi ricordate quei meme che giravano anni fa con scritto tipo  "sveglia, se non paghi per un prodotto IL PRODOTTO SEI TU!"? Ecco, avevano ragione.

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L'aspetto positivo di tutto questo, però, è che Facebook sa un sacco di cose su di noi, e non le dimentica. Quindi perché darci tutta questa pena di scoprire chi siamo? Chiediamolo direttamente a lui. Facebook sa la risposta. E la risposta è nelle inserzioni sponsorizzate che decide di farci vedere. Basta saperle interpretare.

Ho deciso di provarci: avrei passato qualche giorno a cliccare su tutti i post sponsorizzati a me rivolti nel feed nel tentativo di capire chi sono. Le immagini che trovate qui sotto arrivano da inserzioni rivolte al mio profilo di maschio italiano di anni 18-34, residente a Milano, con un diploma e un curriculum universitario lasciato a metà.

A quanto pare questo è il lato della mia personalità più evidente, almeno stando al genere di inserzioni che Facebook ha deciso di propormi nel tempo che ho dedicato a questo esperimento. La prima è stata questa, di un negozio di vestiti che credo si possano definire di lusso. È da settimane che questo post mi perseguita comparendomi nel feed e proponendomi vestiti che potrei acquistare solo vendendo prima un rene. Nello specifico, è da diversi giorni che cerca di farmi comprare una polo di Gucci con una tigre stampata sul colletto a 500 euro.

In questo caso, l'oggetto che Facebook ha deciso di propormi è stato un paio di scarpe. Il che è interessante perché a) le scarpe sono state storicamente il primo capo di abbigliamento che mi sono comprato da solo, il modo in cui esprimevo il mio stile nel vestire quando i vestiti me li comprava ancora mia madre e b) evidentemente sono stato profilato da Facebook in modo tanto preciso che adesso loro sanno che in questi giorni sto pensando di comprarmi un paio di scarpe.

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Alla fine comunque le scarpe non le ho comprate, sia perché costavano 180 euro sia perché sono arrivato fino a oggi senza mai indossare delle Nike e non voglio cominciare adesso. Ma comunque mi sono fatto un giro sul sito, tra giacche di Rick Owens da 2000 euro messe lì come se fosse la cosa più normale del mondo e magliette nere tinta unita a 130 euro in tutto e per tutto simili a quella che ho comprato da H&M il mese scorso. Il che mi porta alla prima verità rivelatami da Facebook sulla mia persona, a quanto pare:

Per prima cosa ho dovuto rispondere a una serie di domande per aiutare Google a "personalizzare il mio programma". Erano più indirizzare a capire come mai volessi partecipare al corso. Visto che l'opzione "voglio scoprire chi sono" non c'era, ho deciso di ripiegare su un onesto "migliorare le mie competenze digitali per fare carriera" e "trasformare un'attività in un'impresa globale." Poi mi sono ritrovato di fronte la mia prima lezione del corso—ossia, un video di YouTube. Ho cliccato play sentendomi uno di quei complottisti che guardano i video sull'Undici Settembre "prima che li censurino" e da quelli scoprono LA VERITÀ.

Non mi è mai piaciuto studiare, tantomeno quando cose che non mi interessano e a cui mi sono iscritto per caso—è la storia di questa inserzione ma anche della mia intera carriera universitaria. Il video era piuttosto noioso: una voce fuori campo che scandiva bene ogni parola, un'intervista a un imprenditore su come il web gli ha cambiato la vita, una tipa che parlava di connettività globale con una faccia allucinata.

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Dopo il video è stato il momento di una verifica sui vantaggi che le aziende possono trarre dall'uso di internet. In pratica era un test a risposta multipla in cui bisognava selezionare le risposte corrette. Sembrava una cosa facilissima. Mi ricordava quel gioco per bebè in cui i triangoli vanno infilati nel buco triangolare e i quadrati in quello quadrato. Google mi stava trattando come se avessi due anni. E la cosa peggiore è che aveva ragione, visto che senza pensarci tra i possibili vantaggi del web ho selezionato anche "risparmiare sulle bollette del riscaldamento."

(Giuro che non ho sbagliato apposta.  È che la domanda mi sembrava troppo facile per stare a pensarci su anche solo un secondo. E pensavo che tutte le opzioni fossero giuste. Mi sono detto: siamo stati sulla luna, ci sarà un modo per risparmiare sulla bolletta con internet.)

Il che mi porta alla seconda grande rivelazione su di me che ho ricevuto da Facebook:

A questo punto, annoiato e umiliato insieme, ho deciso di rinunciare a prendere la mia certificazione in marketing digitale e detto addio ai miei sogni di diventare il Don Draper italiano. Ho chiuso la finestra e sono tornato su Facebook. Che per tutta risposta, sulla base delle informazioni che ha immagazzinato sulla mia persona, ha deciso che dovevo assolutamente guardare il nuovo video musicale di Sclero, un ragazzo di Milano che fa rap.

Non è l'unico rapper che mi sono trovato davanti durante questo esperimento: ogni giorno me ne capitano decine e decine, con vari livelli di professionalità e di bravura. Da quando hanno scoperto le inserzioni sponsorizzate di Facebook i rapper amatoriali/emergenti italiani si comportano come i nativi austronesiani che danno vita a culti del cargo perché non riescono a spiegarsi la tecnologia occidentale—sono convinti che siano uno strumento magico capace di renderli famosi a patto di investirci abbastanza soldi. È un fenomeno che mi lascia perplesso e su cui intendo tornare in modo più approfondito in futuro.

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Comunque, ho guardato il video. Lui è capace e il pezzo in sé non è male, anche se come sonorità e tipo di rap forse faceva un po' troppo anni Duemila. Ma c'è stato. Sono stati tre minuti tutto sommato piacevoli e diciamo che non ho rimpianto il click. Ma cosa dice questo su di me?

  • FACEBOOK SA CHE QUALCHE ANNO FA MI FACEVO LE CANNE, VESTIVO LARGO E GIRAVO CON I RAPPER. MA QUESTO LO SAPEVA ANCHE MIA MADRE

Ho un rapporto d'amore e odio con il mio lavoro—a metà tra la prospettiva marxista e il considerarmi un miracolato che per qualche forma di magia creata dal capitalismo in fase terminale in cui viviamo viene pagato mensilmente per scrivere delle cose su un sito internet.

In ogni caso, a quanto pare, Facebook è convinto che ci sia solo un modo per uscire da questa straziante ambivalenza: mollare il lavoro per cercare nuove prospettive e ispirazioni andando a vivere in uno spazio di coworking a Buenos Aires.

Nello specifico—come ho scoperto cliccando sull'inserzione—attraverso una vacanza-lavoro per trentenni senza problemi economici: 2000 dollari + il costo del volo in cambio di un alloggio e uno spazio con internet da dove lavorare per un mese. Non un granché insomma, ma il modo in cui Facebook sta cercando di impormelo mi fa quasi sentire in dovere di farlo sul serio, per far hegelianamente coincidere la realtà all'idea.

  • NON VEDO L'ORA DI CONDIVIDERE CON 24 SCONOSCIUTI UN LOFT A BUENOS AIRES  DOVE ORGANIZZARE (STANDO ALLA PUBBLICITÀ) PRANZI DI LAVORO, HAPPY HOUR, WORKSHOP, BBQ, CENE E FESTE IN PISCINA

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Breve intermezzo: a un certo punto mi sono trovato di fronte questa cosa e non so cosa sia. È un vero mistero. Si tratta di una specie di supporto tecnico esternalizzato? E per cosa? Oppure è un servizio clienti online? O un call center? E soprattutto perché dovrei averne bisogno? Cosa vuol dire che mi ci posso iscrivere? Davvero non ne ho idea. Comunque ci ho cliccato sopra, sono andato sul sito, mi sono registrato e adesso ho un mese di prova gratuita di questa cosa. Lo utilizzerò per capire cosa sia esattamente e vi terrò aggiornati.

  • FRESHDESK HELPDESK FRELPDERSK HELPFRESK 

Della mia insoddisfazione e il mio desiderio di evasione Facebook dev'essere proprio convinto, come posso notare dal post che mi ha mostrato subito dopo. Deve aver notato che non ho trovato interessante la proposta di andare a stare un mese a fare coworking in Argentina, così mi ha offerto la possibilità di "passare 6 settimane a lavorare su te stesso" mentre faccio il volontario e insegno inglese a bambini e adolescenti in Polonia.

Non ho cliccato su quest'inserzione per due motivi. Il primo è che ho una lista di posti in cui mi piacerebbe andare e la Polonia non è tra questi; il secondo è che avevo paura che quel click mi avrebbe fatto oltrepassare una sliding door che in una serie di complicati passaggi apparentemente scollegati fra di loro mi avrebbe portato poi, tra qualcosa come quattro o cinque anni, a finire a intrattenere dei bambini vestito da druido d'argento come quello nella foto. E a questo punto grazie ma no, preferisco stare qui.

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Comunque sia credo di aver capito una cosa importante, che mi ha scaldato il cuore:

  • FACEBOOK CI TIENE DAVVERO A FARMI CAMBIARE VITA, A QUESTO PUNTO INIZIO A PENSARE CHE GLI IMPORTI DAVVERO DI ME, ANCHE PIÙ CHE AI MIEI GENITORI VISTO CHE OGNI VOLTA CHE DICO LORO CHE SONO STRESSATO MI DICONO DI NON LAMENTARMI PERCHÉ AI LORO TEMPI ECC ECC ECC

Se proprio non vuoi andartene, avrà pensato Facebook, prova almeno a "rivivere lo splendore di un'era dimenticata!" E così eccomi qui, con un'inserzione che promette "cinquemila anni di autentica cultura cinese."

Ora: per capodanno sono andato a Istanbul e sono finito a vedere uno spettacolo di dervisci rotanti. Mi ci ha trascinato la mia ragazza e tutto sommato mi è piaciuto. Ma non credo che Facebook lo sia venuto a sapere: non ho fatto video né foto (era vietato), non ho detto a nessuno che ci andavo e quando ho comprato il biglietto ho pagato in contanti. Quindi come mai proprio adesso che sto per spegnere il computer a fine giornata e andarmene a casa ha deciso di propormi la pubblicità di uno spettacolo di danza classica cinese tradizionale?

Il post in questione ha attirato la mia attenzione perché a differenza delle tante inserzioni precedenti—devo ammetterlo: per la maggior parte erano video di rapper e negozi online di vestiti—non aveva una foto di anteprima ma un video. Un video di ballerine che si muovevano facendo volteggiare i loro kimono colorati. Il tutto accompagnato da toni entusiasti: incredibile! Innovativo! Indimenticabile! Cinquemila anni di autentica cultura cinese dal vivo!

Perché mi sia stato proposto resta un mistero. Ho fatto alcune ipotesi sul suo significato, il motivo per cui l'ho visto, che cosa Facebook sa di me che io non so:

  • MI PIACE CONOSCERE ALTRE CULTURE E LE TRADIZIONI DI ALTRI POPOLI, NELLO SPECIFICO QUELLO CINESE / MI PIACE LA DANZA, IL TEATRO, IL BALLETTO / JOHNNY IL MAGO DEI TELEFONI DI CHINATOWN HA FATTO QUALCOSA CHE NON DOVEVA CON IL MIO IPHONE QUANDO GLIEL'HO PORTATO A RIPARARE

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