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Tecnologia

Il film su Edward Snowden sembra "Il nuovo Capitan America"

Il nuovo trailer di 'SNOWDEN', il biopic su Edward Snowden, sembra trattare la vicenda nel modo più sbagliato possibile.

Nel pomeriggio di ieri è stato pubblicato il primo trailer completo di SNOWDEN, il primo biopic sul personaggio di Edward Snowden. La pellicola è diretta da Oliver Stone, già conosciuto per Platoon e una serie piuttosto lunga di opere dal carattere spiccatamente politico. L'uscita nelle sale è attesa per il 16 settembre di quest'anno, e la pubblicazione di questa anteprima sembra porre fine alla lunga odissea di produzione di questo film. Il grosso problema è che il trailer del film presenta tutto ciò che un film su Edward Snowden non dovrebbe contenere.

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Non è mia intenzione mettere in dubbio la qualità della pellicola (d'altronde un cast che include Shailene Woodley non può che preannunciare un successo su tutta la linea), il problema è che questo SNOWDEN sembra trattare la vicenda dal punto di vista più sbagliato perché si concentra esclusivamente sulla figura di Edward Snowden.

Il motivo dell'errore è presto detto: dopo la fine della vicenda Apple vs FBI, che è finalmente riuscita a portare nei salotti mainstream la discussione su temi come la privacy e la sorveglianza, mantenere alta l'attenzione su questi argomenti è fondamentale, e un film che dipinge Edward Snowden come "Il nuovo Capitan America" non può che danneggiare il dibattito.

Edward Snowden, interpretato da Joseph Gordon-Levitt, dopo essersi fratturato entrambe le gambe durante una sessione di addestramento per le Forze Speciali americane viene invitato a fare un tentativo per la CIA. Dopo l'impiego nell'agenzia di intelligence americana e un breve passaggio per Dell, Snowden viene contattato da un contractor dell'NSA, la National Security Agency.

Il resto è storia: Edward Snowden, nel trailer, ha evidenti problemi con il lavoro che viene chiamato a svolgere per l'NSA e decide infine di rivelare le ripetute violazioni della privacy dei cittadini perpetrate dall'agenzia, prelevando valanghe di dati segretati e portandoli all'esterno delle strutture governative grazie a una scheda SD nascosta dentro un cubo di Rubik—Un chiaro richiamo al metodo utilizzato da Snowden per farsi riconoscere da Glenn Greenwald, il giornalista che ha ricevuto il leak di file, durante il loro primo incontro.

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Ovviamente il primo dubbio riguarda la fedeltà dell'opera alla storia reale, e da questo trailer non si possono trarre grandi conclusioni visto che per ora sembra tutto abbastanza in regola. Cosa, invece, è già decisamente chiaro è il tono della pellicola: Edward Snowden è un eroe, che nella sua lotta contro le azioni del governo americano ha servito la giustizia del mondo intero. Ecco, le cose non stanno esattamente così, e sacrificare la precisione in questo ambito per una maggiore appetibilità della pellicola è pericoloso in ogni senso possibile.

È importante che il whistleblowing diventi un atto sempre più comune.

Come dichiarato da lui stesso, definire Edward Snowden un eroe è sbagliato, e porre così tanta attenzione sul personaggio, anziché su ciò che ha rivelato, è il modo migliore per tradire il sacrificio stesso fatto da Edward Snowden—il cui coraggio traspare invece perfettamente in Citizenfour, il documentario diretto da Laura Poitras che racconta proprio come sia avvenuto il leak di queste informazioni.

In Citizenfour Edward Snowden è ben distante dai tratti hollywoodiani di Joseph Gordon-Levitt: è stanco, paranoico e visibilmente provato da ciò che ha deciso di fare, ed è proprio questa sua manifesta fragilità che dimostra come un atto del genere sia alla portata di chiunque abbia accesso a informazioni che dimostrano il verificarsi di azioni che percepisce come sbagliate.

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Had enough Hollywood? Watch a team of four female journalists investigate mass surveillance IRL: https://t.co/xtvZmr2ppG #TheHaystack
— Edward Snowden (@Snowden) 27 aprile 2016

Anche in questo senso il trailer sembra sbagliato: ciò che Edward Snowden ha rivelato è, paradossalmente, la descrizione di un sistema perfettamente aderente alla giustizia, perché inserito in un sistema governativo le cui azioni definiscono, perlomeno entro i suoi confini nazionali, il concetto di giustizia stessa. Le violazioni della privacy perpetrate in maniera sistemica dall'NSA non erano solo eticamente sbagliate, ma anche legate a doppio filo al concetto stesso di 'legalità'.

I file diffusi da Edward Snowden non sono la conseguenza di una singola anomalia governativa, ma sono il sintomo che l'idea di sicurezza e libertà che le governance di tutto il mondo stanno sfruttando è ormai sempre più distante da quella dei cittadini. Quello di Snowden non è un atto di coraggio straordinario, il tono del trailer è esattamente opposto.

Sarò chiaro: mi rendo perfettamente conto del perché il tono sia stato plasmato in questo modo—la vicenda Snowden è lunga, noiosa, piena di climax deludenti e il grosso dell'azione si concentra nel periodo che è intercorso tra la fuga di dati, la fuga a Hong Kong e il rifugio politico in Russia.

È fondamentale, però, che si racconti tutto il resto della vicenda: quello che è successo prima—ovvero il lavoro che l'NSA ha svolto e continua a svolgere—e quello che è successo dopo—una partita di scacchi in stallo, con un whistleblower relegate al confino, in Russia, e nessuno stato del mondo che vuole garantire il rifugio politico perché troppo timoroso della superpotenza statunitense.

Preferire una narrazione cinematografica a una più fedele alla realtà contribuisce a scoraggiare future azioni di questo tipo—il problema è che stiamo entrando in un'era, quella interamente digitale, in cui gran parte delle informazioni 'scomode' verranno rivelate in questo modo. È cruciale che il whistleblowing diventi un atto sempre più comune: se ho in mano dei file che dimostrano che sta succedendo qualcosa di strano, il mio senso etico dovrebbe costringermi a renderli pubblici il più presto possibile.

Non è un atto romantico, è un atto di bontà nei confronti della cittadinanza non troppo dissimile da quelli che compiamo nel tentativo di seguire le regole del vivere civile. Il rispetto delle regole della strada e l'azione dal basso verso l'alto quando si scopre una qualche violazione della libertà altrui da parte dei governi dovrebbe essere normale amministrazione. Ma il trailer di SNOWDEN sembra intenzionato a non volerla raccontare.

Ho, in tutto e per tutto, giudicato un libro dalla copertina, e benché mi riservi di guardare ancora il film nel sua interezza, sento di poter dire con sicurezza che la pellicola completa non si discosterà per nulla dai toni del trailer. È la maledizione del box office.