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L'abolizione della politica del figlio unico in Cina può avere un impatto sull'inquinamento

Il Partito Comunista Cinese ha annunciato giovedì che permetterà alle famiglie di avere più di un figlio—cosa che altererà i consumi, i livelli di traffico e le emissioni inquinanti.
Foto di William Hong/Reuters

Giovedì scorso, la Cina ha fatto una grossa scommessa sul suo futuro demografico e ambientale sbarazzandosi della politica che obbliga gran parte delle famiglie ad avere un solo figlio.

I funzionari del governo stimano che la normativa, il decreto del 1979, abbia limato l'aspettativa di crescita della popolazione di 300 o 400 milioni di persone, mentre i negoziatori cinesi sostengono che essa abbia ridotto le emissioni annuali di diossido di carbonio di un quantitativo che arriva a 1,8 miliardi di tonnellate.

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Con l'annuncio di giovedì, Pechino intende scommettere sul fatto che i suoi incredibili tassi di inquinamento si saranno sostanzialmente ridotti per quando i nuovi bambini cresceranno. A sostenere questa tesi è Yanzhong Huang, un associato del Council on Foreign Relations che si occupa di salute globale.

"Anche se la normativa venisse applicata subito, probabilmente non si vedrebbero effetti significativi per i prossimi 20 anni," ha spiegato Huang. "E tra 20 anni ci si aspetta che i problemi ambientali siano stati risolti, e che l'impatto della popolazione sull'ambiente non sia significativo."

La politica del figlio unico ha tenuto sotto controllo l'esplosione della popolazione urbana che Dens Xiaoping, l'architetto del sistema del paese post-maoista, temeva avrebbe ostruito la modernizzazione della Cina. Ma l'iniziativa non era popolare, e quando succedono disastri come terremoti o incidenti aerei alcune famiglie rimangono sole e senza figli.

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Come ricorda Lucia Green-Weiskel, dell'Innovation Center for Energy and Transportation di Pechino, la politica del figlio unico è stata condannata sia dal Vaticano che da Planned Parenthood, un'organizzazione americana per la difesa dell'aborto. Ora la Cina si trova di fronte al problema opposto: i suoi 1,4 miliardi di abitanti stanno diventando sempre più anziani, e necessita di nuovi lavoratori per sostenere la più grande economia al mondo.

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"Praticamente stanno dicendo che il problema demografico è più preoccupante del malcontento sociale o dell'inquinamento industriale," ha aggiunto Green-Weiskel.

La decisione fa parte del nuovo Piano Quinquennale promosso dal governo cinese, che guiderà le politiche economiche del paese fino al 2020. Il piano, che deve essere approvato dal massimo organo legislativo del paese, ambisce a una maggiore innovazioni nei campi della scienza e della tecnologia, una crescità economica "medio-alta," e il raddoppio del suo PIL relativo al 2010 entro la fine del decennio.

Secondo Huang, uno degli argomenti più forti a favore della regola del figlio unico era che il controllo della popolazione avrebbe portato minori danni alle risorse naturali. Per alcuni accademici - ha però aggiunto - potrebbe portare a un impatto ambientale fuori misura per il singolo cittadino cinese.

"Lo status privilegiato del figlio unico ha portato ad un aumento del consumo di cibo, di energia, e di altri beni che potrebbero avere un impatto nocivo," ha detto Huang, aggiungendo però che "non abbiamo comunque prove forti per sostenere questa tesi."

La regola stava già lentamente decadendo in modo graduale. Al momento, alle coppie viene permesso di avere un secondo figlio se uno dei genitori è figlio unico. Ma come spiega Green-Weiskel, l'alto costo della vita nelle città cinesi rende improbabile pensare che la maggior parte delle coppie possano comunque permettersi un secondo figlio.

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"Che le donne abbiano meno bambini fa parte di un trend globale," ha detto. L'annuncio della Cina avrà alcuni effetti, "ma non credo vedremo una situazione in cui improvvisamente la popolazione crescerà in modo esponenziale."

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Se c'è un'area che potrebbe rallentare il progresso della Cina, continua, questa potrebbe essere quella del trasporto. I consumatori cinesi stanno acquistando auto già adesso a un tasso "insostenibile," e una crescita della popolazione urbana rischierebbe di inasprire il problema.

"Una piccola percentuale della popolazione cinese possiede un'auto, ma le proiezioni sul consumo di petrolio e i problemi di traffico attuali sono già completamente fuori controllo," ha spiegato Green-Weiskel.

Nell'ultimo decennio la Cina è diventata la più grande economia al mondo e la maggiore fonte di dei gas serra, che si teme stiano influenzando le temperature globali. Pechino ha garantito che le sue emissioni raggiungeranno l'apice nel 2030, un obiettivo che molti osservatori ritengono raggiungibile-e che secondo Green-Weiskel è un obiettivo che l'annuncio di giovedì non influenzerà.

"Se si vuole sapere dove la Cina possa veramente stringere la cinghia per quanto riguarda le emissione dei gas serra, non bisogna guardare al consumo individuale," ha spiegato Green-Weiskel. "Sono molto più importanti" un miglioramento dell'efficienza delle sue centrali elettriche e un cambiamento da una forte base manifatturiera a una economia più orientata sui servizi.

"Se la Cina produce meno rifiuti plastici è meglio per il Pianeta Terra," afferma Green-Weiskel. "Solo così abbiamo un modo per prevenire le conseguenze del cambiamento climatico. Ammesso si faccia ancora in tempo."


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