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Comprare la pillola del giorno dopo in Italia è più difficile di quanto dovrebbe

Molti farmacisti si professano obiettori di coscienza quando gli viene chiesta la pillola, eppure non è previsto dalla deontologia professionale: abbiamo cercato di capirne di più.
Foto via Flickr

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"Buonasera, in farmacia avete la pillola del giorno dopo Norlevo?"

"Sono obiettore di coscienza," ci risponde un farmacista della provincia milanese. Aggiungendo: "È un aborticida, ha effetti collaterali notevoli."

Norlevo, in realtà, non è un aborticida. Norlevo è il contraccettivo d'emergenza per il quale, lo scorso 3 marzo, l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha abolito l'obbligo di ricetta medica per i maggiorenni.

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Il medicinale va ad aggiungersi agli altri due contraccettivi d'emergenza già vendibili senza prescrizione a chi ha più di 18 anni: EllaOne, conosciuta anche come la "pillola dei cinque giorni dopo", e Escapelle, una pillola basata sullo stesso principio attivo del Norlevo, il levonorgestrel.

Un farmacista può essere obiettore di coscienza?

Il problema con questa presa di posizione dei farmacisti è duplice.

Da una parte, come confermato a VICE News dal presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI), Andrea Mandelli, per i farmacisti italiani non esiste l'istituto dell'obiezione di coscienza.

Dall'altra, essendo la pillola del giorno dopo un contraccettivo d'emergenza e non un farmaco abortivo, la questione dell'obiezione di coscienza non si dovrebbe nemmeno porre.

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Lo spiega chiaramente l'Ufficio Valutazione & Autorizzazione dell'AIFA: "Il levonorgestrel non è efficace qualora il processo di impianto dell'ovulo fecondato sia già iniziato e, pertanto, non presenta attività abortiva," dichiarano a VICE News. "La contraccezione di emergenza è efficace soltanto nei primi giorni che seguono il rapporto sessuale, prima che lo sperma fertilizzi l'ovulo; essa non interrompe una gravidanza iniziata e non danneggia lo sviluppo del feto."

L'ufficio dell'AIFA chiarisce che un farmaco come il Norlevo non debba essere considerato un anticoncezionale di routine, ma aggiunge: "Sebbene l'uso frequente non è raccomandato, l'uso ripetuto non è causa di rischi e non deve essere motivo di mancato trattamento da parte delle donne."

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Un test di gravidanza. [Foto di Ernesto Andrade via Flickr / Creative Commons]

Una questione ideologica

"Come chiarito dall'AIFA, nel caso del [Norlevo] non si tratta di un abortivo ma, appunto, di un anticoncezionale, sia pure con modalità d'azione particolari," conferma via email a VICE News Mandelli. "Questa per ora è la legge, e come tale va rispettata."

Il che però non sempre succede. Lo conferma anche Lisa Canitano, medico ginecologo e presidente della onlus Vita Di Donna, un portale dedicato alla salute e alla sessualità femminile, che aggiunge: "[L'obiezione di coscienza tra i farmacisti italiani] è una pratica, ahimé, molto diffusa, perché la Chiesa cattolica ha fatto una grande battaglia d'informazione per confondere le idee agli italiani."

Questo tipo di ideologie si propagano sul web: secondo la dottoressa Canitano, basta una rapida ricerca su internet per scoprire tantissimi articoli in italiano che cercano di smentire la letteratura scientifica – inclusa la classificazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità – che concorda nel classificare il Norlevo, tra gli altri, come un contraccettivo d'emergenza e non una pillola abortiva.

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"Quest'opera di disinformazione ininterrotta mette in discussione tutto, e ciò ha causato un'ondata di dichiarazioni di obiezione di coscienza."

La ginecologa spiega che fino a quando c'è stato obbligo di prescrizione medica – che per EllaOne, ad esempio, era in vigore anche per le maggiorenni fino a maggio 2015 – il problema riguardava soprattutto alcuni medici, che non la prescrivevano.

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"Da questa confusione, a raffica, si è passati ai farmacisti, perché i farmacisti hanno messo in atto, in maniera abbastanza spalmata sul territorio italiano, due atteggiamenti fondamentali: questo dell'obiezione di coscienza, soprattutto all'inizio, e poi quello misogino."

Quest'ultimo riguarderebbe quelli che hanno assunto un atteggiamento moralista volto a preservare la "moralità" e la "reputazione" femminile, "come se [l'accesso ai contraccettivi d'emergenza] fosse la rovina dei costumi delle donne italiane, che non avrebbero avuto più freni."

Una farmacista mostra alcuni prodotti in vendita. [Foto in Creative Commons via Flickr/Junta de Andalucía]

Perché la situazione potrebbe migliorare

Ma Canitano pensa che con l'abolizione dell'obbligo di ricetta la tendenza potrà solo migliorare.

"Un terzo motivo per cui erano così ostili [alla pillola del giorno dopo] era un motivo difensivo. 'Io gliela do, poi lei si sente male e passo un guaio io'. Adesso, piano piano, gli stiamo spiegando che passeranno un guaio se non la danno."

Molte donne si rivolgono a Vita Di Donna quando si vedono negare l'accesso a contraccettivi di emergenza. Il dottor Canitano spesso non deve far altro che metterle al corrente dei loro diritti, di fronte a un farmacista che – per ignoranza o convinzioni personali – non sta rispettando la legge.

"Sono passati dall'aver paura di darla, ad aver paura di non darla – ed è brutto dover dire che è solo la paura a fermarli [dal non vendere il farmaco]."

Rimangono comunque alcune zone grigie: per esempio ci sono farmacisti che, non volendo vendere la cosiddetta pillola del giorno dopo, semplicemente non la ordinano per la propria farmacia, sperando che un'eventuale cliente non voglia aspettare e si rivolga altrove.

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Anche Mandelli, presidente della Federazione dell'Ordine dei Farmacisti Italiani, fa notare: "Quello che dice la legge è che il farmacista deve adoperarsi per procurare il medicinale richiesto nel più breve tempo possibile. Ma mi domando se non sia più semplice, per esempio in una grande città, rivolgersi a una farmacia che ne sia già provvista."

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Canitano riconosce che alcuni "obiettori" possano mettere in atto questo tipo di strategia, ma aggiunge che sono pratiche sempre meno diffuse. "Comincia ad aumentare la paura, soprattutto [nelle farmacie] di turno, che se non hanno la pillola del giorno dopo e la signora resta incinta, loro saranno chiamati a rispondere."

Lo scorso febbraio, uno studio condotto dall'istituto di ricerca SWG sulla pillola dei cinque giorni dopo, ha rivelato che il 46 per cento dei farmacisti italiani non condivide l'abolizione dell'obbligo di ricetta per il farmaco, anche se solo per pazienti maggiorenni.

Il presidente della FOFI crede che un risultato simile si otterrebbe anche con un sondaggio a proposito del Norlevo. Mandelli riconosce che i contraccettivi d'emergenza, in quanto preparati ormonali, sono farmaci con un profilo d'impiego delicato, che raramente sfugge all'obbligo di prescrizione.

"Aggiungiamo poi che in Italia non esiste un ricorso all'automedicazione sviluppato come nei paesi nordici o anche nella stessa Francia: da noi l'accesso al farmaco è sempre stato mediato in prevalenza dal medico, anche per l'ampiezza della copertura del [Sistema Sanitario Nazionale]. Insomma, esiste una cultura consolidata e, come dicevo, non priva di ragioni, che rende più difficile l'accoglimento di questa novità."

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Su queste tematiche, la Federazione ha attivato un percorso di formazione e aggiornamento mentre la SIFAC, Società Italiani di Farmacia Clinica, ha elaborato un vero e proprio protocollo per aiutare il farmacista ad affrontare situazioni relative alla contraccezione di emergenza.

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_Foto in apertura di twentymindsomething via Flickr in Creative Commons._