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Giubileo

Panico, blitz e ritardi: come arriva Roma al Giubileo straordinario

Tra crisi politica, allarme sicurezza e trasporti allo sbando, a pochi giorni dall'inizio del Giubileo della Misericordia Roma non potrebbe esser messa peggio.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
Foto tratta dalla pagina Facebook dell'Esercito Italiano

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Quando lo scorso marzo Papa Francesco aveva annunciato il Giubileo straordinario della misericordia, l'amministrazione capitolina si era affrettata nel lanciare rassicurazioni e garanzie a mezzo stampa: Roma sarebbe stata pronta, perfettamente in grado di padroneggiare un evento del genere.

"Ce la faremo," aveva detto l'ex sindaco Ignazio Marino, "Roma e l'Italia danno il meglio proprio nelle grandi sfide." L'ex vicesindaco Luigi Nieri si era mostrato ancora più ottimista: "La Capitale sarà nuovamente al centro dell'attenzione del mondo intero. Avremo la possibilità di mettere in luce il bello di tutta Roma, rilanciando anche le nostre periferie." Il Giubileo, aveva chiosato Nieri, "sarà una straordinaria occasione per far emergere la grande capacità di Roma di gestire eventi unici al mondo."

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Il Comune non è stato l'unico ad alimentare questa convinzione. Agli inizi di settembre, infatti, la Camera di Commercio ha diffuso uno studio dell'Università La Sapienza che conteneva previsioni a dir poco esaltanti. Secondo i calcoli della facoltà di economia, infatti, il Giubileo potrebbe portare nelle casse cittadine undici miliardi di euro nell'arco di cinque anni—una cifra che comporterebbe un incremento del 2.4 per cento sul Pil della Capitale, e dello 0.7 per cento a livello nazionale. Anche la ricaduta occupazionale sarebbe altrettanto rilevante: tra i 4.300 e i 5.000 posti di lavoro creati per l'occasione.

Insomma, il Giubileo straordinario avrebbe il potenziale per essere "un successo superiore a quello del Duemila, il giubileo del millennio indetto da Wojtyla." Ma a soli quattro giorni di distanza dall'apertura della Porta Santa – e considerati tutti gli sviluppi che ci sono stati negli ultimi otto mesi – è davvero difficile mantenere l'ottimismo iniziale.

Anzitutto, gli attentati di Parigi del 13 novembre hanno impresso una svolta radicale alla preparazione del Giubileo, e il timore di attentati a Roma – unito alle contromisure da addottare per sventarli – ha preso il sopravvento su qualsiasi altro aspetto.

Leggi anche: L'Italia è davvero preparata ad affrontare attentati come quelli di Parigi?

A quest'ultimo proposito, un recente sondaggio ha affermato che addirittura l'83 per cento dei romani ha paura di eventuali attacchi terroristici duranti il Giubileo. Le settimane appena trascorse, tra la miriade di allarmi bomba e di false segnalazioni, hanno evidenziato come il contraccolpo psicologico post-Parigi sia sia rapidamente trasformato in una psicosi generalizzata. E del resto, il questore di Roma Nicolò D'Angelo ha detto che "nemmeno Mandrake saprebbe dire quanti falsi allarmi arriveranno."

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Lo scorso 20 novembre lo stesso D'Angelo – insieme al prefetto Franco Gabrielli – ha presentato il piano di sicurezza predisposto per l'anno santo, che impegnerà oltre 2mila uomini ed è entrato in funzione il 23 novembre. "Accanto a nuove aree di servizio," ha spiegato il questore, "è stato disposto l'incremento dell'attività di pattugliamento a partire dalle aree periferiche, e tra pochi giorni vareremo un nuovo sistema di controllo sui mezzi Atac e su tutto il trasporto urbano. Saremo presenti sugli autobus con le nostre pattuglie."

Tra le varie misure, il piano contempla un sistema di controllo con i "rapiscanner" a San Pietro, il potenziamento della videosorveglianza di Roma e un "controllo maggiore per la movida e per i locali dei concerti." Gabrielli, dal canto suo, ha dichiarato che la "no fly zone" su Roma sarà estesa per tutto il periodo del Giubileo, e che "abbiamo un piano antiterroristico già esistente che prevede interventi in caso di attacco batteriologico-chimico."

(Militari in pattugliamento alla stazione Tiburtina. Foto via Facebook.)

Al di là di una presenza più visibile di agenti di polizia e soldati dell'esercito in città – soprattutto in metropolitana e presso i monumenti più importanti del centro storico – le prime, vere operazioni di sicurezza per il Giubileo hanno preso di mira migranti e alcune occupazioni abitative.

Il 24 novembre la polizia ha fatto un blitz all'interno del centro d'accoglienza autogestito Baobab (che a breve sarà sgomberato del tutto), e al termine del "censimento" ha portato via 23 persone sprovviste di documenti. Il 1 dicembre le forze dell'ordine sono entrate in un palazzo occupato dal 2013 in via Curtatone, vicino alla stazione Termini. L'operazione è durata tre ore, e sui circa cinquecento abitanti – in prevalenza rifugiati eritrei ed etiopi – solo quattro sono stati trovati senza regolari documenti e portati all'ufficio immigrazione della Questura.

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— Yara (@y_nardi)December 1, 2015

Il 4 dicembre si è tenuta un'altra operazione in un palazzo occupato in via di Casal Boccone, dove vivono 120 famiglie. "Gli abitanti della struttura hanno subito pensato ad uno sgombero," ha detto Irene Di Noto dei Blocchi Precari Metropolitani; in realtà, si trattava di "un'identificazione dei presenti." Alla fine tutto si è svolto "in maniera tranquilla," e nessuno è stato portato via.

"In occasione del Giubileo si sta portando avanti una vera e propria guerra contro i più poveri," ha aggiunto Di Noto.

La polizia irrompe nell'occupazione abitativa di — X-RAY (@veg_sxe)December 3, 2015

Operazioni del genere, dunque, testimoniano come la "questione sicurezza" abbia completamente divorato ogni altro aspetto organizzato e politico che gravita intorno al Giubileo—in primis, ad esempio, la gravissima crisi che ha investito l'amministrazione capitolina.

Come noto, la giunta Marino – che già era stata ampiamente affossata dalle ripercussioni di Mafia Capitale, dalla propria inefficienza e dalle lotte intestine del Partito Democratico – è crollata lo scorso ottobre con le dimissioni forzate del sindaco. Il governo di Matteo Renzi ha immediatamente nominato a commissario il prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca, con l'esplicito intento di "fare del Giubileo con Roma ciò che è stato l'Expo per Milano." Poco dopo, il Consiglio dei Ministri ha stanziato 200 milioni di euro—fondi che, ha notato polemicamente Ignazio Marino su Facebook, erano rimasti congelati fino ad allora.

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Il paragone con Expo, tuttavia, non può reggere; e a dirlo è lo stesso prefetto di Roma. "L'Expo era un evento programmato 8 anni prima," ha spiegato Gabrielli, "con un budget a cui non mi avvicino per pudore, ma soprattutto con una esigenza fondamentale: il primo di maggio o si apriva o non si apriva. Non sarà così per il Giubileo."

Leggi anche: Le ruspe sui campi rom di Roma stanno lavorando a pieno regime in vista del Giubileo

La portata dei lavori per l'anno santo – che comunque non saranno finiti in tempo per l'8 dicembre, come ha ammesso anche Gabrielli – è decisamente ridotta (sono previsti appena 32 interventi) e si limita alla manutenzione ordinaria. Nello stesso senso stanno andando anche le ordinanze del commissario Tronca, che per ora si sono concentrate sul riportarne un minimo di decoro in centro, affrontando problemi minori quali i "centurioni" e i "risciò" nel centro storico.

Il ridimensionamento delle aspettative è andato a toccare anche le previsioni dell'afflusso di pellegrini, che secondo Gabrielli "non saranno più di 10 milioni," al contrario dei 30 stimati inizialmente. E a conferma di ciò c'è anche la flessione delle prenotazioni nelle strutture alberghiere, sulle quali comunque sembrano incidere parecchio gli attentati di Parigi.

(Volontari al Giubileo del 2000. Foto via Flickr.)

A questo punto, e di fronte a queste cifre, è praticamente impossibile non fare un confronto con il "Grande Giubileo" del 2000—pur con tutte le differenze nel caso.

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"Il Giubileo del 2000 ebbe a disposizioni molti anni per essere preparato," dice a VICE News l'urbanista Paolo Berdini, autore di La città in vendita, Le città fallite e di diversi saggi su Roma. "Fu formata una struttura ad hoc, e il sindaco Rutelli fu nominato dal primo ministro dell'epoca come responsabile di quel progetto, venendo dunque investito di una dimensione istituzionale molto rilevante."

All'epoca, comunque, quel "modello operativo funzionò bene"—anche se in seguito, applicato su scala nazionale, quello stesso modello diede l'avvio alla stagione delle "grandi opere" e all'annessa serie di "scandali, malversazioni e ruberie." L'urbanista porta ad esempio positivo la gestione dell'evento centrale a Tor Vergata, in cui "per l'occasione fu realizzato un sistema viario strepitoso, che è stato possibile solo grazie al piano del Giubileo, e che però ha portato in quelle zone disastrate della periferia orientale di Roma una viabilità efficiente."

Il Giubileo del 2000, in definitiva, "è stato un modo di utilizzare la straordinarietà per migliorare anche la vita ordinaria della città"; e inoltre, grazie al successo mediatico, "sembrava davvero che Roma fosse il gioiello dell'Italia."

Leggi anche: Con il blitz della polizia al "Baobab" di Roma è ufficialmente iniziato il Giubileo della misericordia

Da quel Giubileo a oggi, tuttavia, la situazione è mutata profondamente. La Capitale è stata travolta sia dall'implosione di un "modello" di governo predatorio e clientelare, sia da un'evoluzione urbanistica che ha lasciato segni devastanti sulla conformazione della città.

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Sintetizzando al massimo su quest'ultimo punto, Berdini individua due cambiamenti principali. Il primo è che la Capitale "si è espansa in modo disordinato e ipertrofico come mai aveva fatto prima di allora—e Roma pure ha conosciuto dei momenti in cui l'edilizia ha fatto il bello e il cattivo tempo." Basti pensare, ad esempio, al travaso di persone (circa 300mila) che c'è stato dall'interno del Grande raccordo anulare verso il suo esterno, cioè in quartieri scollegati dal resto della città; oppure all'immensa colata di cemento riversata nelle periferie, che ha comportato uno sprawl di cui non si vede la fine, l'espansione urbana incontrollata.

Il secondo elemento, continua Berdini, è che c'è stato "un restringimento devastante della capacità di spesa dell'amministrazione pubblica, e oggi ci ritroviamo con una città priva di servizi pubblici, priva cioè di quei luoghi che connotano il vivere urbano." In pratica, "si è espansa la città ma non si è stati in grado di garantire i diritti dei cittadini."

Questa circostanza è particolarmente visibile nella questione del trasporto pubblico e della mobilità—un tema che, a parte lo stanziamento di qualche milione di euro ed una specie di "tregua" sugli scioperi, è stato pressoché rimosso dal dibattito sul Giubileo.

Come sa perfettamente chiunque vive o trascorre del tempo a Roma, la città è letteralmente assediata dalle automobili: sulle strade circolano 2 milioni e mezzo di veicoli, più di ottocento per mille abitanti; e secondo il Censis, "il tempo medio di spostamento di chi viaggia in auto a Roma nelle ore di punta del mattino si attesta sui 45 minuti."

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La rete del trasporto su gomma, invece, è tra le più estese d'Europa con i suoi 3.500 chilometri di linee e 7000 fermate. Tuttavia, la municipalizzata ATAC – tra scandali, debiti e disservizi – versa in uno stato di dissesto finanziario ormai strutturale; e questo comporta che ogni giorno passino 1450 mezzi al posto dei 2300 del parco complessivo, visto che 850 autobus rimangono fermi nei depositi perché non ci sono soldi per ripararli.

Nel corso delle ultime settimane, inoltre, i lavoratori della TPL – azienda privata che gestisce il 20 per cento del servizio di trasporto romano – hanno scioperato per 8 giorni consecutivi, bloccando la circolazione degli autobus e lasciando a piedi diverse aree perifiche. La protesta, spiega un articolo di RomaToday, era dovuta al fatto che da più di un anno i dipendenti della TPL "percepiscono lo stipendio in ritardo, a volta anche di alcuni mesi," e quando lo percepiscono se lo ritrovano decurtato di alcune centinaia di euro. La mobilitazione si è infine conclusa il 1 dicembre, dopo un incontro in prefettura tra i sindacati e Gabrielli.

Anche questa mattina i lavoratori di — degage (@progettoDegage)November 26, 2015

La vicenda più eclatante e simbolica dell'inefficianza del trasporto pubblico romano è però un'altra: quella della linea C della metropolitana, che secondo il consorzio costruttore si candida ad essere la "più complessa e straordinaria del mondo."

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Il progetto, che si trascina dagli anni Novanta, inizialmente doveva essere portato a termine per il Giubileo del 2000; ma i lavori sono partiti solo nel 2007, e alle soglie del Giubileo del 2015 è stato inaugurato – e con tre anni di ritardo – un tratto parziale e sostanzialmente inutile, che collega la periferia con la periferia e non s'incontra con le esistenti linee A e B.

Come ha ricostruito il giornalista Enrico Nocera nel recente libro Metro C, tra i primi annunci di Rutelli e la situazione attuale è passato davvero di tutto: continui sforamenti del cronoprogramma, sprechi di ogni tipo, una pioggia di varianti (ben 45) in corso d'opera, subappalti di dubbia legalità, accuse della Corte dei Conti e dell'Autorità nazionale anticorruzione e una lievitazione incredibile dei costi, che potrebbero arrivare addirittura a sei miliardi di euro.

Proprio oggi, la società Metro C ha comunicato che dal prossimo 15 dicembre i cantieri saranno bloccati in risposta ai "gravi inadempimenti dell'ammistrazione," cioè i "mancati pagamenti per oltre 200 milioni di euro." Nessuno, dunque, ha la più pallida idea di quando sarà effettivamente pronta la linea. Il risultato finale è che dal 2000 a oggi la rete metropolitana è rimasta sostanzialmente la stessa, e con i suoi appena 60 chilometri copre una porzione irrisoria della città.

(L'ex sindaco Ignazio Marino all'inaugurazione del primo tratto della Metro C nel novembre del 2014. Foto via Facebook.)

Insomma: per questa serie di motivi, come sostiene Berdini a VICE News, Roma arriva a questo appuntamento "in una maniera sconvolgente."

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In più – vuoi per i tempi stretti, vuoi per la crisi politica che ha investito il comune – quello che è mancato del tutto in vista di questo Giubileo della misericordia è stata una progettualità che andasse oltre la mera contingenza – progettualità che, al contrario, c'era stata per il Giubileo del 2000.

Secondo l'urbanista, dunque, è logico prevedere che il Giubileo straordinario del 2015 "non avrà nessun impatto" rilevante sulla città, "principalmente per colpa della precedente amministrazione. Il comune aveva tutte le carte in mano per fare un progetto di lungo respiro, che ad esempio mi porta a costruire delle tramvie per i prossimi anni. Ma non è stato fatto nulla."

Il respiro, invece, è stato "modestissimo" fin dall'inizio. "Si è deciso di fare il restyling di alcune piazze e un minimo di arredo urbano. Percarità, sono cose che fanno sempre bene alla città," conclude Berdini, "ma non la cambiano. La città cambia se ha una struttura urbana che è veramente utile alla vita dei cittadini."

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E qui si ritorna al paragone tra i due grandi eventi. Come ricorda Walter Tocci – senatore del PD ed ex vicesindaco di Roma nella giunta Rutelli – nel recente libro Roma. Non si piange su una città coloniale, "la città fu investita in poco più di due anni dalla realizzazione di 441 opere che furono portate a termine per il 97% entro la scadenza giubilare." Tutte queste opere, puntualizza Tocci, "diedero ai turisti l'impressione di una Roma nuova che smentiva tutti gli stereotipi negativi e si proponeva come capitale del cambiamento dell'intero paese."

A quindici anni di distanza, e con il Giubileo della misericordia alle porte, quell'immagine della Capitale non potrebbe essere più lontana dalla realtà concreta di tutti i giorni.


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Foto trattadalla pagina Facebook dell'Esercito Italiano