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Italia

L’incredibile storia degli abbonamenti-truffa alle finte riviste della polizia

Decine di persone sono accusate di aver messo in piedi un sistema che costringeva le vittime ad abbonarsi a riviste che in realtà non esistevano, spacciandosi per funzionari di polizia e magistrati.
Foto di Jimmy Mallinson/Flickr

Venerdì scorso, 31 marzo, sono state arrestate a Milano quattro persone e iscritte al registro degli indagati altre 25.

Sono tutte accusate a vario titolo di 41 capi d'imputazione, più o meno tutti legati all'associazione a delinque finalizzata alla truffa.

A farli finire sotto la lente della Guardia di Finanza è stata la loro attività di vendita telefonica di abbonamenti a finte riviste della Polizia, e a prezzi che andavano dai 100 ai 3.500 euro.

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In pratica le vittime venivano contattate telefonicamente dal personale di alcuni call center—gestiti dagli arrestati—e veniva loro proposto (quando non intimato) di abbonarsi a delle testate fittizie redatte o ispirate dalle forze dell'ordine.

Chi non aveva intenzione di rinnovare l'abbonamento veniva violentemente minacciato.

Il meccanismo sembrava funzionare, specie nei confronti di anziani e piccoli imprenditori: le vittime in totale sarebbero 42, raggirate tra il 2012 e il 2014.

Tra queste, anche un imprenditore che è arrivato a pagare 165mila euro in contanti, e un'anziana che avrebbe sborsato 35mila euro.

Da quanto si apprende dal Corriere della Sera, esisterebbe anche un video in cui un anziano consegnerebbe una busta da 20mila euro in contanti a un truffatore spacciatosi per fattorino.

Milano, truffa call center su riviste polizia: 4 arresti e 25 indagati https://t.co/e2Y084B17O
— Tg La7 (@TgLa7) March 31, 2017

Il sistema prevedeva telefonate a tappeto e una contrattazione abbastanza aggressiva basata su una sorta di vademecum che veniva fornito ai venditori telefonici—che spesso si spacciavano per operatori della polizia, funzionari giudiziari o magistrati

Una delle vittime, a quanto pare, avrebbe persino telefonato al centralino del Tribunale di Milano per verificare se davvero il "giudice Boccassini" l'avesse contattata per vendergli un abbonamento.

Agli operatori del call center veniva anche dato un elenco coi numeri da chiamare, quelli da evitare, e quelli da minacciare—e come farlo.

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"Si partiva da frasi precostituite all'attacco della vittima modulate fino ad arrivare alle vere e proprie minacce," ha spiegato il responsabile della sezione di polizia giudiziaria dei Carabinieri, Vito Bianco.

Gli inquirenti ritengono che il giro d'affari di questo sistema potesse arrivare anche al milione di euro all'anno.

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Foto di Jimmy Mallinson/Flickr, rilasciata su licenza Creative Commons