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A Roma hanno votato per sgomberare CasaPound, ma non sarà così facile

Il PD e il M5S hanno approvato una mozione che chiede lo sgombero immediato dello stabile occupato dai "fascisti del terzo millennio."
Leonardo Bianchi
Rome, IT
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Ieri il consiglio comunale di Roma ha approvato una mozione—votata dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle—che impegna la sindaca Virginia Raggi ad “attivarsi presso gli organi competenti affinché sia predisposto lo sgombero immediato” dello stabile occupato da CasaPound in via Napoleone III.

Il proponente della mozione, il consigliere del PD Giovanni Zannola, ha spiegato in aula che “in questi mesi si è usato sul tema degli sgomberi il pugno duro. Noi chiediamo alla giunta di fare altrettanto con un edificio occupato ormai dal 2003, dove non si sa bene cosa accade dentro se non che si costruisce un odio profondo.”

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Nel documento passato al Campidoglio, inoltre, si legge che “non è tollerabile che CasaPound possa protrarre la propria occupazione in un edificio di pregio per svolgere attività che alimentano un clima di tensione in città, rifacendosi alle ideologie fasciste e alle politiche di Benito Mussolini, violando le normative che non consentono tali comportamenti.”

Il vicepresidente di Cpi, Simone Di Stefano, ha minacciato di querelare gli autori della mozione perché “non esiste nessuna sede di partito in via Napoleone III”—sebbene, per le elezioni del 2018, lo stesso Di Stefano abbia dichiarato che la sede legale del partito si trova proprio lì.

Poi ha ricordato che “da 15 anni ogni sindaco che non è in grado di amministrare la città ad un certo momento per distrarre i romani inizia a parlare di CasaPound,” e parlato della “solita polpetta avvelenata per Matteo Salvini, fatta pensando di metterlo in difficoltà.” Di Stefano ha infine concluso così: “Noi non siamo alleati di Salvini dal 2015, quindi il ministro è libero di comportarsi come meglio crede.”

Qualche mese fa Salvini aveva fatto capire che l’occupazione di CasaPound non era in cima alla lista della priorità, pur garantendo che—prima o poi—toccherà anche a loro. In una nota di ieri, poi, ha confermato che “procederemo con l’operazione sicurezza e sgombero di tutte le occupazioni illegali, nessuna esclusa.”

C’è comunque da dire che, dal 2003 a oggi, per i “fascisti del terzo millennio” non c’è mai stato il rischio concreto di essere sgomberati. La complessa situazione burocratica e legale del palazzo ha di fatto impedito ogni tentativo di sfratto; e in più, lo stabile non è di proprietà del comune. Come dice Zannola, “sappiamo che c’è la disponibilità di una possibile permuta da parte dell’ente di proprietà,” ma la strada è lunga e complicata.

Al momento, dunque, la mozione ha più che altro un valore simbolico. E molto dipende da Salvini, per il quale lo sgombero di CasaPound—al di là dei proclami di facciata—è davvero l’ultimo dei problemi.

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