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Politică

Sei risultati importanti dalle elezioni di metà mandato americane

I Democratici hanno riconquistato la Camera, e tra loro ci sono stati diversi record.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
Jared Polis
Jared Polis. Foto via Instagram.

Come avevano previsto i sondaggi—che questa volta ci hanno preso, a differenza del 2016—le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti hanno visto i Democratici riconquistare la Camera, e i Repubblicani consolidare la propria maggioranza al Senato.

Al momento il Partito Democratico ha ottenuto 219 seggi, anche se lo scrutinio dei voti non è ancora concluso (mancano circa 20 seggi da assegnare). Prima ne controllava 193. Per quanto riguarda il Senato, che si rinnova per un terzo ogni due anni, in queste elezioni si votava in stati più conservatori della media del paese; non sorprende più di tanto, quindi, che i Repubblicani abbiano fatto bene.

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Per Donald Trump—che fino all’ultimo ha cercato di trasformare il voto in una specie di referendum su di lui, a colpi di spot razzisti e retorica incendiaria sui migranti—si è trattato di un “grande successo.” E sebbene non ci sia stata quell’“ondata blu” pronosticata da alcuni analisti, i democratici possono comunque ritenersi soddisfatti dei risultati.

Ma vediamo in dettaglio i punti più salienti di questa tornata elettorale.

COSA SIGNIFICA LA VITTORIA DEI DEMOCRATICI ALLA CAMERA

La conquista della Camera da parte dei Democratici impatterà sicuramente sull’agenda legislativa di Trump. Come spiega Il Post, “per i prossimi due anni Trump sarà costretto a convincere almeno alcuni dei suoi avversari per far approvare qualsiasi legge, e i Democratici non sembrano disposti a fare grandi concessioni.”

Inoltre, una parte non irrilevante degli eletti del Partito Democratico sono favorevoli all’apertura della procedura di impeachment per rimuovere Trump dalla Casa Bianca. Per avviarla serve un voto a maggioranza semplice, e in teoria ora i Democratici hanno i numeri per farlo. Tuttavia, perché l’impeachment si concluda è necessario un voto dei due terzi del Senato, un’eventualità che non si è mai verifica nella storia degli Stati Uniti.

È STATO ELETTO UN NUMERO RECORD DI DONNE AL CONGRESSO

Stando agli scrutini, almeno 92 donne sono state elette alla Camera e dieci al Senato (che si aggiungono alle dieci già presenti nella camera alta del Congresso), per un totale di 112 donne. Si tratta del numero più alto di sempre: il record precedente era di 107.

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Ci sono anche parecchie novità di rilievo, soprattutto nel campo dei Democratici. Anzitutto, Alexandria Ocasio-Cortez (considerata una delle più promettenti figure nel partito) e Abby Finkenauer—entrambe di 29 anni—sono le deputate più giovani di sempre ad essere elette.

Deb Haaland (candidata nel New Mexico) e Sharice Davids (Kansas) sono invece le prime deputate native americane—un risultato doppiamente storico nel secondo caso, visto che Davids è anche la prima deputata lesbica. E lo stesso si può dire di Rashida Tlaib e Ilhan Omar, le prime deputate musulmane che rappresenteranno i loro stati (rispettivamente Michigan e Minnesota) alla Camera. In Texas, poi, sono state elette le prime due donne (entrambe dei Democratici) di origini ispaniche: Veronica Escobar a El Paso, e Sylvia Garcia in un distretto di Houston.

Per finire, nelle elezioni per il Senato in Tennessee ha vinto Marsha Blackburn—una politica repubblicana molto vicina a Trump. Si tratta della prima senatrice eletta nello stato.

BETO O’ROURKE IN TEXAS NON CE L’HA FATTA

Una delle sfide più interessanti era sicuramente quella in Texas tra Beto O’Rourke e Ted Cruz. Descritto dalla stampa liberale come una specie di “nuovo Obama,” O’Rourke ha condotto una campagna elettorale travolgente e per certi versi inedita, sudando (letteralmente) un sacco di camicie e attirando su di sé una grandissima attenzione mediatica—incluso l’endorsement di Beyoncé. La speranza era quella di strappare ai repubblicani uno dei seggi al Senato, contro un candidato di peso come Cruz.

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Pur arrivando molto vicino—il 48,3 percento dei voti contro il 50,9—Beto non ce l’ha fatta. Secondo un exit poll della NBC, il candidato democratico ha conquistato il 63 percento del “voto latino” e ben l’89 percento di quello nero. Ma non è bastato di fronte al 65 percento del “voto bianco” andato a Cruz.

NEMMENO ANDREW GILLUM IN FLORIDA CE L’HA FATTA

Il 6 novembre 2018 non si è votato solo per il congresso, ma anche per i governatori di 36 stati. Tra questi, una delle elezioni più importanti si è svolta in Florida: in particolare, perché il democratico Andrew Gillum—sindaco 39enne di Tallahassee che aveva vinto a sorpresa le primarie—poteva diventare il primo governatore nero nella storia dello stato.

Alla fine, però, Gillum ha perso per un soffio contro il repubblicano Ron DeSantis. Nonostante la sconfitta, il politico afroamericano rimane uno dei nuovi volti democratici—insieme a Alexandria Ocasio-Cortez e Beto O’Rourke—che stanno ridisegnando dal basso la fisionomia del partito. Tant’è che già si parla di lui come di un possibile candidato alla presidenziali del 2020.

IL COLORADO HA ELETTO JARED POLIS, IL PRIMO GOVERNATORE GAY

Chi ha vinto un’elezione statale, quella del Colorado, è invece Jared Polis. E si tratta di un risultato davvero storico: Polis, infatti, sarà il primo governatore dichiaratamente gay di uno stato che—fino a poco tempo fa—i progressisti chiamavano “lo stato dell’odio” per le sue leggi anti-LGBTQ.

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Il candidato democratico ha battuto con ampio margine—almeno sei punti, per un totale del 60 percento dei voti—il repubblicano Walker Stapleton. “Stasera festeggiamo e da domani ci rimbocchiamo le maniche,” ha detto Polis a Denver, “dobbiamo lavorare per trasformare un progetto coraggioso in realtà.”

IN MICHIGAN È PASSATO IL REFERENDUM CHE LEGALIZZA LA CANNABIS A SCOPO RICREATIVO

Oltre al Congresso e ai governatori, ieri si è votato anche per alcuni referendum. Uno di questi si teneva in Michigan e riguardava la legalizzazione della cannabis a scopo ricreativo. Oltre il 57 percento degli elettori ha votato a favore, facendo diventare il Michigan il decimo stato statunitense dove la cannabis è legale.

La misura dovrebbe entrare in vigore a fine mese, e permetterà ai maggiori di 21 anni di possedere e coltivare modiche quantità; sarà inoltre istituito un sistema per la produzione e vendita di cannabis e derivati. La tassazione è fissata al dieci percento.

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