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Poltronette

Cavalli

Se vivessimo in un mondo equo, il discorso circostanziale preferito dalle persone non sarebbe “i fenomeni meteorologici” bensì: i cavalli.

Se vivessimo in un mondo equo, il discorso circostanziale preferito dalle persone non sarebbe “i fenomeni meteorologici” bensì: i cavalli. I cavalli, mammiferi ungulati di grossa taglia non esattamente disdegnati da quella che mi piace chiamare “l'industria dell'amore filmato”, sono l'equivalente in grande scala dei cani—piacciono alle ragazze, e in genere sono inconsapevoli dei propri nomi imbarazzanti. Una volta ho cavalcato. Il mio cavallo si chiamava “Lampo”. Una persona che conosco vuole tatuarsi sull'avambraccio la faccia di un cavallo, perché il cavallo è il suo animale preferito.
La cinematografia internazionale è spesso caratterizzata dall'assenza di cavalli (pensiamo a: i film in cui non sono presenti cavalli; Il padrino; o, ancora, il cavallino morto di Via col vento) e dall'uso pretestuoso di cavalli (Robert Redford). Troviamo, comunque, un genere, il biopic sui cavalli da corsa, che oggi analizziamo attraverso due esempi realizzati a sette anni di distanza.
Le caratteristiche comuni non sono poche, a partire dalla durata (120' o >), il gran tripudio di cuori nella vittoria conclusiva, un sacco di illuminazione d'interni espressiva e completi beige, il ralenti a inizio corsa. E l'ambientazione storica, imprescindibile nell'economia delle lagrime, inevitabile se si considera che, con il ventesimo secolo, i cavalli sono divenuti animali pressoché inutili, se non per l'intrattenimento di una ristretta frangia di fortunati e per il mondo dei tatuatori. Ovvio, le corse di cavalli ci sono ancora, ma vuoi mettere quei begli abiti. Cominciamo dal film più recente: SECRETARIAT (Randall Wallace, 2010)

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AMBIENTAZIONE: GLI ANNI '70
FATTORE ROBERT REDFORD: ****
LAGRIME: **
QUANTITÀ DI CAVALLI: *
RISULTATO D'INSIEME: *
QUANTO BISOGNA ASPETTARE PRIMA DI UN PO' DI AZIONE: 40 minuti
INQUADRATURA-TIPO ALLA PARTENZA:

Il film è sostanzialmente una prova attoriale, fallita, di Diane Lane che distribuisce una serie di gnomai con l'accento del sud a dimostrazione di “quanto è determinata, questa donna!” John Malkovich interpreta l'eccentrico allenatore di cavalli franco-canadese Lucien Laurin; ogni tanto, per contratto, pronuncia qualche espressione in francese. Quando succede, perlopiù, io penso: “Che sincronizzazione strana, il mio file .avi!” Ogni volta che John Malkovich fa una faccetta buffa, parte lo stacchetto orchestrale comico. Tut-tut-tut-tut. Randall Wallace è responsabile della sceneggiatura di film dalle tinte sobrie come Braveheart e Pearl Harbor nonché, a quanto pare, di una proficua collaborazione con Mel Gibson (Wallace è il regista di We were soldiers). In questo film, il suo terzo da regista, ha deciso di non risparmiare colpi, di dimostrarsi il più prolisso possibile, e di affrescare un'epoca tramite—uhm—l'assenza di cavalli (non di nuovo!), dato che il cavallo è sullo schermo per un limitatissimo periodo di tempo, e la bionda e determinata protagonista sembra dire “Amo il mio cavallo, ora affidiamolo a questo NERO e andiamo avanti con la prova attoriale.”

C'è un pretesto per tutto .

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Oggettivamente, non si nega al film qualche appropriato movimento di macchina durante (e soprattutto all'inizio) delle corse, ma il ritmo non c'è mai, nemmeno nel mezzo dell'azione. C'è anche una sottotrama, assolutamente inutile, riguardante la figlia hippie di Diane Lane, a sottolineare i tumulti del tempo, il vecchio e il nuovo, il potenziale di un conflitto che non emerge mai, sostanzialmente perché madre e figlia si vogliono bene.

"Ehi, ragazzi, avanti così che arriviamo alle due ore."

SEABISCUIT (Gary Ross, 2003) AMBIENTAZIONE: GLI ANNI '30
FATTORE ROBERT REDFORD: *
LAGRIME: Tobey Maguire
QUANTITÀ DI CAVALLI: ***
RISULTATO D'INSIEME: ***
QUANTO BISOGNA ASPETTARE PRIMA DI UN PO' DI AZIONE: 1 ora
INQUADRATURA-TIPO ALLA PARTENZA:

Gary Ross, si sospetta, tornerà in voga quest'anno per avere diretto The hunger games, quel film apparentemente buono tratto da un romanzo (la trilogia non conta) obiettivamente buono di una femmina. Seabiscuit non è un ottimo film, non è nemmeno un buon film, e ha i cavalli pettinati come Adolf Hitler, ma se ne possono elencare alcuni pregi:

1) Innanzitutto, la presenza di cavalli sullo schermo è maggiore rispetto a Secretariat, che vabe', non vuole dire nulla—accorgersi dei cavalli in Secretariat equivale un po' a non accorgersi di Orson Welles in Quarto potere. 2) Gary Ross, se non altro, ha cercato di impegnarsi. Me lo immagino mentre urla: "VOGLIO LA SOGGETTIVA DEL FANTINO!" Ok, Gary Ross, ma ti rendi conto che verrà male. Ne inseriamo una frazione di secondo nel montaggio. "LA SOGGETTIVA DEL FANTINO."

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3) Seabiscuit è un film con Jeff Bridges senza barba e con un gran cappello. Quando Jeff Bridges non ha la barba, significa che sta interpretando ruoli con la gravitas.

"Sei un brav'uomo. Sei il mio cucciolo, Jeff Bridges, ti amo."

4) Nel film, Tobey Maguire si fa male. "Ehi, Tobey Maguire, ci aiuteresti con questo cavallo mentre noi sistemiamo un trattore in panne?" Il trattore emette un suono improvviso, Tobey Maguire viene trascinato da un cavallo impazzito per qualche chilometro. Purtroppo, però, sta bene. Il volto di lui ricoverato è esattamente quello di lui quando è in salute. Gli altri personaggi lo trattano come se fosse in

, ma nel suo letto di ospedale Tobey Maguire può fare, per esempio, questo movimento: Il film non è esente da una serie sconcertante di quei cliché verbali che ci rendono forti nel cuore, ma se non altro non è Secretariat. Mi piacerebbe citarne uno: "You could be crippled for the rest of your life." "I was crippled for the rest of my life. I got better. He made me better. You made me better."

Jawohl