FYI.

This story is over 5 years old.

Stuff

Archivio iconografico di Stato è il Tumblr che racconta un'intera generazione

La luna nera, il 13 al Totocalcio, il figlio di Gheddafi che giocava nel Perugia: Archivio Iconografico di Stato è un Tumblr che racconta tutte le cose che fanno parte della memoria comune dell'ultima generazione pre-internet della storia d'Italia.

Il calendario 1995 di Valeria Marini. La luna nera. Il 13 al Totocalcio. Il figlio di Gheddafi tesserato dal Perugia e paragonato a Ryan Giggs. Se rientrate nell'ultima generazione pre-internet della storia d'Italia, probabilmente tutte queste cose hanno fatto parte della vostra giovinezza e adolescenza, così come hanno fatto parte della mia. Per anni, per decenni, sono state cose come queste a formare l'identità culturale del nostro paese, entrando nella memoria collettiva di milioni di persone come definizioni ostensive del volatile concetto di "italianità."

Pubblicità

Oggi, nonostante i tentativi di rianimarlo con grandi eventi e retorica da hashtag, è evidente che quello stesso concetto sta attraversando un momento di profonda debolezza. A fronte di tutto questo, era solo questione di tempo prima che comparisse un progetto come quello dell'Archivio Iconografico di Stato, un Tumblr dedicato alla conservazione e alla celebrazione di tutti quegli elementi che hanno contribuito a farci avere ben chiaro in testa che cos'è veramente il paese in cui viviamo.

Gianni Agnelli e Heidi von Salvisberg a Capri nel 1967 - "Andavo a Capri quando le contesse facevano le puttane. Ora che le puttane fanno le contesse non mi diverte più"

L'Archivio è gestito da due ragazzi romani, Edoardo e Daniele, ed è un esercizio di psicanalisi collettiva. "Per capire noi stessi e per capire un intero popolo il modo più efficace è pensare a contraddizioni come l'esistenza di Lapo Elkann, Eugenio Montale e il mostro di Firenze nello stesso paese," mi hanno detto. "È più efficace analizzare usanze, modi di dire e pensare e personaggi diventati famosi piuttosto che leggersi un libro di storia."

La necessità di psicanalizzare il paese deriva ovviamente dal fatto che lo si percepisce come cambiato e irriconoscibile, e dalla convinzione che per capire quello che è diventato serva tornare ai cardini su cui si è retto l'immaginario del passato. "Ogni popolazione e ogni cultura ha un momento di passaggio e un momento di consolidamento nella produzione di icone," mi ha detto Daniele. "Proviamo anche ad archiviare elementi del passato prossimo, che raccontino che cos'è la vita di tutti i giorni nell'Italia di oggi, ma è decisamente più difficile. Anche perché serve un minimo di distanza per valutare se qualcosa può diventare parte di un archivio come questo."

Pubblicità

Insomma, in un modo o nell'altro si tratta sempre di un tentativo di venire a patti con la nostalgia di una certa Italia che non esiste più—un sentimento diffuso, come testimoniano anche le numerose pagine Facebook dedicate alla celebrazione di caratteristiche specifiche dell'Italia del passato, dalla sua politica, al suo calcio, ai suoi programmi e personaggi televisivi. In parte, la ragione di questo guardarsi indietro è l'assenza di prospettive future incoraggianti e di punti di riferimento validi nel presente.

"A livello economico è un momento un po' del cazzo per l'Italia, e questo si riflette anche a livello sociale. Eppure ci sono comunque cose di questo periodo che a mio parere in futuro saranno materiale per il nostro archivio," mi ha detto Edoardo. "Per esempio, prendi il cane Dudù e Berlusconi che posta su Instagram le sue foto con Dudù. Il berlusconismo è stato una miniera d'oro da questo punto di vista, l'ultimo periodo veramente folcloristico della storia italiana recente."

Più in generale, però, i Tumblr come questo riflettono anche cambiamenti globali: "il fatto è che le cose che facciamo noi le fanno anche, uguali, i nostri corrispettivi inglesi, francesi, tedeschi, americani e così via. Per questo il folclore sta sparendo ed è sempre più difficile trovare qualcosa di totalmente italico," mi spiegano.

Quello che oggi percepiamo come folclore tipicamente italiano, spesso non è che un retaggio del passato, l'onda lunga di qualcosa che c'è già stato. "Prendi il senatore Razzi," mi ha detto Edoardo, "come fai a non metterlo nell'Archivio? Eppure non è niente di nuovo, anche per una questione prettamente anagrafica. Mentre la politica di oggi—prendi ad esempio Matteo Renzi—si inserisce più in un contesto europeo che in un contesto di folclore tipicamente italiano."

Pubblicità

Catalogando e conservando tutto questo folclore, l'Archivio arriva necessariamente a mettere a confronto presente e passato anche dal punto di vista della quantità di materiale che offrono—un confronto dall'esito sconfortante, per quanto la predisposizione alla nostalgia e al rimpianto per i tempi che furono potrebbe essere una costante della condizione umana. Scorrendo tra le pagine dell'Archivio ho trovato post su cose che avevano sicuramente segnato la mia infanzia ma di cui non ricordavo nulla, come il caso delle figurine mancanti di Poggi e Volpi che nel 1998 avevano provocato un'interrogazione parlamentare. O i calendari, che oggi esistono ancora ma non sono più un fenomeno pop com'erano tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila. Questo genere di cose fa senza dubbio parte del nostro immaginario, eppure sono state dimenticate da molti: se non ci fosse qualcuno a metterle da parte difficilmente le ricorderemmo. In questo senso l'Archivio non ha soltanto un compito di psicanalizzare il paese, ma funge anche da memoria collettiva.

La cosa a mio avviso più interessante è che nel periodo in cui tutti questi riferimenti culturali comuni appartenevano al presente, l'idea di italianità che veicolavano era talmente forte da poter essere data per scontata. Ora che invece il paese sembra aver perso se stesso, veicolare quella stessa idea sembra molto più difficile.

"Secondo me questa tendenza c'è sempre stata, solo che a volte è passata un po' sotto traccia," mi ha detto Edoardo. "A mio avviso il primo vero episodio in cui c'è stato questo senso di rivincita dell'identità italiana è stato il caso di Gigi Rizzi e Brigitte Bardot. Siamo nel 1968, Gigi Rizzi è un ragazzo della Milano bene che va in vacanza a Saint Tropez, un posto che all'epoca era frequentato dai ricchi e dai famosi di tutta Europa. Va in discoteca e ci trova Brigitte Bardot—l'icona della bellezza mondiale, un po' quello che era la Bellucci dieci anni fa. E lui se se la rimorchia, la porta in camera d'albergo e appende il tricolore dal balcone della camera. Questo caso all'epoca ha avuto un sacco di risonanza sui giornali. E questa è stata la prima scheggia di rivincita culturale dell'Italia del dopoguerra: uno che si è scopato Brigitte Bardot."

Pubblicità

Un altro emblema dell'italianità più vicino a noi è il mito della Milano da bere e dell'imprenditoria che ha caratterizzato gli anni Ottanta, che ha rappresentato una specie di ideale proseguimento di quella stessa tendenza—un mito testimoniato anche dai post del Tumblr dedicati a Berlusconi, ai "giovani di successo" in vacanza a Cortina e ai paninari.

"Il bello, il divertente e lo schizofrenico dell'Italia di allora è che non c'era solo questo, c'erano anche i premi Nobel. Ci sono motivi di orgoglio molto diversi tra loro: dai premi Nobel, alla vittoria ai mondiali nel 1982. Le retoriche di oggi, infatti, sono solo dei goffi tentativi di aggiungere elmetti a questa lista. Expo—e la retorica che la circonda—è la stessa cosa di Gigi Rizzi che si scopa Brigitte Bardot a Saint-Tropez."

Il che da un certo punto di vista è triste, perché questo genere di cose una volta ci veniva naturale mentre ora deve essere progettata e costruita a tavolino. Da un altro punto di vista, invece, è confortante, perché vuol dire che anche questo periodo e la nostra generazione stanno producendo qualcosa, di qualsiasi cosa si tratti, e potrebbero creare materiale per gli archivi del futuro. In questo senso, i post dedicati a fenomeni culturali della nostra storia recente—come Tamarreide, Wanna Marchi o Alex l'ariete—fanno ben sperare.

Saadi Gheddafi, Perugia, 2003 - "Una specie di Ryan Giggs, un perfetto esterno di sinistra" (E.Bersellini)

"Michelle Obama che arriva a Milano e blocca la città per due giorni per andare a Expo è sicuramente una cosa degna dell'Archivio—il che significa che non siamo giunti alla fine della Storia, anche se sinceramente non so se dove stiamo andando sia un bene o un male."

Segui Mattia su Twitter