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reportage

I soldati americani sono degli Dei

Almeno nelle isole del Pacifico che praticano i culti del cargo.
Jamie Clifton
London, GB

I culti del cargo, come tutti i culti, sono assolutamente insensati. Sono nati all'inizio del Ventesimo secolo nelle società tribali di numerose isole del Pacifico. I fedeli al culto credono che un soldato americano della Seconda Guerra Mondiale di nome John Frum, o il razzista preferito di tutti gli inglesi, il principe Filippo, entreranno prima o poi in possesso di tutto il cibo, tutti i vestiti e tutte le armi dell'Occidente e li consegneranno a loro. Dopodiché, sempre secondo il culto, il resto della popolazione terrestre scomparirà lasciando alle società tribali ciò che è loro di diritto, o, per meglio dire, quello che loro credono tale.

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Purtroppo questi culti sono ormai scomparsi ovunque, tranne a Tanna, una remota isola vicino alle Fiji e alla Nuova Caledonia, dove la gente è ancora fortemente attaccata a queste eccentriche e adorabili illusioni. Il fotografo russo Vlad Sokhin ha passato una settimana a Tanna insieme ai praticanti del culto di John Frum. Si è unito a loro per le festività più importanti del calendario, durante le quali si scrivono sul petto “U.S.A.” e marciano brandendo fucili di bambù e kalashnikov di legno nella speranza che un soldato americano vissuto 75 anni fa ritorni per far loro dei doni/ammazzare il resto del mondo.

Vlad ha visitato anche il villaggio di Yaohnanen, la sede originaria del culto del principe Filippo. Gli ho fatto qualche domanda sulla storia dei culti del cargo. VICE: Ciao Vlad. Dunque, spiegami perché questi isolani sono finiti a adorare i soldati americani e il marito della Regina.
Vlad Sokhin: È iniziato tutto nei primi anni del Ventesimo secolo, con l'arrivo degli occidentali sulle isole della Melanesia, come la Papua Nuova Guinea, Vanuatu e le Isole Salomone. Immaginatevi di vedere degli aerei e delle navi per la prima volta. Per loro era un miracolo mandato dal cielo—gli stranieri apparivano in queste macchine giganti e rumorose e davano loro fucili, vestiti e cibo.

È comprensibile, ma sicuramente dopo che gli occidentali hanno messo in chiaro chi erano avranno cambiato un po' opinione, no?
Sì, hanno capito, ma alcuni profeti del posto hanno iniziato a dire che gli abitanti dell'isola erano gli unici che si meritavano le merci (il cargo)—che erano state mandate dagli dei—tuttavia gli occidentali erano stati furbi e si erano ingiustamente impadroniti di tutto. La gente ha iniziato a credere che, se avessero imitato gli occidentali, avrebbero ricevuto anche loro merci, quindi hanno costruito degli aerei di legno e piste di atterraggio nella giungla, dove hanno aspettato tutto il giorno con bandiere, sperando che arrivasse qualche aereo da fare atterrare.

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Immagino non sia mai arrivato nessun aereo.
No. È successo solo a Tanna, dopo che i culti erano morti su tutte le altre isole, e adesso anche lì non si mettono più in attesa sulle piste, perché gli aerei portano comunque turisti e soldi sull'isola ogni settimana. Però alcuni anziani continuano ad andare all'aeroporto ogni giorno ad aspettare gli aerei, e sperano che John Frum sia a bordo di uno di questi.

Parlami di John Frum. È esistito davvero? O l'hanno creato i profeti dell'isola?
Credo sia esistito davvero. Negli anni Trenta Vanuatu era una colonia francese e britannica, e pare che nel 1937 un uomo chiamato John Frum sia apparso a Tanna. Era un soldato di colore, probabilmente americano, ma non so se si chiamasse effettivamente John Frum. Magari ha detto “Sono John dall'America [from America],” e gli indigeni hanno capito “Sono John Frum.” Cosa lo ha reso la divinità che è oggi? Immagino che avessero già visto molti soldati prima di lui, no?
Sì, ma lui era quello con il grado più alto sull'isola. Gli abitanti vedevano gli altri soldati bianchi lucidare le scarpe a un uomo con la pelle del loro stesso colore, e pensavano che quella fosse la prova di un disegno divino secondo cui erano loro i legittimi proprietari del carico degli aerei.

E poi John Frum ha iniziato a predicare?
Sì, pare che abbia detto loro che se avessero smesso di usare tutte le cose donate dagli occidentali—se avessero smesso di bere vino e fumare sigarette—avrebbero ottenuto la merce che gli spettava. Tutti i venerdì sera sono dedicati a John Frum, e i credenti si ritrovano insieme e suonano canzoni alla chitarra. Assomigliano un po' alla musica country americana, e i testi parlano dei due apostoli di Frum, Jerry Cowboy e Jimmy Cowboy, due personaggi di vecchi film western americani. Wow. Esiste anche un giorno dedicato a John Frum in cui si fa una grande cerimonia, vero?
Sì, ogni anno il 15 febbraio si vestono tutti con uniformi della marina americana, marciano in stile americano, sventolano le bandiere degli Stati Uniti e dipingono di rosso le punte dei loro bastoni di bambù per simboleggiare i fucili americani. Alcuni intagliano nel legno armi più elaborate, come i kalashnikov. L'idea è che in quel giorno John Frum tornerà con un infinito carico di ricchezze che renderà Tanna il paradiso terrestre, mentre il resto del mondo scomparirà. Però non sanno in quale anno accadrà, quindi ripetono la cerimonia ogni anno.

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E quado vedono che non arriva, cosa succede? Immagino che ci saranno abituati, ormai.
Sì, Isaac Wan, l'anziano del villaggio, è anche a capo del culto, ed è lui che fa la predica a ogni festività. Sembrava un po' indispettito, ma poi ha solo scrollato le spalle e ha detto che sperava che Frum sarebbe arrivato l'anno seguente. Apprezzo l'ottimismo. Dicevi di come il culto rifiuti la cultura americana, ma allo stesso tempo si appropri di molti dei suoi oggetti caratteristici, come le divise, le bandiere e le armi.
Considerano i simboli americani simboli universali del carico di merce che attendono, e li usano in questa accezione, ma non seguono lo stile di vita americano. Solo due abitanti del villaggio hanno dei pannelli solari che usano per ricaricare i cellulari, ma non ci sono televisioni, elettricità, media e, ovviamente, non c'è internet.

E come è nato il culto del principe Filippo? Voglio dire, immagino non l'abbiano mai visto.
Ad essere sinceri, non lo so. So che negli anni Settanta il principe Filippo e la regina Elisabetta visitarono ufficialmente Vanuatu, e questo sicuramente ha rafforzato il culto, che però era nato già una decina di anni prima. Ha molto meno seguito del culto di John Frum, ma hai ragione, non c'è ancora una spiegazione plausibile per la sua nascita.
 
Strano. In cosa credono?
Credono che Filippo sia il fratello di John Frum e che sia nato a Tanna, ma che poi se ne sia andato in Occidente e abbia sposato una donna molto potente. Pensano che, quando sarà morto, tornerà a Tanna come spirito e porterà con sé tutta la ricchezza della Corona britannica. Lo venerano proprio come una divinità?
Be', pregano di fronte alle sue fotografie, ma dal momento che alcuni di loro sono stati a Londra e lo hanno incontrato tramite un programma televisivo, credo che ora lo rispettino più come un anziano.

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Come mostrano la loro adorazione per lui?
Ogni anno il 10 giugno—il giorno del suo compleanno—fanno una grande cerimonia, molto simile a quella per John Frum. L'unica differenza è che non ci sono simboli americani, ma una bandiera britannica e tante danze. Si radunano a Nakamal, il luogo sacro, oppure venerano il Principe sulla tomba del fondatore del culto. È morto qualche anno fa, e ora a capo del movimento c'è suo figlio. I due culti sono in buoni rapporti?
Sì, non c'è ostilità, anche perché il movimento dei principe Filippo crede che il principe sia il fratello di John Frum. Però non vanno oltre, non si scambiano visite.

E i cristiani dell'isola? Come vedono il culto?
È una domanda interessante. C'è una chiesa chiamata Unity of John in Christ, che in sostanza ha provato a convertire al cristianesimo i credenti del culto di John Frum, ma ha fallito e quindi ha unito le due credenze. Come funziona?
Hanno aggiunto John Frum nella Bibbia, lo ritengono un apostolo, ma stanno ancora provando i modi più disparati per convertirli al cristianesimo. Con scarsi risultati, bisogna ammettere.

Segui Jamie su Twitter: @jamie_clifton