Come ho imparato a non preoccuparmi e fare i conti con la depressione

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Come ho imparato a non preoccuparmi e fare i conti con la depressione

Mi lamento sempre delle emozioni che sento. Credo di sentirne troppe, e dico di volerne essere immune. Ma la verità è che un mondo senza tutta una gamma di emozioni è un mondo senza profondità.

Settimana scorsa ho deciso che se avessi trovato il profumo perfetto avrei potuto accantonare la morte. Per morte, non intendo la vera morte, ma tutte le piccole morti quotidiane: l'insensatezza, il senso di vuoto e il sentimento di disgregazione che sono i sintomi della mia depressione. A volte riesco a dimenticare di essere depressa. Ma sfortunatamente, la depressione non si dimentica mai di me.

Dopo un giorno intero passato a girare i negozi di profumi di New York alla ricerca di quello che mi avrebbe reso una persona migliore, la borsa piena di campioncini di Mojave Ghost, Thé Noir, Black Orchid, Sensual Orchid, Lipstick On, Beach Walk, Tobacco Vanilla, Champaca, Portrait of a Lady, Carnal Flower, Santal Carmin, Dior Addict, Love In White, Gypsy Water, Eau Duelles e What We Do In Paris Is Secret, ho provato l'impulso improvviso di buttarli tutti nella spazzatura.

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Spesso mi imbarco in queste ricerche ossessive per fuggire dai miei stati d'animo. Ma in fin dei conti è la ricerca che mi distrae dal vuoto, e non l'oggetto della ricerca in sé. Una volta che sono entrata in possesso dell'oggetto che mi proponevo come panacea di tutti i mali, quello sprofonda nell'abisso con me.

E poi, l'idea di qualsiasi cosa che sia "distintiva" è un'illusione, come se la moltitudine che ogni persona contiene al suo interno potesse essere etichettata. Come se etichettare non fosse solamente il narcisismo di evidenziare le piccole differenze all'interno di una specie che si fa la lotta per motivi religiosi, cultuali e filosofici ma che in fin dei conti è solo un unico, snervante individuo.

A parte i campioncini, mi lascio andare a comportamenti compulsivi di ogni tipo per scappare alla depressione che mi scordo di avere: sexting, ricerca di attenzione su internet, app d'incontri, diete restrittive, rituali con il cibo, droghe e alcol. Sarebbe bellissimo se solo queste cose funzionassero anche sul lungo termine. Ma la verità è che nel momento stesso in cui vado in botta da una di queste cose, una scossa di dopamina o serotonina mi spinge a cercarne ancora—e mi pare che potrei stare bene solo se ne avessi ancora.

Anni fa, quando mi stavo disintossicando da droga e alcol, ho imparato il vecchio adagio "le emozioni non sono fatti." Ho cominciato a ripetermelo, e mi sono resa conto che era vero. Una sensazione negativa non vuol dire che tutta la giornata debba essere rovinata. Potevo far ricominciare da capo una giornata in qualsiasi momento, semplicemente decidendo di farlo. Questo non significava necessariamente sradicare le emozioni. Significava piuttosto sapere che quello che stavo vivendo era solo un'emozione, e che le emozioni sono per loro natura volatili.

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Ho anche scoperto che il fatto che non mi senta esaltata, innamorata, divertita, eccitata o in uno stato di profonda estasi non significa che la giornata faccia schifo. Un giorno può semplicemente essere un giorno, un'ora un'ora. Sono migliorata nel tollerare cose noiose, neutre o anche sgradevoli—per esempio andare dal dentista o controllare se è arrivata la posta. Ho anche provato una sorta di eccitazione nell'imparare ad accettare che la vita sia semplicemente vita, senza dovermi alterare la percezione per renderla più speciale e/o tollerabile.

Ma non è sempre facile riconoscere che un'emozione è solo un'emozione. La depressione che sta alla base del mio desiderio di evasione continua a cambiare, è intelligente. La depressione mi parla fingendo che quelle emozioni siano fatti. Dice, "è tutto una merda," "sei fottuta," "sei una merda," e "sarà sempre così." E l'ansia, da cui ho cercato rifugio da Sephora, nel sexting e nelle droghe, mi dice che le emozioni sono fatti e che ogni emozione negativa mi ucciderà.

È come se avessi diviso le emozioni in categorie, come si fa con i profumi: floreali, agrumati, ambrati, cipriati, muschiati, legnosi, fougère. Proprio come con i profumi, per me ciascun gruppo di stati d'animo è totalmente fantastico o totalmente orribile. Ci sono le emozioni positive: gioia, attesa, pace, stupore. Poi ci sono quelle negative: tristezza, rabbia, noia, paura.

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Ma si tratta veramente di emozioni negative? Non capisco se trovo insopportabile quello stato in sé o la narrativa che io stessa ci costruisco intorno.

Quando vengono attaccati da muffe parassite gli alberi di Aquilaria rilasciano una resina che si chiama oud. Ha un odore molto forte proprio per proteggere l'albero dai batteri. E se queste mie emozioni fossero come l'oud, pure e puzzolenti? Necessarie, forti, profonde nel loro scopo? Nel corso degli ultimi anni l'oud sintetico è sempre più usato nei profumi commerciali, come anche la tristezza sintetica può essere mercificata.

Quello che mi spaventa di più delle mie emozioni è la permanenza. A volte ho paura che se mi permetto di provare un'emozione 'negativa', invece di fuggirne, ne resterò per sempre schiava. Un mantra che mi ripeto spesso, che si tratti di frustrazione per le incombenze quotidiane o della tristezza più nera, è Oh mio dio sarò così per sempre.

Se ci penso, so che niente è per sempre. Le emozioni positive, sfortunatamente, non sono per sempre, ma non lo sono nemmeno quelle negative. Come i profumi, alla fine sono destinate a dissolversi. Magari tornano più volte in una giornata—o in un'ora—ma poi tramontano, scorrono via o cambiano forma. Come con i profumi complessi, più ce li abbiamo sotto il naso meglio riusciamo a riconoscerne le sfaccettature.

Mi lamento sempre delle emozioni che provo. Credo di averne troppe, vorrei diventarne immune. Ma la verità è che un mondo senza tutta una gamma di emozioni è un mondo senza profondità. L'oud da solo ha un odore pungente, ma insieme ad altri ingredienti crea profumi buonissimi. Io vorrei sempre essere in uno stato alterato, vorrei che tutto fosse sempre dolce per me. Essere una persona alla vaniglia. Ma la vaniglia da sola può essere stucchevole. Dentro di me ci sono una serie di aromi: alcuni caldi, alcuni malinconici, alcuni che fioriscono nell'abisso come un gelsomino notturno.

Alla fine non ho buttato i campioncini. Come ogni tossica che si rispetti, da quel giorno ne ho accumulati anzi altri venti. Ma invece che cercare di ritrovarmi solo in un profumo, ne metto uno diverso ogni giorno.

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