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fumetti

Intervista a Benjamin Marra

Intervista a uno dei nostri creatori di fumetti preferiti.

Spesso, i progetti che non hanno una finalità precisa e definita sono quelli che portano ai risultati più belli e inaspettati. A pensarci bene, sono progetti che un fine comunque ce l'hanno, ovvero, in sostanza, la realizzazione di figate.

Questo è lo spirito della nostra ultima collaborazione con

Reebok

, in cui ogni mese chiameremo uno dei nostri illustratori o creatori di fumetti preferiti al mondo, il quale creerà per noi degli artwork originali e si sottoporrà a difficilissime domande di cultura generale.

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Il primo prescelto: il gioviale Benjamin Marra, dritto-dritto dagli Stati Uniti d'America.

Marra è autore di fumetti e creatore di illustrazioni e raccontatore di storie e artista responsabile dei meravigliosi Gangsta Rap Posse, Night Business, The Naked Heroes e The Incredibly Fantastic Adventures of Maureen Dowd, tutti fumetti in serie usciti per la sua casa editrice indipendente, la Traditional Comics. Proprio come gli altri fumettisti più anni Dieci dei Dieci (Matthew Thurber, CF su tutti), Ben è un artista con un approccio estremamente personale al mezzo: una specie di distorto incrocio tra forme narrative del fumetto tradizionale e mainstream e l'estetica marcia e storta dell'underground. Spesso Ben scrive semplicemente storie da fumetto d'avventura, da poliziesco, da fantasy, senza ironia o giochetti metanarrativi. Le racconta con una tale serietà che ti dimentichi che non stai leggendo un Bonelli o un Marvel. Ma è tutto fatto apposta, perché poi due pannelli dopo succede qualcosa di assolutamente assurdo e il tuo cervello non capisce più nulla. In pratica, Benjamin fotte con le tue aspettative noiose e preconfezionate sul mezzo del fumetto. È una cosa muy interessante. Il distacco tra la linearità e l'onestà di quello che stai guardando e l'estetica assurda e personale che viene impiegata per raccontarla crea una sorta di lieve slittamento, come se le due parti del tuo cervello si staccassero e si riattaccassero in una maniera totalmente nuova.

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In altre parole, Benjamin Marra è un genio. Lo dice pure Johnny Ryan.

Allora, Ben, dicci le basi. Gli standard: da dove vieni. Dove vivi. Il tuo colore preferito.

Benjamin Marra: Sono un immortale: il film Highlander era basato sulla mia razza. Vivo a New York. Non ho un colore preferito. Diciamo il nero, dato che è il più malvagio.

Ti consideri più un artista o un fumettista?

Fumettista. È raro per un illustratore avere l'opportunità di raccontare una storia, che è quello che amo fare. Mi piace raccontarle in maniera visiva. I fumetti mi permettono di creare un'esperienza narrativa completa, tramite la sintesi di parole e disegni arrangiati in maniera sequenziale. Mi soddisfa moltissimo creare fumetti, proprio perché sono pieno di idee narrative, ma amo anche disegnare.

Quanto ami Jack Kirby?

Moltissimo. Sarò per sempre in debito con Jack Kirby per il suo mostruoso contributo alla cultura popolare e alla cultura dei fumetti, proprio come lo è il resto della gente, che lo sappiano o meno.

Chi erano i tuoi fumettisti preferiti da bambino?

Hergé, John Buscema, Darick Robertson, Frank Miller, tutti quelli della Image: Todd McFarlane, Rob Liefeld, Erik Larson, Jim Lee, Marc Silvestri, Steven Platt. Poi gente come Steve Rude, Jim Steranko, José Louis Garcia-Lopez, Paul Gulacy, David Mazzucchelli, R. Crumb, Gary Panter.

E Jack Kirby.

E ovviamente Jack Kirby.

Chi è il migliore del mondo, ora come ora? Hai delle preferenze personali?

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Il migliore del mondo ora come ora, per me, è Gary Panter. La sua roba mi manda in palla. Mi rende contento e depresso allo stesso tempo: contento perché è semplicemente fantastica, depresso perché mi ricorda sempre che non riuscirò mai a raggiungere un certo livello. E poi, personalmente, amo molto Ethan Van Sciver, Johnny Negron, James Stokoe, Brandon Graham.

Mi sembra che la musica sia una forte fonte d'ispirazione per te.

Totalmente. L'heavy metal e la sua estetica in praticamente ogni sua declinazione è una grande influenza per me. E poi il gangsta rap dei primi anni Novanta, la base della mia serie a fumetti Gangsta Rap Posse.

E il cinema? Lo vedo molto nel tuo lavoro, come quella splendida serie di disegni che hai fatto a china, tratti da scene di American Psycho, che sembrano roba di Ray Pettibon. E poi penso che i tuoi fumetti siano una trasposizione a fumetti di una visione marcia di quei film fine anni Ottanta, inizio anni Novanta, molto saturi, tipo Beverly Hills Cop mischiato con Commando e Conan e Tutto quella notte

Assolutamente. Il cinema è la base del mio lavoro. I film che dici tu sono molto importanti per me. Ma anche la serie di Il giustiziere della notte e ogni film con Stallone. E i film di Abel Ferrara. E sono anche ossessionato dai film polizieschi italiani degli anni Settanta.

Che ne dici di roba come Powr Mastrs e Prison Pit? Mi sembra che come tono siano simili al tuo. Nel senso che sono ispirati al fumetto tradizionale, ma sono anche molto, molto personali. Sono i miei due fumetti preferiti ora come ora.

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Powr Mastrs è incredibile. Adoro CF in generale, ma quella serie è talmente bella che mi scioglie la mente. Provo lo stesso per Prison Pit. Penso sia il miglior fumetto di Johnny Ryan. È un po' come l'avverarsi di un sogno. Spesso penso a quanto vorrei vedere fumetti di genere, mainstream, fatti da fumettisti underground. Tipo una storia di Conan fatta da R. Crumb, o un Superman di Gary Panter. Sarebbe così figo! Però non lo fanno mai. Ma Prison Pit esiste!

È incredibile. Anche io la trovo una cosa esilarante. Appena esce lo compro e lo leggo in due minuti.

Quello e Power Mastrs sono probabilmente i due fumetti seriali migliori del mondo, ora come ora, quindi hai un ottimo gusto.

Considereresti mai di lavorare per una compagnia mainstream? Ti vedrei benissimo a disegnare Daredevil.

A volte ci penso, e mi ci avvicino, ma poi mi raffreddo subito. Penso che la cultura corporate delle Big Two distrugga la creatività.

Parli di Marvel e DC. In effetti hanno tipo ottocento direttori artistici sopra di te.

Sì, penso che il mio stile e le mie idee sarebbero velocemente rifiutate da tutti i vari manager editoriali e dalla loro “posizione sul mercato”—posizione che è sempre più ininfluente. La gente che rispetto normalmente li lascia dopo poco, oppure continua a lavorare per loro ma solo per l'assegno a fine mese, senza passione.

Quindi preferisci rimanere nel tuo underground?

Io amo la sfera underground, ma mi piace creare storie senza ironia, storie di genere puro, dentro quella sfera. È la mia casa. È la mia filosofia.

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