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Da anni, qualcuno scrive insulti al diavolo in giro per Milano

Se vivete a Milano, è probabile vi siate imbattuti in Lucifero culo. Da anni, infatti, questo personaggio misterioso scrive insulti al diavolo sui muri di Milano, anche se nessuno ha ancora capito perché.

Tutte le foto per gentile concessione della pagina BAAL CULO*.

Se vivete a Milano o se ci siete stati almeno una volta nella vita, è probabile vi siate imbattuti in Lucifero culo—o quantomeno, avrete visto le sue scritte. Da vent’anni, infatti, questo personaggio misterioso scrive insulti al diavolo sui muri di Milano, con una tale costanza e abnegazione da essere diventato una sorta di leggenda metropolitana. Ci sono state canzoni ispirate alla sua figura e tentativi di lucrare sulla sua opera. Per quanto mi riguarda, io vedevo le sue scritte da ragazzino, in metropolitana, e continuo a vederle ancora oggi, a dieci anni di distanza.

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Le prime scritte sono comparse negli anni Novanta, in metropolitana: erano molto piccole, fatte a pennarello sui cartelloni pubblicitari o sui corrimano, in posti su cui raramente cadeva lo sguardo, e consistevano sempre nelle stesse due parole, “Lucifero culo.”

Il fatto che fossero anonime, quasi invisibili e sempre uguali le rendeva molto diverse dagli altri graffiti.

Il mittente di questa comunicazione rimaneva ignoto, e anche il destinatario era difficile da identificare—in effetti, non si capiva nemmeno se fossero indirizzate a chi le avrebbe viste o a chi le scriveva. Per quanto riguarda il contenuto, invece, sembrava trattarsi di una qualche forma di predicazione religiosa.

Nei primi anni Duemila, quando ho iniziato a prendere la metro da solo, le scritte erano ancora lì. Col tempo, tuttavia, mi sono accorto che stavano cambiando: accanto al tema principale—gli insulti al diavolo—erano comparse tematiche secondarie, che prendevano spunto dall’attualità e da quanto avveniva nel mondo.

La fonte di questi spunti sembravano essere i quotidiani gratuiti, che in quel periodo cominciavano ad essere distribuiti in metropolitana. In molti casi, si poteva individuare una corrispondenza tra alcuni dettagli citati nelle scritte e le notizie comparse su questi quotidiani. È stato un processo lento e ci è voluto un decennio prima che fosse completo.

Così, gli avvenimenti con una grande copertura mediatica sono entrati nell’immaginario dell’autore, spesso trasfigurati ma talvolta alla lettera—come quando, due anni fa, ha seguito le prestazioni calcistiche di Stephan El Shaarawy.

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Allo stesso tempo, il termine “Lucifero” è stato progressivamente sostituito da “Baal,” una divinità fenicia e cananea assimilata come demone nella religione cristiana. Anche il tono è cambiato; è diventando più leggero, a volte persino ironico.

Vedo queste scritte da che ho memoria, e anche se all'inizio probabilmente non ci facevo nemmeno troppo caso, col tempo le ho osservate diffondersi, cambiare ed evolversi. Come logico, a un certo punto ho anche iniziato a farmi delle domande. Una in particolare: che tipo di persona fa scritte del genere in posti del genere, male, per anni, infilandoci dentro cose apparentemente prive di senso? È inquietante. E lo diventa soprattutto quando capisci che un senso ce l'hanno.

Messe una accanto all'altra, infatti, ti accorgi che non sono semplici scritte. Né il loro contenuto né la loro collocazione è mai casuale. Non sono frutto di un automatismo o di una forma di grafomania, sembra che dietro ci sia sempre una riflessione. Ma se il suo approccio è sistematico, allora perché fa quello che fa?

Alcuni termini che usa denotano un bagaglio di conoscenze e una sensibilità che non ci aspetterebbe: l’uso di “Messalina” per “puttana” e di “Pasolini” per culo, ma anche i termini “anfibio” e “digiunatore” che sembrano suggerire una profonda conoscenza degli attributi e delle rappresentazioni del diavolo. “Anfibio” si riferisce al fatto che una delle forme che Satana è in grado di assumere è quella di una rana; “digiunatore” rimanda alla credenza secondo cui il diavolo, in quanto puro spirito, non avrebbe interesse nella carne.

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A completare il quadro linguistico ci sono le parole in spagnolo e gli spagnolismi, spesso alternati all'italiano. Alcuni sono molto significativi, come “mula ciega”—un termine che indica i corrieri della droga inconsapevoli.

In più, con il passare del tempo questo personaggio sembra essersi “evoluto” a livello artistico. Da un po' di anni a questa parte ha iniziato ad interagire con la superficie su cui scrive—facendo parlare i personaggi dei cartelloni pubblicitari, interpretando o commentando le pubblicità—e a tornare sulle cose che scrive aggiungendo elementi nuovi. Come se avesse un certo grado di consapevolezza artistica.

Un altro aspetto che sembra confermare questa tesi è il fatto che sappia di avere degli imitatori e che si sia rivolto a loro in più di un’occasione.

In effetti di imitatori ne ha diversi, tutti accomunati dal desiderio di creare un fenomeno paragonabile a quello dell’originale, tutti destinati a fallire perché mancanti della dedizione con cui l’originale si dedica alla sua attività.

Di tutti gli indizi che possono aiutare a ricostruire la sua storia e dare un senso alle scritte, però, i più importanti sono senza dubbio i frequenti riferimenti alla crisi dei missili di Cuba del 1962.

Le scritte che parlano della crisi dei missili cubana e del rischio di una guerra atomica sono diverse da tutte le altre, sia perché sono più lunghe e articolate, sia perché contengono riferimenti temporali molto precisi. In più spesso si tratta di citazioni, una novità assoluta nella sua produzione.

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"Ma…" anche con tutto questo materiale a mia disposizione, quello che avevo non era granché. E di certo non rispondeva alle mie domande.

Stando a chi l'ha incontrato o seguito negli spostamenti, questa persona vaga per la città senza una meta apparente, legge i quotidiani gratuiti, passeggia per i parchi, dà da mangiare ai piccioni e solo di tanto in tanto scrive. In base a cosa decida di farlo resta un mistero, così come è un mistero in base a cosa scelga i luoghi dove scrive.

Quindi forse il modo più semplice per capirci qualcosa era provare a incontrarlo io stesso. Avendo visto una foto che lo ritrae, sapevo chi dovevo cercare. Dopo un po' di tentativi ci sono finalmente riuscito. Come mi aspettavo, quando gli ho rivolto la parola lui mi ha tenuto a distanza. La mia presenza lo intimidiva, e si manteneva sulla difensiva. Osservava i miei movimenti ed era pronto a scattare in qualsiasi momento.

Quando ho accennato alle scritte ha fatto finta di non sapere di cosa stessi parlando. Poi, quando gli ho chiesto se sapeva chi fosse l’autore, mi ha detto, “Sarà un matto.” Dopo esserci fumati una sigaretta insieme ho deciso di andarmene e di lasciarlo in pace.

Vedendolo di persona, ho capito che l’unico modo per avere delle risposte da lui sarebbe forse ottenere la sua fiducia, stabilire un contatto umano abbastanza forte da spingerlo ad aprirsi con qualcuno. Ma non è così che andrà. Perché a questo punto il motivo per cui le scritte sono così affascinanti non è tanto il mistero che nascondono, quanto la dedizione che testimoniano—una dedizione che mi spaventa, dato che non sembra essere di questo mondo.

BAAL CULO è la pagina Facebook che funge da archivio fotografico delle scritte di questo personaggio. Ringrazio i ragazzi che la gestiscono—che hanno chiesto di rimanere anonimi—per il tempo che mi hanno dedicato e per le preziose informazioni che mi hanno dato.

Segui Mattia su Twitter: @mttslv