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La manifestazione di CasaPound e Borghezio è stata tristissima

Sabato i militanti di CasaPound e Borghezio sono scesi in piazza per protestare contro i centri di prima accoglienza e dare il via alla resistenza dei romani "all'invasione".
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Foto di Niccolò Berretta.

Sono circa le dieci di un pigro sabato mattina, e in piazza dell'Esquilino a Roma alcuni Italiani Veri hanno deciso di non arrendersi. Il concentramento—non particolarmente numeroso—è composto da comitati di residenti e militanti di CasaPound, scesi in piazza per protestare contro i centri di prima accoglienza e per chiedere “un’azione decisa contro gli insediamenti abusivi che stanno avvelenando la vita in tanti quartieri della Capitale.”

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Le parole d’ordine della manifestazione non lasciano molto spazio al dubbio: “Basta degrado e insediamenti abusivi”; “Revoca immediata di tutti i centri di prima accoglienza sul territorio romano”; e infine, l’immancabile “Noi italiani, prima di tutto!”

La notizia di un corteo di estrema destra, annunciato da CasaPound solo 48 ore prima dell’evento, aveva sollevato delle polemiche all’interno del consiglio comunale capitolino. Gianluca Peciola, capogruppo di Sel in Campidoglio, aveva parlato di “una vera e pro­pria pro­vo­ca­zione nei con­fronti della città e dei suoi cit­ta­dini. Indi­care i migranti come causa della crisi è un’operazione ideo­lo­gica degna degli anni del Regime.”

Dello stesso avviso era stato il capogruppo del Partito Democratico, Francesco d’Ausilio, per il quale “non si può accet­tare che un cor­teo orga­niz­zato con moti­va­zioni xeno­fobe e basate sull’intolleranza sfili per le vie della Capi­tale. Que­sta mani­fe­sta­zione spe­cula come sem­pre sul tema della sicu­rezza per vei­co­lare mes­saggi perico­losi.” Le contestuali richieste a Questore e Prefetto di vietare l’adunata sono però cadute nel vuoto.

Prima della partenza del corteo, controllato a vista da un ingente spiegamento delle forze dell’ordine, non c’è praticamente nulla da segnalare—ad eccezione di tatuaggi, palloncini con la scritta “Adesso basta!” e una serie di magliette non conformi.

L’attrazione principale della giornata è sicuramente l’eurodeputato della Lega Nord Mario Borghezio. Archiviate le tirate rabbiose contro “Roma ladrona” (che assomiglia a Calcutta) e i romani che necessitano di “trapianti di cervello” per non voler pagare il pedaggio sul GRA, l’apostolo della Padania Libera è tornato ad abbeverarsi alla fonte del nazionalismo più spinto, come del resto aveva già fatto in gioventù insieme ai camerati di Jeune Europe e Ordine Nuovo.

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La storia d’amore tra Borghezio e i “fascisti del III millennio” è sbocciata di recente, ma procede a gonfissime vele.

Nel corso della campagna elettorale per le Europee—in cui il politico leghista si è fatto cacciare da una scuola della Capitale da un gruppo di mamme inferocite e ha distribuito pane agli italiani in uno dei quartieri più multietnici della città—Borghezio è stato materialmente sostenuto dalle “facce pulite” di CasaPound, che gli hanno permesso di prendere più di 5000 preferenze in terra ostile e approdare trionfalmente all’Europarlamento.

Devo ringraziare la Porta Magica di Roma,” aveva dichiarato Borghezio a urne chiuse, “ma soprattutto Ezra Pound che mi ha accompagnato per tutto il cammino della campagna elettorale.”

Raggiunto dalle telecamere e dai cronisti a caccia di dichiarazioni, Borghezio rassicura subito sui veri obiettivi dell'evento: “Questa è una manifestazione contro l’immigrazione selvaggia, e di fronte a un’emergenza e alla gravità di un problema di questo genere bisogna creare unione delle forze. Evidentemente c’è un problema di cittadini del terzo mondo, soprattutto dell’area sub-equatoriale ma anche asiatica, che fuggono dalla guerra e da situazioni di emergenza. […] Mi sembra incredibile che in questa gara di solidarietà chi caccia i soldi sia solo l’Europa e chi se li prende sia solo l’Italia.”

Il tema dei “soldi”, del resto, è ricorrente. Una cittadina, ad esempio,  si lamenta con un cronista: “Non ci sta più lavoro per gli italiani e queste persone [i migranti] vengono sovvenzionate con i soldi miei. Sono stanca!”

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Nel caso in cui ve lo foste chiesti, in tutto ciò xenofobia e razzismo non c’entrano assolutamente nulla. Lo esplicita Mauro Antonini, responsabile di CasaPound per Roma Est: “Qui non c’è ombra di razzismo, e qualsiasi forma di razzismo è altamente deprecabile per il nostro movimento.”

La riprova di questo atteggiamento conciliante arriva non appena il corteo si sposta da piazza dell’Esquilino per arrivare ai Fori Imperiali, destinazione finale dell’evento.

I presenti, non più di duecento, si schierano compatti, agitano le bandiere tricolori e intonano una serie di slogan improntati alla massima tolleranza e all’unione tra i popoli: “I centri d’accoglienza non li voglio / i rom e tutti quanti al Campidoglio”; “Non ne possiamo più di centri e campi rom / prima ci siamo noi”; e “C’è chi vorrebbe uccidere la nazione / basta degrado / basta immigrazione.”

Gli unici che sembrano genuinamente interessati a quello che sta succedendo sono i turisti, che sfoderano smartphone e macchine digitali per fotografare il corteo.

Dopo circa un’ora abbondante di sfilata, il Momento Clou della manifestazione arriva all’imbocco tra via Cavour e i Fori Imperiali. È qui, infatti, che Borghezio afferra un megafono.

“Questa non è una manifestazione contro qualcuno,” spiega l’eurodeputato. “È una manifestazione in difesa di Roma. È l’inizio della resistenza dei veri romani al degrado, all’inciviltà, al disordine, alla criminalità, all’invasione. I cittadini di Roma questa invasione non la vogliono. Marino e questo governo aprano bene le orecchie: comincia la resistenza dei romani all’invasione. Noi puliremo Roma, col vostro appoggio! Salviamo Roma!” In lontananza si sente qualche timido applauso.

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Borghezio prosegue dicendo che “le accuse di razzismo ci entrano in un orecchio e ci escono dall’altro. Noi vogliamo solo cose pulite, noi non siamo sporchi come la classe politica che ha voluto l’invasione. Noi non tradiremo mai la nostra gente e il nostro popolo.” A questo punto non mi chiaro a quale “gente” e quale “popolo” si riferisca Borghezio: quello padano, quello italiano o quello romano? Ma poco importa, perché il leghista continua a gridare al megafono: “Passate parola in tutti i quartieri, perché comincia la resistenza attiva all’invasione e ai centri d’accoglienza. Marino e il governo si sappiano regolare. Forza e coraggio! Sarò sempre con voi, non vi tradirò mai!”

Il climax viene brevemente “disturbato” da un anziano signore che si mette a protestare con i responsabili di CasaPound. “Io so’ de Trastevere,” attacca l’anziano, “ma Borghezio famo parlà? Uno de Bolzano?”

La provocazione non viene però colta dal leghista, che si prepara a sferrare la stoccata finale prima di lasciare definitivamente il corteo: “Basta con l’invasione degli immigrati, basta con i campi rom, basta con centri d’accoglienza! Forza, romani, in guerra fino alla vittoria! La pace è terminata, comincia la resistenza attiva!”

Finita l'orazione, il corteo si trascina sui Fori Imperiali.

All’altezza del Campidoglio i militanti intonano per qualche minuto un nuovo coro che prende di mira il sindaco di Roma: “O Marino / sindaco dei rom.” Anche in questa occasione, tuttavia, gli unici interessati a quello che sta succedendo sembrano essere gli invasori i turisti.

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L’ultima tappa è piazza della Madonna di Loreto, a due passi da piazza Venezia. Le parole conclusive le pronuncia Mauro Antonini, che giudica “inaccettabile” il numero “di quello che sono le forze dell’ordine, che superano di gran lunga quello dei partecipanti alla manifestazione.”

Il militante di Casapound lamenta lo spreco nella “nella gestione di queste risorse”, che “dovrebbero essere investite e spese per la sicurezza dei nostri quartieri e per contrastare i crimini dell’immigrazione che ormai sono sotto gli occhi di tutti.”

Il corteo si scioglie poco dopo mezzogiorno. Gli striscioni vengono arrotolati, le bandiere smettono di sventolare e i vari militanti compostamente ripercorrono i Fori Imperiali, già riconquistati dai turisti, per tornare alla vita e alle attività di tutti i giorni.

Non so se, stando a quanto ha proclamato Borghezio, il 12 luglio del 2014 sarà ricordato nella Storia come il giorno in cui si è cominciata “la resistenza dei romani all’invasione.” Di certo c’è che finora non se n’è accorto nessuno.

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