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Come un parco della Brianza è diventato una delle più grandi piazze di spaccio del nord Italia

Lo spaccio nei boschi è molto semplice, ed è per questo che è così diffuso in Brianza e nell'hinterland milanese. Il Parco delle Groane è uno degli snodi principali, e nessuno sembra poterci fare nulla.

Aggiornamento del 24 aprile 2017: Nel marzo 2017, all'interno del parco delle Groane, nel territorio del comune di Ceriano Laghetto, è stato ucciso Nasreddine Chajdali, 23 anni, già noto ai carabinieri come spacciatore di eroina e cocaina nel parco. Secondo il Corriere della Sera, il fenomeno dello spaccio al Parco delle Groane prosegue

L'hinterland milanese è uno dei posti più grigi e tetri d'Italia. Sta alla città come le periferie di Milano stanno a piazza del Duomo e praticamente ci sono solo piccole-medie imprese strangolate dalla tassazione e paesini che finiscono in "ate" governati da sindaci della Lega Nord.

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In tutto questo grigio, la buona notizia è che ci sono anche un sacco di aree verdi; quella cattiva è che i parchi e i boschi della zona sono anche le principali piazze di spaccio del nord Italia.

Una di queste è il parco delle Groane, un grosso bosco di oltre 3000 ettari a nord-ovest di Milano, sul confine tra la provincia di Monza-Brianza e la provincia di Varese. Per arrivarci in auto da Milano ci si mette circa mezz'ora—lo so per esperienza, perché alcuni anni fa ho lavorato da quelle parti per qualche mese. È uno degli snodi più importanti del traffico di droga nella regione, come dimostrano le decine di articoli su arresti, sequestri di droga e overdose che escono sui quotidiani locali a cadenza mensile.

Per tutti gli anni Ottanta, il parco delle Groane è stato utilizzato come cimitero dalla malavita di Milano. Qui venivano fatte sparire le vittime delle guerre tra bande e dei sequestri di persona finiti male, qui nel corso degli anni decine di piccoli spacciatori, tossici indebitati e malviventi vari sono stati chiusi nel bagliaio di macchine rubate date poi alle fiamme. Poi, con la fine delle grandi faide interne alla mala e l'avvento di un modello più aziendalistico di gestione del territorio, il parco si è trasformato in una piazza di spaccio.

"Non saprei dirti da quanto tempo vada avanti questa situazione, ma dai racconti dei miei genitori direi che era la stessa anche negli anni Ottanta e Novanta," mi ha detto Luca, un ragazzo di Saronno, uno dei paesi della zona, che conosce questa situazione da quando è nato. "Negli ultimi anni le cose sono peggiorate."

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Per capire come ci si è arrivati ho parlato anche con Roberto Della Rovere, presidente del Consiglio di gestione del Parco delle Groane. Secondo Della Rovere, inizialmente il fenomeno coinvolgeva più che altro i comuni e le aree della parte sud del parco. "Era un fenomeno di migrazione da Milano, dovuto a cause puramente geografiche: da Quarto Oggiaro, che storicamente è uno dei punti centrali dello spaccio a Milano, è molto facile, spostandosi verso nord, raggiungere il parco," mi ha detto. Da qualche anno a questa parte, però, il fenomeno si è esteso anche ad altre zone e ad altri comuni. "Abbiamo censito 40 aree sensibili all'interno di Parco delle Groane—40 zone utilizzate a rotazione dagli spacciatori, che si spostano quando subiscono la pressione della polizia. Le piazze di spaccio stabili invece sono tre o quattro."

In queste piazze si vendono principalmente cocaina ed eroina—che secondo Luca starebbe diventando sempre più diffusa. "Dicono sia di pessima qualità e infatti costa pochissimo, si può trovare anche a cinque euro al grammo." In effetti, il ritorno del consumo di eroina era stato anticipato già diversi anni fa: nel 2012, il direttore del Dipartimento dipendenze della ASL di Milano Riccardo Gatti aveva previsto che entro il 2015 ci sarebbe stata "una crescita, seppur moderata, del numero di consumatori di eroina, soprattutto nella fascia più giovane della popolazione," indicando come cause di questo fenomeno proprio delle motivazioni economiche—come la persistenza della crisi e il prezzo troppo alto della cocaina.

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Parco delle Groane. Grab  via Google Maps

Secondo Silvana Poloni, curatrice di Generazione stupefacente, "la regione Lombardia costituisce oggi il più grande mercato della droga in Italia." Per avere una prova di questo basta considerare i dati nudi e crudi: nel 2011 (anno preso in considerazione dal libro), in Lombardia è stato sequestrato il 19 percento di tutta la droga sequestrata in Italia. Di questa, il 32 percento dell'eroina e il 64 percento della cocaina proveniva dalle province di Monza-Brianza e Varese, sul confine delle quali si estende il parco delle Groane.

A quanto mi ha detto Della Rovere, è possibile che nel traffico di droga siano coinvolti anche "soggetti stanziali, che abitano nella zona. Ma più che altro questi sono i pusher: i cavalli, quelli che materialmente vanno in giro a spacciare, arrivano da fuori, con diversi mezzi," ha proseguito.

Considerando i risultati delle frequenti operazioni di polizia nella zona, il traffico sembrerebbe gravitare intorno a nordafricani e albanesi—su due livelli diversi. I primi sono più che altro piccoli spacciatori e quando vengono fermati hanno sempre addosso piccole quantità di droga, mentre la raffinazione sarebbe in mano ai secondi. Nel 2014, ad esempio, in un appartamento a Meda, in provincia di Monza, è stata scoperta una vera e propria raffineria di eroina gestita da un gruppo di albanesi: durante l'operazione la polizia ha trovato 10 kg di eroina pura oltre a centrifughe, presse industriali, stampi per le panette e bilancini di precisione.

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Lo spaccio nei boschi è molto semplice a livello di dinamiche, ed è per questo che è così diffuso in Brianza e nell'hinterland milanese. Parco delle Groane è il centro principale ed è un ottimo esempio per capire come funziona materialmente. In pratica, "il cliente arriva all'ingresso del bosco—di solito si va in due, per evitare rischi—dove incontra uno dei pali, che lo accompagna fino al pusher più vicino. Infatti i pusher sono molto diffidenti e cambiano spesso posizione all'interno del bosco," mi ha spiegato Luca. "È molto semplice ma è anche molto rischioso, perché sia i pali che i pusher si fanno e può capitare che diventino paranoici o addirittura aggressivi, e sono armati di machete e coltelli quando non proprio di pistole."

Questo funzionamento è stato illustrato anche da

un vecchio servizio

delle

Iene

, che nel 2012 aveva mostrato con una telecamera nascosta come comprare eroina e cocaina in un parco di Gallarate. Con questo metodo i pusher hanno il completo controllo della situazione e dei clienti, che sono totalmente alla loro mercé. "Spesso i pusher arrivano a spaventare e umiliarli i clienti, o a richiedere prestazioni sessuali in cambio della droga," mi ha detto ancora Luca.

Un servizio di Repubblica sul "supermarket dell'eroina" a Rogoredo, periferia sud di Milano, che illustra il funzionamento dello spaccio nei boschi.

Nel 2014, i consumatori di eroina seguiti dalla ASL di Monza-Brianza erano 780, anche se con ogni probabilità questo numero rappresenta solo una parte degli eroinomani della zona. "Non possiamo parlare di un ritorno al passato, perché i drogati di oggi sono diversi rispetto a quelli di 40 anni fa," ha detto il dott. Biagio Tinghino, responsabile dell'Osservatorio dipendenze dell'ASL di Monza-Brianza. "Non c'è un target e non c'è uno stereotipo, anche perché oggi rispetto al passato l'eroinomane è spesso una persona che lavora e vive all'interno di una famiglia." Vivendo da quelle parti, Luca ha potuto constatare quanto questo sia vero. "I clienti sono molto vari e di qualsiasi estrazione sociale, dai ragazzini agli adulti. Spesso capita di vedere auto costose parcheggiate all'ingresso del parco, da cui scendono uomini in giacca e cravatta," mi ha detto.

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Per gli abitanti dei comuni intorno al parco, la conseguenza principale di questa situazione è un via vai continuo di clienti, con i relativi rischi per la sicurezza—principalmente, quello di essere rapinati. Ma il fatto è che questa situazione esiste ormai da almeno vent'anni, lo spaccio va avanti in qualsiasi giorno dell'anno e quasi a qualsiasi ora—"quasi" perché persino i pusher hanno degli orari e dopo una certa ora non se ne trovano più in giro, né nei boschi né per strada—e molti ormai ci hanno fatto l'abitudine.

"La cosa è assolutamente di dominio pubblico: se la conosco così bene io che non sono né un pusher né un cliente è impossibile che non la conosca la polizia," mi ha detto Luca, aggiungendo che è solo negli ultimi anni che la situazione è venuta veramente alla luce.

Il sindaco leghista di Ceriano Dante Cattaneo mostra una piazza di spaccio all'interno del parco delle Groane

E in effetti, la polizia sta facendo degli sforzi per arginare il fenomeno. Lo scorso aprile, ad esempio, le polizie locali dei comuni della zona sono state unite in un unico corpo gestito dall'ente del parco.

"È chiaro che le semplici operazioni di repressione e prevenzione delle forze dell'ordine, con pattuglie che controllano il territorio tutti i giorni, non bastano a risolvere il problema," mi ha detto Della Rovere. "L'unica cosa che possiamo fare, in più, è cercare di dare fastidio agli spacciatori organizzando attività all'interno del parco: più gente lo frequenta, più diventa difficile per loro spacciare."

Le amministrazioni locali hanno anche concordato un programma per mettere in sicurezza il cosiddetto "treno dello spaccio"—ossia, la linea Seregno-Saronno usata da pusher e tossici per raggiungere il parco. La vicenda di questa linea è strettamente legata a quella dello spaccio a parco delle Groane: la fermata Ceriano-Groane si trova infatti praticamente nel parco, a poche centinaia di metri dalle piazze di spaccio. All'inaugurazione della linea si era parlato di un "importante ritorno della ferrovia in Brianza," ma ad oggi resta famosa per i reati—tanto da spingere il sindaco leghista di Ceriano a chiedere l'intervento dell'esercito per garantire la sicurezza.

Interrogato su questo punto, Della Rovere critica "le sparate sensazionalistiche di certi amministratori locali.""Tieni in considerazione che il parco è enorme: non è infestato dagli spacciatori, ci sono solo dei punti sensibili che ora sono monitorati," mi ha detto. "Ma non è che entri e non sai se ne esci vivo."

Comunque sia, la sensazione comune è che non si sia mai fatto nulla per affrontare davvero il problema. "Ho come l'impressione che la polizia lasci fare," mi ha detto Luca. "Ogni tanto c'è qualche retata nei boschi e qualche arresto, ma continua a non cambiare niente."

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