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Il Fight Club della finanza inglese

Sabato gli impiegati inglesi si sono affrontati sul ring per l'ultimo evento di "white collar boxing". Siamo andati a vedere come se la cavano i consulenti finanziari con i dritti e i ganci.

La "white collar boxing" [ boxe dei colletti bianchi] è un evento per cui i giovani impiegati inglesi si allenano per sole otto settimane, poi salgono sul ring e si gonfiano di brutto. Stando all'evento su Facebook, in migliaia avevano pianificato di recarsi alla Purbeck Hall di Bournemouth lo scorso sabato per vedere 40 contendenti pestarsi a sangue, così ho pensato di andare anch'io a dare un'occhiata.

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Le origini della "white collar boxing" sono da cercare alla Gleason's Gym di New York, dove si sono allenati campioni del calibro di Ali, Tyson, e LaMotta. Il proprietario Brice Silverglade ha iniziato a organizzare incontri non ufficiali per i ragazzi di Wall Street e, con l'inizio del nuovo millennio, erano sempre di più a presentarsi alla sua porta. Nel 2000, gli impiegati di Wall Street si sono sfidati nel corso del "Capital Punishment" a Londra, destando interesse per la boxe dei colletti bianchi anche nel Regno Unito.

L'evento di Bournemouth è stato organizzato dall'agenzia inglese più importante del settore, la Ultra White Collar Boxing Ltd. E dato che più di 4.000 impiegati della società finanziaria JP Morgan lavorano nei dintorni e molti hanno deciso di prender parte alla competizione, probabilmente qualcuno ha pensato fosse l'occasione giusta per prendere a pugni un banchiere senza essere arrestato. Tuttavia, molte persone sembravano essere lì per sostenere l'associazione per la cura del cancro in favore della quale era stato organizzato l'evento più che per vedere i responsabili della crisi economica fatti a pezzi in pubblico.

La serata è iniziata presto ed è andata avanti fino a mezzanotte: quattro sfidanti si affrontavano su due ring affiancati per dieci minuti, una vera catena di montaggio per occhi neri. Ogni sfidante poteva portare 20 amici, e si è venuta così a creare un'atmosfera paragonabile a quella delle maratone amatoriali dove tutti incitano il proprio amico durante la volata, ma subito dopo si rifugiano al pub lavandosene le mani.

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L'incontro di apertura ha visto sul ring numero uno due uomini con guanti da mezzo chilo, caschetto di protezione e ventre leggermente sporgente affrontarsi quasi ad armi pari. Sono stati sei minuti di ganci, calci e scarsa resistenza. Di tanto in tanto si lanciavano in un corpo a corpo, facendo inciampare l'avversario.

Mentre la serata entrava nel vivo i combattimenti si facevano più accesi, gli sfidanti combattevano meglio mentre il pubblico peggiorava. Una bottiglia lanciata in aria è caduta sul tavolo di un fan avversario dieci metri più in là, causando una caccia all'uomo tra il pubblico in piedi. Alcuni uomini sono scomparsi nei bagni e sono tornati con le narici imbiancate.

All'entrata, è sorta una rissa generale che si è spostata dall'arena ai bagni, poi di nuovo nell'arena a infine nell'area fumatori. L'episodio ha lasciato uomini della sicurezza sporchi di sangue e donne in preda al delirio, mentre gli uomini coinvolti si calpestavano e si prendevano a pugni e a testate per aprirsi un varco.

Fuori, un uomo sanguinava copiosamente dalla testa, urlando in preda al delirio. Quando un amico ha cercato di trattenerlo, lui si è rivoltato, e alla fine erano in due a essere coperti di sangue.

Chiunque abbia dovuto affrontare quest'uomo in smoking sicuramente merita il titolo di "miglior pugile fuori dal ring," ma nella competizione ufficiale il migliore è stato Charlie Maylon. Charlie (con i guantoni blu nella foto qui sopra) ha provato a tutti di essere il migliore, soprattutto considerando le sue reazioni sorprendenti e i suoi colpi veloci che disorientavano l'avversario.

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Il match successivo era tra Matt, finanziere, e un uomo di nome David. A causa dell'evidente vantaggio in termini di altezza e dimensioni, il pubblico ha preso la parte di Matt e, per quasi tutto il primo round, sembrava aver avuto ragione. Tuttavia, durante il secondo round David si è rifatto, accumulando punti con raffiche di colpi e ganci. Al terzo round, la circospezione e la fatica iniziavano a farsi sentire e il ritmo rallentava, inducendoli a dei corpo a corpo e a colpi corti e più deboli. Il match si è chiuso con un 28 a ­29 per David. Matt era visibilmente deluso.

Un minuto dopo la fine del match ho parlato con Matt, che stranamente era di ottimo umore, e con alcuni degli altri concorrenti, nell'atrio.

VICE: Perché hai deciso di partecipare?
Matt Elcock, agente di borsa: Ho sempre praticato arti marziali­, mi è sempre piaciuto tenermi in forma­ e quindi ho iniziato a boxare sei mesi fa, come sfida personale. Quando sono venuto a sapere di questa opportunità, mi sono detto, "Perché no?"

Sensazioni?
Be', emozioni miste. Sei eccitato, pompato, poi esausto e ti caghi addosso. Non c'è niente come aspettare di entrare sul ring.

Hai perso per un punto. Hai commenti sul risultato?
Be', tutti vogliono vincere, e mi sta sulle palle non esserci riuscito, ma posso andare in giro a testa alta. Eravamo alla pari, abbiamo combattuto bene… a essere onesto, penso che sarebbe potuta andare anche in un altro modo. Il primo round era mio, il secondo suo e pure il terzo. Penso che la mia tecnica sia migliore, come anche la mia forma, ma quei ganci, amico. Erano devastanti. Anche con la guardia alzata facevano un male cane amico. Un male cane. Tutto il mio rispetto per lui.

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Perché hai partecipato?
Aran "The AK­47" Kennedy, impiegato: Mi sono iscritto dopo averne sentito parlare su Twitter. Ho visto scritto, "otto settimane di allenamento gratuito, raccolta fondi per cancro" e ho pensato, "Devo farlo."

Stai per salire sul ring, come ti senti?
Be', come dico sempre, "Non c'è cosa migliore che essere preso a pugni per far fare qualche soldo alla raccolta fondi per il cancro."

Quanto è importante per te vincere?
Salire sul ring è già una vittoria… ma sì, vincere sarebbe una cosa in più. Ma la vera vittoria è che ci sono le 2.000 persone qui per combattere il cancro. E questa è una causa che ci riguarda tutti.

Ciao Calvin. Cosa ti spinge a combattere oggi?
Calvin Brandson, consulente finanziario: Ho sempre voluto provare la boxe, ma non l'avevo mai fatto. Ho 37 anni, quindi ho pensato, "O adesso o mai più." Vendendo i biglietti ho raccolto più di 1500 euro per la ricerca contro il cancro, e sono molto soddisfatto.

Vedo che sei un po' insanguinato. Qualche rimorso?
Ora non mi fa male niente, ma domattina sicuro avrò un gran male. ­È stato un bel combattimento. Mi ha colpito un sacco di volte in faccia, soprattutto nel primo round, ma gli ho dato dei buoni colpi sul corpo e alla fine ho pareggiato.

Perché sei qui?
Adam Miyanji, assistenza clienti: Mi ha coinvolto un mio collega. È un tipo competitivo anche lui. Ho pensato, "Proviamo." Un po' di movimento, e poi è la cosa migliore che abbia mai fatto.

Come è andata?
Non ho vinto, ma ho combattuto bene, sono stato all'altezza delle mie aspettative. E, ancora più importante, mi sono dato una botta di adrenalina.

Sei più un tipo da Fight Club o da Rocky?
Ho provato a fare il pugile vero, ma è finita alla più allaFight Club. Non puoi evitarlo: vorresti mantenere la tua strategia, ma se il tuo avversario inizia una rissa tu non ti tiri indietro. Quando qualcuno ti tira un pugno in faccia, la reazione naturale è di dargliene uno anche tu. È la mia prima volta sul ring.

Segui Jack Courtez su Twitter: @Jack_Courtez